Spy story Progetto Pegasus, l’inchiesta sullo spionaggio di oltre 80 giornalisti di 17 mezzi d’informazione di 10 Paesi, sotto il coordinamento di ‘Forbidden Stories’, organismo senza scopo di lucro che ha sede a Parigi, con l’assistenza tecnica di Amnesty International. Indaga il caso del malware Pegasus. Una tecnologia israeliana della NSO Group usata per spiare politici, giornalisti ed attivisti per i diritti umani in almeno 20 Stati
Spy story Progetto Pegasus prende di mira attivisti, e personaggi di spicco nella politica. Sembra quasi un revival di 1984 – George Orwell – ma è la nostra realtà. Una realtà sconvolgente che parte da Tel Aviv, in particolare dalla NSO Group – e si diffonde per le reti di tutto il mondo. Il malware è stato confermato nel telefono di Jamal Kashoggi, giornalista del Washington Post ucciso nel 2018. La lista dei numeri scomodi è, per ora, arrivata a 50.000 unità.
Cos’è Pegasus, lo spyware della NSO Group
Pegasus è un software creato per aggirare i sistemi di sicurezza degli iPhone e degli smartphone Android. Gli attacchi lasciano pochissime tracce che sono visibili solo per l’occhio di uno specialista. A sua volta, uno spyware si installa per raccogliere informazioni dallo smartphone: foto, registro chiamate, messaggi criptati – WhatsApp – , password e qualsiasi informazione ci possa essere in un dispositivo. Lo spyware entra in contatto con il telefono tramite un’interazione che spesso viene cestinata perché sospetta. Questo significa che i link esca siano stati piuttosto appetibili. L’attacco viene fatto ad ogni sezione del dispositivo ed è in grado di accendere qualsiasi funzionalità del telefono senza lasciare segni evidenti. Inoltre consente di localizzare l’apparecchio.
Spy story Progetto Pegasus: cos’è NSO Group
NSO Group è un’azienda israeliana specializzata nella produzione di spyware. Pegasus è il suop prodotto di punta. Il gruppo vanta clienti in 40 paesi ed ha 750 dipendenti. Nello scorso anno, secondo Moody’s, NSO Group ha registrato un fatturato di oltre 240 milioni di dollari. Alle accuse mosse contro la società, il gruppo risponde: “Detto chiaramente, NSO Group è impegnato in una missione di salvataggio e continuerà a svolgerla nonostante tutti i continui tentativi di screditarne l’operato su basi false”. La compagnia ha negato ogni coinvolgimento in attività contro il giornalista Jamal Khashoggi e ha aggiunto che “continuerà a indagare” sulla base di tutte “le segnalazioni credibili di abuso” di Pegasus e “adotterà le azioni appropriate sulla base dei risultati di tali indagini”.
La lista dei nomi spiati
Nell’indagine sono emerse prove per affermare che tra le persone prese di mira con lo spyware ci è stato Jamal Khashoggi, prima e dopo la sua morte. Ma non solo, la sua fidanzata ha interagito con il malware 4 giorni prima della morte di Jamal. Spiati anche il figlio, la moglie ed altri famigliari. 180 giornalisti in 20 Stati sono stati attaccati: tra questi Azerbaigian, india, Marocco e Ungheria – dove la repressione contro il giornalismo critico ed indipendente è forte -. 25 giornalisti messicani presi di mira, 40 in Azerbaigian ed India,il francese Macron, l’italiano Prodi, il presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa, quello del Messico Obrador e iracheno Baram Salih, i primi ministri di Pakistan, Egitto e Marocco e persino del re del Marocco, Muhammad IV. La lista è infinita.
Spy story Progetto Pegasus: dichiarazioni da Bruxelles
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, commentando la presunta attività di spionaggio tramite Pegasus di alcuni governi, tra cui quello ungherese ha dichiarato: “Ciò che abbiamo letto finora, e questo deve essere verificato, ma se è confermato, è completamente inaccettabile, è contro ogni tipo di regola che abbiamo nell’Ue.” “La sicurezza nazionale – ha poi detto il portavoce della Commissione europea Christian Wigand – è una questione che riguarda gli Stati membri, che devono garantire il rispetto delle regole. l’indagine sull’eventuale spionaggio col software Pegasus dei giornalisti ungheresi spetta all’autorità nazionale sulla protezione dei dati. Noi seguiamo comunque la vicenda da vicino.”
La denuncia di Amnesty International
“Il Pegasus Project rivela come lo spyware della Nso Group sia un’arma a disposizione dei governi repressivi che vogliono ridurre al silenzio i giornalisti, attaccare gli attivisti e stroncare il dissenso, mettendo a rischio innumerevoli vite umane”, dichiara Agnés Callamard, segretaria generale di Amnesty International. Queste rivelazioni – continua Callamard – smentiscono le affermazioni di Nso Group secondo cui questi attacchi sono rari e frutto di un uso improprio della sua tecnologia. L’azienda sostiene che il suo spyware sia usato solo per indagare legalmente su criminalità e terrorismo, ma è evidente che la sua tecnologia facilita sistematiche violazioni dei diritti umani. Afferma di agire legalmente, mentre in realtà fa profitti attraverso tali violazioni.” Aggiunge poi che “Le attività di Nso Group evidenziano la complessiva mancanza di regolamentazione grazie alla quale si è creato un far west di violazioni dei diritti umani contro attivisti e giornalisti.” In primo luogo, Nso Group dovrebbe mettere subito fuori uso i prodotti forniti ai clienti di cui vi siano prove di un uso improprio. E il ‘Pegasus Project’ ne fornisce in abbondanza”, ha commentato Callamard. “Il numero di giornalisti presi di mira illustra ampiamente come Pegasus sia utilizzato per mettere paura al giornalismo critico. Stiamo parlando del controllo della narrazione pubblica, della resistenza alle inchieste giornalistiche e della soppressione di ogni voce dissidente”.
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