L’Ucraina ha provato ad appellarsi a tutto il mondo per fermare questo caos, in quanto l’inefficacia delle garanzie nei confronti dell’Ucraina, la quale ha rinunciato tempo fa al suo arsenale nucleare, poteva dare un segnale per almeno una dozzina dei paesi in tutto il mondo di non abbandonare i loro programmi nucleari negli interessi della propria sicurezza nazionale. L’Unione Europea ha discusso l’introduzione dei tre livelli delle sanzioni nei confronti della Russia, le quali potevano essere introdotte in caso di un’ulteriore escalation del conflitto in Crimea, ma proprio la mancanza della concordia dei paesi dell’UE in merito alla reazione sulle azioni della Russia in Crimea ha convinto Vladimir Putin in un’impunità assoluta e ha facilitato l’annessione palese della Crimea da parte di Mosca.
L’Ucraina non ha ucciso nessun cittadino russo né preso una spanna del loro territorio, né occupava le loro resorse, né introduceva le truppe sul territorio dell’altro paese. Noi semplicemente per una settimana siamo diventati un paese libero. È bastata per la Russia per farci dichiarare la guerra con la decisione unanime del suo Parlamento.
L’Ucraina non cascava sulle provocazioni, anche quando gli invasori si coprivano con le donne e gli anziani attaccando le unità militari ucraine, mentre i bambini ucraini venivano prelevati dagli asili come ostaggi. Le truppe russe sono state le prime a sparare e anche uccidere in Crimea, ovviamente col tempo negheranno anche questo fatto evidente.
Continuavamo a sperare in una soluzione diplomatica del conflitto con la partecipazione degli intermediatori internazionali e dei paesi-garanti, quali gli Stati Uniti e la Granbretagna, dell’integrità territoriale dell’Ucraina in conformità al Memorandum di Budapest. In risposta sentivamo gli argomenti assurdi di Mosca di non voler dialogare con Kiev a causa di cosiddetta illegitimità del Governo ucraino.
L’Ucraina provava ad appellare a tutto il mondo per fermare questo caos, inquanto l’inefficaccia delle garanzie nei confronti dell’Ucraina, la quale ha rinunciato tempo fa al suo arsenale nucleare, poteva dare un segnale per almeno una dozina dei paesi in tutto il mondo di non abbandonare i loro programmi nucleari negli interessi della propria sicurezza nazionale. La comunità mondiale esprimeva la sua preoccupazione e poi un turbamento. All’inizio del mese di marzo l’Unione Europea ha discusso l’introduzione dei tre livelli delle sanzioni nei confronti della Russia, le quali potevano essere introdotte in caso di un’ultriore escalation del conflitto in Crimea. Secondo i risultati del cosiddetto referendum svolto sotto i fucili russi il Kremlino ha approvato la decisione dell’annessione della Crimea e di Sebastopoli come nuovi soggetti della Federazione Russa. Non si può escludere che proprio la mancanza della concordia dei paesi dell’UE in merito alla reazione sulle azioni della Russia in Crimea ha convinto Vladimir Putin in un’inpunità assoluta e ha facilitato l’annessione palese della Crimea da parte di Mosca.
Diverse volte l’Ucraina ricordava della minaccia di una possibile rottura del sistema del diritto internazionale, dopo la quale ci sarebbe un caos di diritto. Tuttavia “Il vaso di Pandora” è già stato aperto. Si considerava prima che lo start alla spartizione della nuova mappa d’Europa fu dato dal precedente di Kosovo. Oggi però la Russia è andata ben oltre, ha ridotto considerevolmente la “favola” – ora per l’intervento umanitario internazionale non serve più un pretesto formale legato alla violazione dei diritti umani, può essere inventato facilmente e gonfiato con l’aiuto dei mass media controllati dall’agressore. Le stime dei resultati del “referendum” posso essere comprate facilmente anche al livello dei deputati del Parlamento Europeo. Come esempio, il deputato del Parlamento Europeo italiano Fabrizio Bertot ha dichiarato ai mass media che il referendum sulla penisila sembra di “essere svolto in una situazione tranquilla e con il pieno rispetto degli standard europei esistenti”, in particolare “le urne elettorali erano trasparenti come anche in Italia”. Evidentemente il Signor Bertot non si è confuso dal fatto dell’inesistenza di qualsiasi ragione per svolgere tale plebiscito né dalal presenza militare in Crimea della parte interessata, né il 123% dei cittadini di Sebastopoli che hanno sostenuto l’annessione della Crimea alla Russia.
Le ultime settimane sono state una delusione amara per tutto il popolo ucraino. Tuttavia la ricompensa di questo disonore è stata la libertà dalle illusioni sia nei confronti della Russia che dell’Europa. Come è stato ribadito precisamente da una delle giornaliste ucraine prima di Vilnius l’Ucraina chiedeva all’UE dei finanziamenti e l’UE insisteva sul mantenimento dei valori. Le ultime settimane Kiev chiede all’UE di difendere e non tradire i valori, ma Bruxelles dà i finanziamenti. Nello stesso tempo dando i finanziamenti all’Ucraina l’UE sicuramente pensa come non perderli con la Russia.
Adesso è evidente che la Russia ha occupato, annesso e unito a se la Crimea prima ancora della firma della parte politica dell’Accordo di Associazione tra l’Ucraina e l’UE. In tal modo Mosca ancora una volta ha confermato che la Crimea non è il prezzo dell’Ucraina per stare con l’UE, la Crimea è il prezzo per il desiderio dell’Ucraina per non state con la Russia.
Voglio ricordare che proprio l’UE è stato il catalizzatore dei cambiamenti determinanti dell’Ucraina. La firma e l’entrata nel vigore dell’Accordo di Associazione tra l’Ucraina e l’UE permetterà di avviare in pieno il processo dei cambiamenti democratici e delle riforme economiche in Ucraina.
Con questo l’Ucraina ha una chance di diventare un catalizzatore dei cambiamenti e della pulizia all’interno dell’UE stessa. I leader europei o decidono di calmare quelli che si sono abituati a vivere secondo la regola “La Russia è il nostro sponsor” o affermare che tutta la storia dell’Unione Europea nel XXI secolo è un affare con la Russia. I leader europei o soffocheranno il proprio business o cominceranno a prepararsi a incontrare i carri armati della Russia ai confini dei Paesi Baltici, i quali sono stati recentemente minacciati da Putin.
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di Antonio Cappussi e Bartolomeo Alberico