Rimpatriati 79mila italiani. Grazie al supporto di Ambasciate e Consolati, il Maeci ha riportato a casa gran parte degli italiani rimasti bloccati all’estero in seguito al lockdown. L’operazione di rimpatrio è avvenuta in due fasi, rende noto l’Aise, nel rispetto delle norme sanitarie vigenti nazionalmente e internazionalmente
Rimpatriati 79mila italiani. All’inizio dell’emergenza socio-sanitaria molti sono gli italiani rimasti bloccati all’estero, chi per lavoro, chi per motivi di studio, chi per altre cause. Il Ministero degli Affari Esteri si è attivato per riportarli a casa. 700 operazioni aeree, marittime e terrestri, 3.225 persone rimpatriate solo nella scorsa settimana. Rimpatriare quanti l’hanno chiesto non è stato facile. Il lavoro è stato svolto “nel rispetto delle norme sanitarie nazionali e internazionali” – spiega il Ministero – “è uno sforzo che prosegue da oltre due mesi, secondo una strategia mirata ad offrire una risposta sempre adeguata alla mutevole situazione globale”.
Rimpatriati 79mila italiani. Operazione in due fasi della Farnesina
79mila persone rimpatriate da ogni parte del mondo, con l’aiuto diretto sul territorio di Ambasciate e Consolati. L’intervento del Maeci si è diviso in due fasi, seguendo anche il percorso delle politiche nazionali adottate. Le prime operazioni si sono concentrate “sul rientro di categorie “fragili” di connazionali all’estero: studenti (universitari “erasmus” ma anche minori non accompagnati, iscritti alla scuola superiore), persone con patologie croniche, oppure gravate da situazioni famigliari delicate. Si è trattato di connazionali bloccati soprattutto in Europa, che si sono trovati sorpresi dalla sospensione della libera circolazione delle persone nell’Unione Europea e dalla chiusura di numerose rotte aeree” – fa sapere la Farnesina.
Priorità ai connazionali bisognosi di assistenza
Da pochi giorni, però, il Ministero degli Affari Esteri è entrato appieno in quella che è la seconda fase, “più complessa e non meno urgente” della prima. “Gestiamo il rientro di connazionali da Paesi geograficamente molto più lontani e scarsamente collegati con l’Italia. – continua il Maeci – Anche oggi la priorità è assicurata ai cittadini più bisognosi di assistenza: famiglie con bambini, anziani, giovani non accompagnati. A questi si aggiungono i connazionali che hanno perso il lavoro all’estero, molti dei quali erano occupati in strutture ricettive, nel settore turistico e nei servizi alla persona, o in altre attività sospese dalle misure locali di contenimento. Un’attenzione costante è dedicata ai numerosi marittimi che si trovano ancora a bordo delle imbarcazioni”
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