Il collegamento con la vice presidente dell’Associazione Cucchi onlus, Rossana Noris. Da Campobasso, Isernia, Termoli, Larino, Carovilli, Colli al Volturno, Carpinone, Sepino, San Polo Matese, Guardiaregia e ovviamente da Bojano, dove non ci sono stati applausi perchè sono mancate addirittura le parole. Al cineforum UMDI l’innesco fornito dalle varie forme di espressione umana mette in moto emozioni e sensazioni sedimentate, spesso nascoste, latenti, sconosciute alla coscienza. Il dibattito è strumento utile ad evocare il vissuto e farlo venire alla luce; necessario riconoscere tali emozioni per disattivarle e renderle inoffensive. Ciò che mi ha colpito, non è stato tanto l’episodio di violenza, quanto il degrado del sistema. Tutti
sapevano, ma nessuno è intervenuto per salvare quel ragazzo. Nessuno può impunemente togliere una vita, e per me che sono vegana convinta, il concetto di vita si estende, ovviamente, agli amici animali. Terribile la giudice, che ha ratificato l’arresto senza nemmeno alzare gli occhi, senza guardare quella persona che aveva davanti, il cui destino stava decidendo. Possibile che siamo così disumanizzati?
Emozioni a fior di pelle, la voce rotta dal pianto, su tutto il silenzio del dolore, della paura, della rabbia. Sono giunte da Campobasso, Isernia, Termoli, Larino, Carovilli, Colli al Volturno, Carpinone, Sepino, San Polo Matese, Guardiaregia e ovviamente da Bojano, le decine e decine di persone, tra le quali la dirigente Ilaria Lecci, l’assessore alla Cultura del comune di Bojano, Clementina Columbro, giornalisti della Rai regionale, la già dirigente della Regione Molise, Emilia Petrollini, professori, medici, professionisti e giovani, che hanno affollata la Sala Universitaria di Palazzo Colagrosso per la visione di “Sulla mia pelle” che racconta gli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi (arrestato per pochi grammi di droga il 15 ottobre 2009 e morto una settimana dopo a seguito di un pestaggio in caserma) che ha aperto la 75esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove, a fine proiezione, ha ricevuto sette minuti di applausi. A Bojano non ci sono stati applausi perché sono mancate addirittura le parole. Quando la pellicola è arrivata alla fine e in sala è tornata la luce, nessuno aveva la forza di parlare. Alla fine è stata Mina Cappussi, direttore del quotidiano internazionale Un Mondo d’Italiani e organizzatrice dello speciale cineforum UMDI assieme al coordinatore nazionale di Borghi d’Eccellenza, Maurizio Varriano, a prendere la parola per avviare il dibattito di grande attualità, visto che proprio in questi giorni, grazie alla confessione di Francesco Tedesco, ben 9 anni dopo i fatti, nel registro degli indagati è stata aggiunta una sesta persona. Ma prima gli organizzatori hanno voluto mandare un filmato sulle attività dell’Arma dei Carabinieri, dalle missioni di pace all’estero alle azioni di tutela ambientale e soccorso alla popolazione in caso di calamità naturali, dalla conservazione dei beni culturali alla salvaguardia dei più deboli (lotta alla pedofilia, truffe agli anziani), sicurezza e ordine pubblico.
“Era doveroso ricordare – precisa Mina Cappussi – quello che i ragazzi e le ragazze che indossano la divisa fanno quotidianamente per la gente, poiché il comportamento deleterio di qualcuno non macchi l’immagine dell’istituzione”.
E agli astanti è stato chiesto di disporsi in cerchio, secondo un metodo sperimentato con successo, da oltre tre anni, ai cineforum UMDI Un Mondo d’Italiani Place of Ideas.
“Questo è il posto delle idee – ha spiegato la Cappussi – il luogo dove mettiamo in moto le emozioni, attraverso l’arte, la letteratura, la cinematografia, la musica, il canto, la storia, la genealogia, la poesia, il teatro. Il cineforum UMDI non è l’usuale visione di un film, ma la visione condivisa seguita da un momento di discussione. L’innesco fornito dalle varie forme di espressione umana mette in moto emozioni e sensazioni sedimentate, spesso nascoste, latenti, sconosciute alla coscienza. E’ importante il dibattito perché strumento utile ad evocare questo vissuto e farlo venire alla luce; è necessario riconoscere tali emozioni per disattivarle e renderle inoffensive. Personalmente ho provato una grande ansia, ero impietrita sulla poltrona, non vedevo l’ora di arrivare alla fine, per fermare quel tormento. Ma ciò che mi ha colpito, non è stato tanto l’episodio di violenza, quanto il degrado del sistema. Tutti sapevano, o immaginavano, ma a nessuno è venuto in mente di soccorrere quel ragazzo che, con tutte le sue colpe, resta una vita umana. Nessuno può impunemente togliere una vita, e per me che sono vegana convinta, il concetto di vita si estende, ovviamente, agli amici animali. Terribile la giudice, che ha ratificato l’arresto senza nemmeno alzare gli occhi, senza guardare nemmeno un attimo quella persona che aveva davanti, il cui destino stava decidendo. Possibile che siamo così disumanizzati, così indifferenti al dolore, alla sofferenza? Se solo avesse alzato gli occhi su quel ragazzo tumefatto, una domanda se la sarebbe posta. E invece nulla”.
IL VIDEO SULLE ATTIVITA’ DELL’ARMA DEI CARABINIERI
E’ stato Maurizio Varriano a preparare il video sull’operato dell’Arma dei Carabinieri. “Un film – ha spiegato Varriano – che ha destato tante emozioni e che ha dato il via a una discussione democratica che non ha mai dimenticato l’importanza in ogni ambito dell’Arma dei Carabinieri, al di là delle singole responsabilità, ovviamente condannate senza appello. Un film verità che sconvolge, ma contestualmente fa riflettere. Il film ha lasciato tutti col fiato sospeso. Non da meno, alla visione del video sulle gesta eroiche dell’Arma che è sempre in prima linea e al servizio di tutti i cittadini, il pubblico ha applaudito con vigore, segno di una riprovazione che non si estende all’istituzione”. Senza dimenticare che a Bojano era nato il generale di Corpo d’Armato, Franco Romano, morto in un tragico incidente di volo durante il servizio.
LA TRAGEDIA DEI GENITORI, L’INCOMUNICABILITA’, IL RUOLO DI ILARIA CUCCHI
Nella disposizione a cerchio l’uditorio, poco a poco, si è sciolto. “Come mamma – è intervenuta una signora – sono stata toccata dal dolore di quei genitori ai quali è stato impedito di vedere il figlio, che se ne è andato nell’indifferenza generale, senza poterli salutare”. Si è parlato dell’incomunicabilità dell’uomo moderno (sottolineata da Franca Romano) che si ritaglia piccoli mondi isolandosi sempre più dal contesto. Ed è saltato agli occhi il ruolo dimesso di Ilaria, sorella di Stefano Cucchi, che solo in un secondo tempo ha tirato fuori la verve e la combattività dimostrate poi nella recente attualità. Le ingiustizie, il dolore, la rabbia possono tirar fuori forze a noi sconosciute, perché combattere per i diritti restituisce dignità alle persone. C’è stato chi, come Riccardo da Campobasso, ha sottolineato gli abusi compiuti dai carabinieri, dagli agenti di custodia, dagli stessi medici dell’ospedale: siamo trattati per come ci presentiamo e la vita di un “drogato” rinchiuso ha meno valore di quella di una persona inserita nella cosiddetta “normalità”, mentre Micael ha raccontato un episodio vissuto, sia pure incolpevolmente, sulla propria pelle ed Emilia Petrollini ha rimarcato le responsabilità di ognuno di noi. Nel palazzo nobiliare sede del Consiglio Comunale di Bojano, la pellicola ha fatto discutere sino a notte fonda: un dibattito dai toni moderati, sul valore della vita umana, anche quando chi ci sta di fronte viola la legge. “Non possiamo restare inerti dinanzi a tali abusi – ha rimarcato l’assessore Columbro – perché ogni violazione dei diritti è un passo indietro nel cammino di civiltà”. E sono intervenuti Francesco Romano, Valentina Lancellotta (autrice della grafica), Santina Gioia, Gianni Russo, Carmine Campanella, le sorelle Iannetta.
IL GENERALE NISTI, LA MINISTRA TRENTA, IL MINISTRO SALVINI, IL CARABINIERE MOLISANO
Sono state ricordate le parole del Generale Nisti, quelle della Ministra Trenta e del Ministro Salvini, assieme alle parole della famiglia Cucchi che nella serata era rappresentata dalla vice presidente dell’Associazione Cucchi onlus, Rossana Noris. Ed è stato sottolineato come uno dei carabinieri accusati del pestaggio mortale sia molisano, Alessio Di Bernardo, di Sesto Campano.
CENTRO STUDI AGORA’ E UN MONDO D’ITALIANI CON BORGHI D’ECCELLENZA
La visione del film è stata offerta dal Centro Studi Agorà Mediapoli e dal quotidiano Un Mondo d’Italiani www.unmondoditaliani.com, assieme a Borghi d’Eccellenza, Ippocrates, Servizio Civile Nazionale, Istituto Italiano Studi Filosofici, Casa Molise, Aitef, comune di Bojano, Assel Coop Soc, Sprar Karibu, e AICCRE, nell’ambito del Molise Noblesse, il Movimento per la Grande Bellezza di una piccola regione.
Si sperava in un pubblico delle grandi occasioni, perché la vicenda pretende di parlare all’opinione pubblica, e così è stato. Bojano inizia a tornare, pian piano, la città capitale di un grande popolo, una città che ha sete di cultura e di convivialità. Molise Noblesse è anche questo: il riconoscimento di un orgoglio e di un’appartenenza che muove dalla Cultura a 360 gradi.
GLI ULTIMI SVILUPPI DELLA VICENDA CUCCHI
La nuova accusa è arrivata dal pm Giovanni Musarò, che ha resa pubblica la denuncia del carabiniere Francesco Tedesco, imputato nel processo. Tra luglio e ottobre, il militare era stato sentito tre volte dai magistrati, raccontando che il giovane fu picchiato da Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro. Ma l’annotazione di servizio nella quale raccontava quanto accaduto è misteriosamente scomparsa. La sorella Ilaria: “Ora sappiamo e in tanti dovranno chiedere scusa”. Fico: “Fare luce, non si muore così in un Paese civile”. Trenta: “Chi si è macchiato di questo reato, pagherà. Ve lo assicuro”
9 anni di silenzi sulla morte di Stefano Cucchi e poi all’improvviso la svolta, ad ottobre 2018, su quanto accaduto nella notte del 15 ottobre 2009. “Fu pestato da Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro“, ha scritto in una denuncia presentata a giugno Francesco Tedesco, pure lui imputato nel procedimento che vede accusati cinque militari. Lo stesso Tedesco, Di Bernardo e D’Alessandro devono rispondere di omicidio preterintenzionale, mentre Roberto Mandolini di calunnia e falso, e Vincenzo Nicolardi di calunnia.
Il carabiniere Francesco Tedesco si era lanciato contro i colleghi per allontanarli da Stefano Cucchi, lo aveva anche soccorso, ma inutilmente e aveva denunciato la condotta al suo superiore ed anche alla Procura della Repubblica, scrivendo una annotazione di servizio che però non è mai giunta in Procura. Un riscatto per l’Arma dei Carabinieri perché è stato un suo appartenente a intervenire in soccorso di Stefano Cucchi, a denunciare il fatto nell’immediatezza e a aver fatto definitivamente luce nel processo.
Il 31enne romano, geometra, con trascorsi di tossicodipendenza, venne arrestato il 15 ottobre del 2009 in via Lemonia, a Roma, perché sorpreso con 28 grammi di hashish e qualche grammo di cocaina. Quella notte in caserma, in una cella di sicurezza della caserma Appio-Claudio, Stefano fu pestato a sangue, mentre aveva le manette, incapace di difendersi. La mattina seguente, nell’udienza del processo per direttissima, Stefano aveva difficoltà a camminare e parlare e mostrava evidenti ematomi agli occhi e al volto che non erano presenti la sera prima. Il giudice, nonostante le condizioni di salute del giovane, convalidò l’arresto, fissando una nuova udienza. Ricoverato al Pertini, Cucchi morì una settimana dopo. Erano stati tutti assolti, e la sorella Ilaria accusata di protagonismo, ma ancora una volta un carabiniere, Riccardo Casamassima, il carabiniere ha fatto riaprire il processo. Di questi giorni la confessione che ha fatto tremare parecchie poltrone.
Di Sabina e Franco Iadarola
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