Studente speciale insegnante speciale è un binomio indissolubile, figlio di una cultura medico-individuale delle disabilità. Per il professore Dario Ianes la specializzazione dei 270mila insegnati di sostegno creerebbe la deresponsabilizzazione degli insegnanti “normali” e l’impoverimento della loro professionalità
Studente speciale insegnante speciale è il binomio che Dario Ianes, professore di Pedagogia e Didattica Speciale, contesta con forza, evidenziandone l’incongruenza. L’inclusione scolastica anche quest’anno appare in netto peggioramento a causa della carenza di insegnanti di sostegno e della loro inadeguata formazione o specializzazione.
Studente speciale insegnante speciale, un binomio medico-individuale
Il prof. Ianes si chiede provocatoriamente: “Che cosa succederebbe se il Governo riuscisse a specializzare tutti i 270mila insegnanti di sostegno?”
“Queste iperboliche e folli soluzioni – risponde il pedagogista – non farebbero altro che rinsaldare la struttura distorsiva che è alla base della crisi irreversibile del sostegno e cioè che ad un alunno “speciale” debba corrispondere un insegnante altrettanto “speciale”, un binomio indissolubile, figlio di una cultura medico-individuale delle disabilità”.
Specialismo è l’esatto contrario di inclusione
“Se realizzassimo magicamente la “copertura totale” – prosegue il professore di Didattica Speciale – si creerebbero (peggiorerebbero) la deresponsabilizzazione degli insegnanti “normali”, l’impoverimento della loro professionalità, la delega esclusiva al sostegno, il consolidamento di una cultura “speciale-speciale”, forme di specialismo che aprirebbero le strade a soluzioni “speciali” separate, per non parlare dell’immagine che si farebbero i compagni/e di classe nel vedere il loro compagno/a con disabilità sempre sotto stretta tutela di personale “speciale.”
Inclusione come inserimento nella classe, senza differenze
Il messaggio che Ianes vuole trasmette è profondamente significativo: occorre sempre ambire all’inclusione, che deve essere intesa in senso ampio, ovverosia come inserimento, accoglimento dell’alunno con disabilità in un unicum, dove non vi siano distinzioni o differenziazioni. Insomma, la classica immagine dell’insegnante di sostegno seduta accanto ad un unico alunno è l’esatto contrario dell’inclusione e stigmatizza l’alunno “speciale” (il diverso) accompagnato da un insegnante “speciale” (altrettanto diverso).
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