Toni Negri morto nella notte nella capitale francese, dove si era rifugiato beneficiando della dottrina Mitterrand sul diritto d’asilo perché coinvolto nei processi del “7 aprile”. Fu accusato di essere l’ideologo delle Brigate Rosse e mandante morale dell’omicidio di Aldo Moro. Era nato a Padova il 01.08. 1933 ed è stato fra i più importanti teorici della sinistra extraparlamentare e del marxismo operaista, già a partire dalla fine degli Anni Sessanta. Cresciuto in una famiglia in cui la politica è nel Dna. Suo padre era stato uno dei fondatori del Pci, madre di famiglia fascista, mentre il nonno paterno, un operaio, cresce il giovane Toni a pane e comunismo. Baruch Spinoza, Louis Althusser, Gilles Deleuze. Con Michael Hardt, ha scritto libri di teoria politica contemporanea. Le Nouvel Observateur lo inserì tra i 25 “grandi pensatori del mondo intero”, unico italiano assieme a Giorgio Agamben.
Toni Negri morto a Parigi la notte scorsa, all’età di 90 anni, il filosofo e docente Toni Negri, storico leader di Autonomia Operaia durante gli Anni di Piombo. La notizia, è stata annunciata dalla moglie Judit Revel, professoressa di Filosofia contemporanea e membro del laboratorio di ricerca Sophiapol presso l’Université Paris Ouest Nanterre La Défense.
Toni Negri morto a 90 anni. Pane e comunismo col nonno operaio
Negri era nato a Padova il primo agosto 1933 ed è stato fra i più importanti teorici della sinistra extraparlamentare e del marxismo operaista, già a partire dalla fine degli Anni Sessanta. E’ cresciuto, infatti, in una famiglia in cui la politica è nel Dna. Suo padre, uno dei fondatori del Pci, muore nel ’38 quando Toni ha solo 5 anni, mentre il fratello perde la vita nel ‘43 nel corso della Seconda Guerra Mondiale. La madre, nativa di Poggio Rusco in provincia di Mantova, maestra alle scuole elementari, proviene da una famiglia fascista ma è politicamente agnostica a differenza del nonno paterno, un operaio che cresce il giovane Toni a pane e comunismo.
Poggio Rusco e i Gonzaga
Nel 1332 il Vescovo di Mantova, secondo quanto riferito in un documento notarile, cedeva la Corte del Poggio ai Gonzaga. Da quel momento Poggio Rusco ha intrecciato la propria storia con quella del Capoluogo Mantovano…
Filosofo, teorico del marxismo, condannato per insurrezione armata
Filosofo, politologo, è stato tra i maggiori teorici del marxismo operaista. Dagli anni ottanta in poi, si dedicò allo studio del pensiero politico di Baruch Spinoza, contribuendo, insieme a Louis Althusser e Gilles Deleuze, alla sua riscoperta teorica. In collaborazione poi con Michael Hardt, ha scritto libri di teoria politica contemporanea. Cofondatore e teorico delle organizzazioni della sinistra extraparlamentare Potere Operaio e Autonomia Operaia negli Anni ’60 e ’70, Toni Negri fu processato e condannato per insurrezione armata.
Insegnò a Paris VIII, Paris VII (Jussieu), all’École Normale Supérieure e al Collegio Internazionale di Filosofia, fondato da Jacques Derrida. Nel 1990 fondò con Jean-Marie Vincent e Denis Berger la rivista Futur Antérieur, che cessò le pubblicazioni nel 1998. Pur non potendo impegnarsi in attività politiche causa lo specifico divieto che la legge francese impone agli esiliati politici, durante la permanenza francese Negri scrisse numerosi testi politici; grazie alla sua produzione filosofica, nel 2005, Le Nouvel Observateur lo inserì tra i venticinque “grandi pensatori del mondo intero“, unico italiano assieme a Giorgio Agamben.
Toni Negri morto a Parigi. Il processo 7 aprile
Il 7 aprile 1979 centinaia di militanti di Autonomia Operaia furono inquisiti ed in molti casi arrestati.
Il giudice Calogero, durante una perquisizione effettuata 19 marzo 1979, sequestra l’archivio di Negri conservato nella casa dell’architetto Massironi, in cui trova un suo manoscritto indicante che Toni Negri si incontrava con Renato Curcio. Da questo manoscritto, il giudice trae la convinzione che esistesse una struttura nazionale di Autonomia Operaia che «agisce in sintonia con le Br, come gruppo militare combattente del partito armato» e che quindi il terrorismo in Italia fosse «un’unica organizzazione» diretta da «un unico vertice», la quale «legava le BR ai gruppi armati di Autonomia Operaia» con un’unica «strategia eversiva» che «ispirava all’attacco al cuore dello stato».
Toni Negri e i dipendenti di Scienze Politiche dell’Università di Padova
Negri fu arrestato, insieme a Luciano Ferrari Bravo (oltre che suo assistente, docente di Storia delle Istituzioni Politiche all’università patavina), Alisa Del Re, Guido Bianchini, Sandro Serafini, tutti dipendenti della Facoltà di Scienze Politiche dell’università di Padova e altri (Emilio Vesce, Oreste Scalzone, Lauso Zagato, Giuseppe Nicotri, Mario Dalmaviva, Carmela Di Rocco, Ivo Galimberti, Massimo Tramonte, Paolo Benvegnù, e Marzio Sturaro) con varie accuse, tra cui organizzazione sovversiva, complotto politico, banda armata, insurrezione armata contro i poteri dello stato.
Omicidi, sequestri, attentati o solo persecuzione?
Contro Negri furono elevate le accuse per: il rapimento ed omicidio di Carlo Saronio, l’omicidio del brigadiere Lombardini durante una rapina ad Argelato, il tentato sequestro dell’industriale Duina, un attentato incendiario alla Face Standard, il sequestro brigatista di Bruno Labate, sindacalista Cisnal, il sequestro BR di Michele Minguzzi alla Sit-Siemens di Milano, l’omicidio di Alceste Campanile (militante di Lotta Continua), l’assassinio del giudice milanese Emilio Alessandrini, il furto in un’armeria di Vedano Olona; inoltre: detenzione di armi, attentati dinamitardi, possesso di esplosivi, falsificazione di documenti, furti, tentate rapine, tentato sequestro e favoreggiamento.
Ideologo delle Brigate Rosse e mandante dell’omicidio di Aldo Moro: accuse infondate
In aggiunta il giudice Achille Gallucci (DC) gli imputò la partecipazione al sequestro e all’uccisione di Aldo Moro e gli fu attribuita la telefonata — con la quale fu poi confrontata la sua voce — che annunciava a breve scadenza l’esecuzione della sentenza a carico del leader democristiano. Tale accusa si dimostrò successivamente errata (la chiamata fu effettuata da Morucci). Toni Negri fu in seguito accusato di essere l’ideologo delle Brigate Rosse e mandante morale dell’omicidio di Aldo Moro. Durante il periodo di carcerazione preventiva, dopo le dichiarazioni di Patrizio Peci, quasi tutte le accuse, incluse quelle relative a 17 omicidi, caddero perché ritenute infondate. Gallucci dispose con un’ordinanza la scarcerazione di Negri per insufficienza di prove. A discarico dell’imputato Negri, risulta agli atti che le Brigate Rosse lo processarono e condannarono a morte, dal carcere di Palmi, per la sua ‘posizione’ riguardante il terrorismo.
Toni Negri e Renato Curcio
Detenuto nel carcere di massima sicurezza di Palmi, assieme a Renato Curcio, Prospero Gallinari e altri terroristi arrestati, Negri si trovò in contrasto ideologico con questi ultimi, e divenne impopolare tra i detenuti.
Muove i primi passi nella sezione padovana del Partito socialista, ma se ne allontana diventandone critico. Dopo aver dato vita al Movimento socialista indipendente e al mensile Quaderni rossi, Negri poi aderisce alla rivista Classe operaia, nata nel gennaio del 1964 proprio da una scissione interna al mensile. Nel frattempo, fonda nel 1961 anche una casa editrice – la Marsilio editore – insieme a Paolo Ceccarelli, Giulio Felisari e Giorgio Tinazzi.
Potere Operaio, Controinformazione, Autonomia Operaia
L’attività filosofica, intellettuale, ma anche politica di Toni Negri continua con Potere operaio, da cui uscirà nel 1973 con il convegno di Rosolina. Lo stesso anno Negri fonda la rivista Controinformazione, ma soprattutto Autonomia Operaia, di cui sarà leader e principale teorico fino alla sua dissoluzione, nel 1979. Nel 1983 Negri viene eletto deputato con il Partito Radicale con oltre 13mila preferenze, ma nel settembre dello stesso anno si rifugia in Francia perché coinvolto nei processi del “7 aprile” ai militanti di Autonomia Operaia. Oltralpe beneficiò della dottrina Mitterrand sul diritto d’asilo. Negri rientrò in Italia l’1 luglio 1997 per scontare la condanna definitiva di 12 anni. Dal 1999 gli venne concessa la semilibertà, nel 2003 quella totale.
Cossiga e Negri, un’amicizia di lungo corso
Al ritorno in Italia di Negri nel 1997 Francesco Cossiga lo andò a trovare in carcere portandogli in dono il Dialogo sulla consolazione delle tribolazioni di Tommaso Moro. Cossiga sarà fino alla sua morte l’unica persona in Italia che cercò sistematicamente Negri allargandogli le braccia quando lo incontrava o si recava alle sue conferenze causando sorpresa e sbalordimento ai presenti.
Gennaro Sangiuliano (ministro della Cultura): ‘Un cattivo maestro’
«È stato certamente un cattivo maestro, poi però bisogna valutare la sua vicenda in tutta la sua complessità», dice il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.
Antoniozzi: ‘Toni Negri cattivo maestro per tanti giovani che si persero nella lotta armata’
“Dispiace che Toni Negri sia morto – afferma il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi – ma è stato un cattivo maestro in un’epoca drammatica. Un uomo certamente intelligente che avrebbe potuto mettere al servizio della democrazia il suo antagonismo sociale e che alla fine ha sfruttato le opportunità che gli concessero Marco Pannella e la dottrina Mitterrand. Le responsabilità maggiori di gente come Negri riguardano tanti giovani che si persero nella lotta armata andando ben oltre i recinti della democrazia. Occorre anche sottolineare, senza alcuno spirito oltranzista, che la Francia all’epoca protesse fortemente tanta gente che avrebbe dovuto pagare per i propri crimini. Negri e altri intellettuali diedero un’impronta negativa anche sulla base di teorie che prevedevano l’abbattimento della società attraverso il superamento della meritocrazia. La loro sconfitta più pesante oltre ovviamente alle responsabilità penali di un periodo che vide troppe persone innocenti morire“.
Casarini: ‘Ciao Toni, maestro, padre, profeta’
“Ciao Toni, Maestro, Padre, Profeta. Hai attraversato il deserto. Ora c’è il mare. Ma resterai per sempre”. Così Luca Casarini, ex leader dei Centri sociali del Nordest, ricorda la figura di Toni Negri, morto a Parigi all’età di 90 anni.
Fratoianni (Sinistra Italiana): ‘Ebbi la fortuna di conoscerlo’
“C’è stato un tempo in cui – scrive sui social il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni – per partecipare al dibattito del movimento dovevi aver letto il suo ultimo libro. C’è stata una generazione che ha letto il mondo con le categorie con cui l’ha raccontato Toni Negri, filosofo e comunista. Ho avuto la fortuna e il piacere di conoscerlo. Un abbraccio ai suoi cari”.
Toni Negri morto: Impero e il Movimento No Global
Negri ha acquisito notorietà internazionale nei primi anni 2000, grazie al libro “Impero”, scritto con l’ex allievo Hardt, divenuto uno dei manifesti del cosiddetto “movimento no global“. Nel dicembre del 2001 – a pochi mesi dagli attentati dell’11 settembre 2001 e dall’inizio della cosiddetta “guerra al terrorismo” – il settimanale Time inserì Antonio Negri tra “le sette personalità che stanno sviluppando idee innovative in diversi campi della vita moderna”. Il motivo di questa scelta risiedeva nell’enorme successo mondiale del saggio di Negri Impero e dalle recensioni di molte testate giornalistiche mondiali che segnalarono il libro come un testo fondamentale nell’analisi della globalizzazione e della storia economica e sociale contemporanea.
Moltitudine
A Impero fece seguito nel 2004 la pubblicazione di Moltitudine dove, dopo lo studio delle dinamiche globali affrontate in Impero si passa all’analisi dei soggetti sociali in grado di costruire una “democrazia globale” in alternativa alla catastrofe, anche ecologica, causata dal dominio economico e bellico dell’Impero. Infine nel 2006 lo studio di tali dinamiche venne integrato da un nuovo saggio, Movimenti nell’impero. Paesaggi di passaggio. In questi studi gli autori delineano lo svilupparsi di nuova forma di sovranità globale, L’Impero è l’entità sovranazionale caratterizzata e fondata su uno stato di perenne crisi, in cui i conflitti interni – tra gli stessi soggetti multinazionali capitalistici – sono regolati dalla guerra che è anche meccanismo produttivo e normativo.
L’Impero serve a garantire la sopravvivenza dell’economia neoliberista, fondata sulla sussunzione delle risorse umane e materiali del pianeta e sulla espropriazione della ricchezza socialmente prodotta, produzione di tipo postfordista in cui l’egemonia produttiva è delle forze-lavoro intellettuali e immateriali, a differenza del ciclo fordista precedente in cui erano predominanti quelle materiali. Solo la “moltitudine” – termine con cui gli autori definiscono la miriade di soggetti sociali sottoposti alle forze dominanti -, in quanto “globale” al pari delle forze agenti nell’Impero, sarebbe in grado di abbatterlo sostituendo una reale democrazia globale alle sue forme di governo, sì globali ma organizzate in una forma costituzionale piramidale, formata da matrici e strati di cui fanno parte gli stati-nazione riuniti nel G8, la WTO, la Banca Mondiale, i club di Parigi, Davos, Londra, le multinazionali, ma anche altri stati-nazione e molte ONG.
La nuova guerra
In questo scenario la guerra stessa si trasforma: non più conflitto dichiarato tra differenti stati-nazione e strumento per la salvaguardia e l’estensione di interessi imperialistici di una sola nazione, ma guerra globale permanente, caratterizzata dall’ossimoro dell’emergenza come norma necessaria a gestire globalmente i flussi di materie prime, delle merci, dei capitali e, ovviamente, delle persone. Quindi gestione policentrica di conflitti regionali, guerra asimmetrica, attività di repressione poliziesca, controllo delle frontiere, guerra al terrorismo: tutte attività considerate specificazioni del medesimo conflitto globale permanente.
Toni Negri morto: aveva anticipato la teoria dell’emergenza continua del 2020
Toni Negri aveva teorizzato del 2006 questa guerra permanente caratterizzata dall’ossimoro dell’emergenza. Siamo dovuti arrivare al 2020, con la cd pandemia da Covid-19, con i DPCM, i ricatti sul lavoro e sulla dignità, le azioni di polizia sulla vita delle famiglie, per sperimentare concretamente e in modo lampante la teoria dell’emergenza continua volta a far accettare alle persone restrizioni sempre più forti e imposizioni tali da cancellare i diritti fondamentali, così faticosamente conquistati nel corso della storia.
Il senatore a vita Francesco Cossiga, che insieme a Negri frequentava l’Azione Cattolica, ricevette da lui una copia con dedica del libro Impero, quando uscì negli USA e lo stesso partecipò alla presentazione del libro al Piccolo Eliseo di Roma.
E ancora
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