Sui vaccini Ainis distrugge la virologa divenuta famosa in tv. Mi ha fatto saltare sulla sedia leggere Ilaria Capua che ha detto ‘il no vax si paga le cure ospedaliere se si ammala’. Questo è abnorme. C’è confusione sul green pass, qualcuno lo considera un obbligo, un requisito, un consiglio, in realtà è una misura coattiva o coercitiva
Sui vaccini Ainis distrugge e fa a pezzi il nuovo mito televisivo, i virologi tuttologi, in particolare la virologa Ilaria Capua. Il costituzionalista parla a ruota libera su Coffee Break, il programma di La 7, intervenendo sul Green Pass. Il nuovo governo di Mario Draghi, infatti, fa discutere molti esperti della Costituzione in merito al previsto obbligo.
Sui vaccini Ainis distrugge Ilaria Capua
Il costituzionalista demolisce la virologa Ilaria Capua, al centro delle polemiche per aver pronunciato parole forti contro coloro che non si vogliono vaccinare: “È una guerra di religione intorno allo strumento, no-vax e pro-vax combattono con le sciabole sguainate. Mi ha fatto saltare sulla sedia leggere Ilaria Capua che ha detto ‘il no vax si paga le cure ospedaliere se si ammala’. Questo è abnorme, c’è bisogno di attestarsi su una linea mediana per bilanciare diritti e sensibilità in gioco”
Misura coattiva e coercitiva
Ainis parla di “confusione sulla qualificazione del green pass”. “Qualcuno – ha precisato il costituzionalista – lo considera un obbligo, un requisito, un consiglio, in realtà è una misura coattiva o coercitiva. Sulla Costituzione la salute viene declinata non soltanto come interesse individuale, ma collettivo. Questo interesse collettivo giustifica per esempio la quota di rischio che ciascuno corre nel farsi somministrare il vaccino. Il sacrificio degli effetti collaterali si giustifica con la protezione di tutti gli altri. Anche il green pass è un sacrifico richiesto nell’interesse generale. Io sacrifico alcuni diritti”.
Sui vaccini Ainis distrugge Capua. Senza green pass limitati diritti
Ainis continua enunciando i diritti violati dalla eventuale obbligatorietà del green pass. “Se sono privo di green pass non posso esercitare alcuni diritti secondari, – evidenzia l’editorialista di Repubblica – perché attengono al tempo libero, come andare in piscina, ad una sagra, ad una fiera o la partita della domenica. Se accetto la somministrazione del vaccino devo poi esibirlo e quindi espongo un dato sensibile, riguarda la mia salute, quindi rinuncio al diritto alla privacy. Questo è il quadro generale e in questo la liceità di ogni misura restrittiva dipende dalla situazione di fatto e dal tipo di diritto che viene messo in gioco”.
Non c’è emergenza assoluta
“Se c’è una situazione tragica, – prosegue il costituzionalista e scrittore – come un anno fa, con ospedali pieni e centinaia di morti, è stato legittimo il lockdown duro, sacrificando molto di più di quanto preveda oggi il green pass. Se c’è una situazione di allarme e di non emergenza assoluta, che mi pare la situazione attuale, è giusto, soprattutto per spronare i riottosi a vaccinarsi, comprimere alcuni diritti secondari. Ma in questa situazione avrei qualche dubbio se invece si aggrediscono alcuni diritti fondamentali come la scuola, la mobilità e il lavoro”.
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