Arte &Mani, associazione formata da sordi ed udenti che lavorano insieme, presenta il Filo Spezzato, spettacolo realizzato con l’intento di promuovere e valorizzare la cultura sorda. L’evento si svogerà a Roma, dal 6 al 17 gennaio 2020, nel quartiere di Testaccio
(UMDI-UNMONDODITALIANI) La produzione di Arte&Mani – Deaf Italy Onlus, presenta “Il Filo Spezzato”, uno spettacolo nato da un’idea originale di Dario Pasquarella, fondatore del Teatro Sordo LIS, vale a dire di una forma di teatro d’inclusione in cui la LIS (Lingua dei Segni Italiana) e l’Italiano vengono trattati alla pari, con un’uguale possibilità d’espressione linguistica ed emozionale.
Associazione Arte&Mani
Arte&Mani – Deaf Italy Onlus è un’Associazione formata da sordi e udenti che lavorano insieme, con impegno, per presentare al pubblico uno spettacolo completamente accessibile, segnato e parlato, basato su una drammaturgia originale. L’obiettivo comune è quello di promuovere e valorizzare la cultura sorda, realizzando al contempo un teatro sperimentale e innovativo, in continua evoluzione. Noi di Arte&Mani – Deaf Italy Onlus crediamo in un Teatro che sappia essere una fonte di cultura e di conoscenza e, soprattutto, che possa far conoscere a tutti la bellezza della LIS (Lingua dei Segni Italiana), la nostra Lingua naturale. La compagnia Arte&Mani – Deaf Italy Onlus di Roma con questo ed altri spettacoli intende schierarsi a favore del riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana come vera lingua. Da tempo, ormai veramente troppo tempo, tale riconoscimento, seppur doveroso, non è ancora stato attuato. In Europa, insieme al Lussemburgo, siamo gli unici Stati a non averlo ancora fatto. “Il Filo Spezzato” Spettacolo in LIS e in Italiano
Trama
In un appartamento qualsiasi, nascosto in una selva di palazzi malconci e anonimi, come tanti ce ne sono a Roma, dei ragazzi, due coinquilini, Dario e Davide, affiancati occasionalmente dal fidanzato di uno dei due, Andrea, che amano il teatro e che di teatro vorrebbero vivere, tentano almeno di sopravvivere: ci sono le bollette da pagare, la spesa da fare, c’è il nuovo spettacolo da scrivere. La storia comincia da qui quando Dario, regista e attore sordo, si sveglia trova Davide, interprete di Lingua dei Segni Italiana oltre che Assistente alla comunicazione e anche lui attore, veramente preoccupato: il mese volge al termine, i soldi sono finiti e se non metteranno in scena un bello spettacolo in fretta non potranno nemmeno fare la spesa. Da dove s’inizia quando si vuole creare un bello spettacolo? Da un oggetto, propone Dario, tirando fuori mille oggetti tra cui un teschio e un pupo siciliano. No, s’inizia da una storia, incalza Davide, magari una storia importante e antica. Ma proprio mentre i due discutono si spegne la luce eppure la bolletta era già stata pagata! O no? Pian piano, litigando e punzecchiandosi a vicenda, discutendo di storie vere e d’ingiustizie sociali, cercando spunti tra gli oggetti e gli abiti che li circondano, i due riescono a mettere insieme un piccolo spettacolo, e pure una manifestazione di protesta, proprio lì, di fronte al tavolo apparecchiato per la colazione, illuminati dalle luci del portatile di Dario. Attanagliati come sono dalle preoccupazioni e dalle responsabilità di ogni giorno, nella penombra della stanza non si riesce più a distinguere gli uomini dai burattini: entrambi infatti sono legati a fili che li costringono a comportamenti obbligati, che non gli permettono di essere liberi. Se qualcuno tagliasse i fili cosa accadrebbe? I pupi si schianterebbero al suolo privi di vita, senza voce, incapaci di rialzarsi e gli umani, a pari loro, morirebbero privi di un ruolo, di uno scopo, oppure, dopo un primo momento di smarrimento, entrambi, burattini e umani, tornerebbero ad alzarsi e a vivere, stavolta liberi? Bisognerebbe provare per saperlo. In fondo si può vivere anche come fiori recisi che continuano a vivere pur senza radici, pur non essendo più legati a nulla. Forse allora vale la pena tentare, vivere poco, ma vivere liberi?