Trionfano Dante e Virgilio sotto le stelle a Civita, il tema di “C’era una Volta il West” con Bach e Fourier, Giuliani, Sor, Morricone, Aguado. Cosa lega Alice alla commedia divina? Un convivio sperimentale, un non evento stile Alice senza elettricità, senza luna.
Trionfano Dante e Virgilio sulla sommità della vetta che fa ombra al borgo medioevale, già centro sannitico e “recinto sacro” testimoniato dalle mura ciclopiche che rielaborano i rimandi ancestrali del castello che fu di Rodolfo de’ Moulins, il conte normanno che diede il nome alla regione Molise. Oltre 100 persone si sono inerpicate, a piedi, lungo il sentiero che conduce al castello per assistere alla performance musico-teatrale, esperimento culturale perfettamente riuscito.
E’ il momento che precede la notte, quello in cui il cielo trascolora in arancio, l’attimo magico della sera che incombe. A disegnare l’atmosfera contribuiscono le mura di un castello che fu, un maniero grande, imponente, quasi pauroso nella sua bellezza, là dove trionfano la mentuccia, e l’origano selvatico, e il prugnolo.
Ad un tratto cessa il brulichio di decine e decine di anime convenute ad un segnale segreto: diventa silenzio il buio che avanza, arretra per un istante e si fa suono. Il tema di “C’era una volta il West”, con le note che danzano dal clarinetto, comincia a serpeggiare tra le sedie, i sassi, gli spuntoni rocciosi, gli arbusti, la spianata che si apre alla vista stupenda e lunga sulla vallata. E’ un incedere lento, un genuflessione di istinti, un fremere di emozioni sottopelle che premono per uscire allo scoperto. Il potere evocativo della musica ha sortito il suo effetto, Lorenzo Spina ha calamitato l’attenzione dei presenti, che volgono il capo al tramonto per piegarsi al potere della musica.
Trionfano Dante e Virgilio: l’atmosfera magica
E’ quando l’atmosfera si fa densa, quasi a sfiorare volti e mani e pensieri di libertà, che Mina Cappussi si innesta senza soluzione di continuità con il fluire delle emozioni, evocando una scena che abbiamo tutti impressa nel profondo. La tavola imbandita, la teiera che sbuffa, il Bianconiglio che guarda l’orologio e la Lepre Marzolina che dialoga con il Cappellaio Matto mentre versano un the immaginario. E’ il non compleanno di Carrol che va a toccare le corde giuste e rende unico il non-evento Molise Noblesse, il Movimento per la Grande Bellezza che sta portando ben oltre i confini regionali la bellezza selvaggia di una regione che non esiste. Comincia così “Dante e Virgilio a castello sotto le stelle”, convivio poetico musicale, esperimento culturale, battesimo dell’aria di un nuovo modo di fare promozione territoriale enfatizzando le peculiarità di una terra che ha tanto da raccontare.
Mina Cappussi trait d’union della serata
“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita” Comincia così il viaggio del sommo poeta. Smarrito nella foresta infernale e atterrito dalle tre bestie che si pongono sul suo cammino; profetizza la venuta di un «veltro», un cane da caccia che ucciderà la lupa e la ricaccerà nell’Inferno da dove è uscita. Sarà la salvezza dell’Italia (e sappiamo quanto ne avremmo bisogno oggi). E Dante narra della regina dei Volsci Camilla, del re dei Rutuli Turno, tutti cantati dallo stesso Virgilio nell’Eneide. Eccolo, dunque, è proprio nel primo canto proemiale, che Dante incontrò la sua guida, il poeta Virgilio.
Per il ciclo “Le dimore del Potere” sono stati recitati i canti I e V dell’Inferno, l’ultimo del Paradiso, sono apparse le regine lussuriose, ma anche la storia di Giuditta e Tommaso in parallelo con Paolo e Francesca. E il fuoriprogramma erotico di Catullo, con l’allusivo Morte del passero. Ma andiamo per ordine.
Trionfano Dante e Virgilio sotto le stelle.
Dante Virgilio a castello, un maniero imperiale, il più antico e il più esteso di tutto il Molise. I versi della commedia “divina” sono stati recitati a memoria, da Alessio Spina, con Stefano Matticoli a fare da contraltare. Le due voci si alternavano impersonificando Dante e Virgilio. L’emozione che traspariva dal due personaggi era forte, amore, pietà, empatia. L’evento firmato Molise Noblesse, per Turismo è Cultura 2021, ha contato sulla partecipazione straordinaria di Lorenzo Spina (clarinetto, già talentuoso protagonista indiscusso di “Poesia e Musica a San Martino”), Arianna Minnillo (chitarra classica e canto lirico, giovanissima e virtuosa), Costantino Pietrangelo (voce e gran mattatore, appassionato di canti e musica popolare), Alessio Spina (nella parte di Dante), Stefano Matticoli (nel ruolo di Virgilio).
Il canto V
Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona. E’ il momento di Paolo e Francesca, con il canto V, ma prima incontriamo le lussuriose Cleopatra, Semiramide, Didone, Elena, il grande Achille, Paride, Eurialo e Nilo impersonati da Lisa Iacovantuono, Luna Moscatiello, Alessandro Alberico, Eliza Kiemiesz, Francesca Perrella, Marylee Iannuzzi, Lorenzo Cappussi, Ilenia Alberico, Sabina Iadarola, Teresa Cappussi.
“Maestro, chi son quelle genti che l’aura nera sì gastiga?” A queste parole da uno dei passaggi segreti del castello, uno stuolo di giovani fanciulle in abiti d’epoca, si è avvicinato lentamente. Un incedere solenne, sottolineato dal suono della chitarra classica di Arianna Minnillo, per portare al pubblico i volti delle donne del potere, ridotte, dalla misoginia dell’epoca, a lussuriose senza ritegno. Si portano davanti al pubblico, lo sguardo assente sul passato, salgono con mesta leggiadria i gradini del castello rappresentando la propria storia. Sfila Semiramide con un antico volume di leggi, Didone con il pugnale che le tolse la vita, Cleopatra con i simboli del potere egizio, fino alla bella Elena al centro della lunga guerra di Troia. Ha con sé uno specchio, si rimira, con quella beatitudine mista a dolore di chi sa di non potersi più salvare.
I versi erotici di Catullo
“Lugete, o Veneres Cupidinesque Et quantum est hominum venustiorum! Passer mortuus est meae puellae, Passer, deliciae meae puellae, Quem plus illa oculis suis amabat”. Un convivio poetico musicale non poteva che nutrirsi della musicalità della lingua latina, per prendere a prestito “La morte del passero” di Catullo, allusivo ed erotico, nella versione originale in Latino e nella traduzione inedita di Alessio Spina. In chiusura il Canto XXIII del Paradiso si è levato alto nel cielo con l’invocazione alla Vergine e i versi sublimi “…l’amor che move il sole e l’altre stelle”
Trionfano Dante e Virgilio accompagnanti da musica
Infine il Concerto sperimentale a cura di Arianna Minnillo – chitarra classica – e Lorenzo Spina – clarinetto -. I costumi sono stati forniti dall’associazione Rodolfo de Moulins e Comitato Ver Sacrum Fidapa. Mentre la logistica è stata assicurata dall’ associazione Falco che ha fornito i fari ad energia solare.
I brani riprodotti
Lo spettacolo si è aperto con il suggestivo tema “C’era una volta il west” di Morricone, eseguito al clarinetto e chitarra classica da Lorenzo Spina e Arianna Minnillo. In seguito il clarinetto ha intonato Piazzolla “Studio n.3“. Costantino Pietrangelo, poi, ha intonato “S’i fusse re“. Sempre Costantino ha concluso la prima parte con voce e musica “Nunna nanna nunna re”. La seconda parte comprendeva musiche Fourier, “Pavane“; “Sciore“; assoli di chitarra con musiche di Mauro Giuliani, Fernando Sor, Carcassi, Carulli e Aguado, eseguiti da Arianna. Infine “Uccelli perduti” di Piazzolla eseguiti da Lorenzo, “BACH 996” e per concludere la voce di Costantino ha intonato “O che bel castello“.
I saluti del sindaco e le richieste di Molise Noblesse
Il sindaco Carmine Ruscetta e l’assessore alla Cultura, Raffaella Columbro hanno aperto con i loro saluti in non evento. In seguito, Mina Cappussi, Direttrice di UMDI e Molise Noblesse, ha presentato al primo cittadino le richieste elaborate: come prima richiesta l’intitolazione del Belvedere di Civita di Bojano a Rodolfo de Moulins, normanno che ha dato nome alla regione Molise. La risposta del Sindaco è stata chiara e positiva: bisognerà contattare gli appositi uffici e capire come attuare l’intitolazione. Il secondo punto riguarda il tema turistico, è stata proposta l’istituzione di un’adeguata segnaletica per evidenziare il sentiero fino al castello e la realizzazione di torri faro ad energia solare per illuminare il maniero. Il Sindaco ha raccolto con entusiasmo la verve per la rivalutazione del territorio. L’ultima proposta riguarda l’eliminazione degli alberi “provvisori” che da decenni hanno cancellato dallo skyline la siluette del castello.
Su questo tema il Sindaco si è detto già a lavoro. Di fatti ha assicurato che è nelle intenzioni della giunta comunale la rivisitazione e la potatura degli alberi che sovrastano il maniero.
Mariantonietta Romano: Giuditta e Tommaso
“E’ da questa rocca imponente, rocca Bojano, che i consorti feudatari di Molise, Giuditta e Tommaso, che vi abitavano, sfidarono il giovane imperatore Federico II di Svevia venuto a rivendicare la titolarità del regno normanno di Sicilia e di tutti i suoi territori. Di certo a convolati a nozze per motivi dinastico-territoriali. Tommaso da Celano e Giuditta di Molise trovarono il cemento della loro unione amorosa proprio nel disegno comune di resistere alle mire del novello imperatore, per salvaguardare l’autonomia del loro importante feudo. Sappiamo come andarono i fatti”. Bojano fu occupata dalle truppe imperiali che si asserragliarono lungo le sue mura. Giuditta e Tommaso, dopo averle sconfitte, misero a ferro e fuoco la città per rifugiarsi poi nel castello di Roccamandolfi. La guerra, come noto, volse infine a favore dell’Imperatore. Correva l’anno 1223, al termine della Guerra del Molise. Durante le trattative di pace, esiliato Tommaso, Federico negoziò i patti, a più riprese, con l’abile, valorosa avvenente contessa Giuditta, finendo col restituirle la quasi totalità dei suoi possedimenti e riservando per sé solo la fortezza, ovvero il castello di Bojano (“Rocca Bujani”) che dal 1239 – fatto importante – fu designato “castrum exemptum”.
“A distanza di anni, in un castello tra Umbria e Marche, nel tipico scenario medievale avveniva la vicenda amorosa di Paolo Malatesta e Francesca da Polenta, crudelmente assassinati dal marito di lei, Giangiotto Malatesta, fratello dell’ucciso. I sventurati amanti sono stati posizionati da Dante nell’inferno perché macchiatisi del gravissimo peccato di lussuria.”
*Articolo redatto da Mina Cappussi e Eliza Kiemiesz
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