Risultati Referendum, taglio parlamentari. La vittoria schiacciante del Sì al referendum confermativo sulla riforma costituzionale di ieri lascia aperti diversi interrogativi
Risultati referendum, taglio parlamentari, vittoria del Sìcon una percentuale del 69,64% dei voti a fronte di un No che si è fermato al 30,36%., mentre l’affluenza è stata del 53,52%. Grande soddisfazione da parte del Movimento 5 Stelle, partito che ha fortemente voluto la riforma, con la vittoria del Sì al referendum, a partire dalla prossima legislatura verranno eletti complessivamente 345 parlamentari in meno: la sforbiciata interesserà 230 deputati e 115 senatori. Lo spoglio delle schede è iniziato subito dopo la chiusura dei seggi fissata per le ore 15.00 di lunedì 21, con il referendum che così ha avuto la precedenza sulle regionali e le amministrative. Anche Salvini, il leader della Lega ha detto ai giornalisti di aver confermato il si che avevo dato più volte in Parlamento
Risultati Referendum, taglio parlamentari. La vittoria schiacciante del Sì
La vittoria schiacciante del Sì al referendum confermativo sulla riforma costituzionale di ieri lascia aperti diversi interrogativi, sia dal punto di vista degli assetti politici che per quanto riguarda il futuro delle istituzioni repubblicane. Gli italiani approvano con largo trasporto – e una distribuzione territoriale piuttosto uniforme – l’idea di tagliare di un terzo il numero dei parlamentari, e questo si traduce in un Luigi Di Maio che celebra in televisione la missione compiuta dal Movimento 5 stelle. Il partito di Di Maio tuttavia si ritrova al di sotto del 10 per cento quasi ovunque, e in crisi di identità e di ossigeno a due anni e mezzo dall’entrata a Montecitorio con il 32 per cento dei voti e aver governato sia col Pd che con la Lega. Ma il successo del Sì è forse, ancora di più, una vittoria del segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che per fortuna o merito riesce strappare un pareggio 3-3 alle Regionali che ha quasi del miracoloso, vedendo le premesse e i sondaggi delle settimane scorse. La strategia dell’opossum – vale a dire stare orientare il suo partito per il taglio e poi stare il più in sordina possibile, evitare slogan roboanti e lasciare che gli avversari e persino gli alleati si accapigliassero e autoeliminassero tra loro – si è dimostrata vincente, e lo status quo è stato preservato: la maggioranza si consoliderà perché il M5s ha sempre meno interesse a tornare al voto, Renzi si è indebolito, all’opposizione Meloni non ha incalzato troppo Salvini e l’asse giallorosso andrà avanti, giocandosi le sue carte col Recovery Fund e forse i 37 miliardi di prestiti del Mes.
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