Ricordi d'Africa e la regina assisa di Giulio Capone

Ricordi d’Africa e la “regina assisa”

Attualità Storia

di Giulio Capone*

Ricordi d’Africa di oltre 40 anni fa. Andai a lavorare in Kenya, presso il Poligono equatoriale San Marco, nel 1981. L’Aeronautica negli anni ’60 aveva installato due piattaforme nell’ Oceano Indiano, a 3 miglia dalla costa, dove aveva realizzato un campo base, supporto logistico indispensabile per la messa in orbita di satelliti a scopo scientifico. Ogni mattina, su un battello, con il personale qualificato, raggiungevamo le piattaforme.

Ricordi d’Africa e la caduta fatale

Prestavo assistenza sanitaria e pronto soccorso. Un pomeriggio, al termine del lavoro, durante una partita di pallavolo, scivolai e mi feci male ad un polso. Durante la notte non riuscii a prendere sonno per il dolore al braccio. La mattina dopo mi recai all’ospedale di Mombasa per effettuare un esame radiografico. La tecnica di radiologia, un’indiana di mezza età, mi rassicurò che non c’era nulla di rotto. Non ne fui convinto.

Ricordi d’Africa: l’ortopedico inglese

Stavo per lasciare l’ospedale, quando incrociai l’ortopedico inglese di turno. Era un uomo sui sessant’anni, alto, gentile. Lo avevo conosciuto in precedenza in occasione dell’infortunio di un nostro maresciallo. Gli spiegai il mio problema. Volle vedere la lastra e riscontrò la frattura dello scafoide del polso sinistro. Rimproverò la tecnica indiana, accusandola di incompetenza e presunzione professionale. Mi ingessò l’arto fino al gomito, invitandomi a toglierlo dopo 3 mesi. Così feci.

La “regina Vittoria”

Mi invitò poi a casa sua, alla periferia di Mombasa. Viveva in una bellissima villa, stile coloniale. Mi presentò la moglie, un’anziana signora che mi ricevette, altera, seduta su una poltrona di vimini, con lo schienale alto. Mi sembrò la regina Vittoria. Viso solcato da profonde rughe, labbra sottili, abito di cotone lungo fino ai piedi. Con lei c’era anche il figlio, un uomo sulla quarantina. Atteggiamento non diverso da quello della madre. Non mi ispirò simpatia. Ne ebbi la conferma durante la breve chiacchierata che intavolammo. Era avvocato ed esercitava la professione in Inghilterra. Spesso tornava in Africa a trovare i suoi genitori.

La lingua inglese contiene il 40 per cento di lemmi latini

Pensando alla sua cultura, gli chiesi chissà quante lingue parlasse, oltre quella inglese. Fu lapidario: “Perché, esistono altre lingue?” Stupito, guardai il padre che abbassò gli occhi, costernato dalla sua insolenza. Non replicai, per rispetto dell’anziano collega e per non innescare una disputa inutile. Avrei voluto rispondergli che la lingua anglosassone, per il 40 per cento è composta da lemmi di origine latina e che, pur riconoscendogli la sua grande diffusione ed uso nel mondo, non era l’unica. Le lingue parlate sono espressione della storia e della cultura di ogni popolo.

L’ortopedico, congedandomi, si scusò moltissimo per quella inappropriata presa di posizione del figlio, espressione non solo di ignoranza, ma anche di stupidità.

Dieci anni dopo…

Dieci anni dopo tornai in Africa e lo rincontrai. Era molto invecchiato, ma fu felice di rivedermi. Si ricordava della mia frattura e si era dispiaciuto che non lo avessi più informato sul suo decorso. Era una bella persona, umana, al contrario di quei due “zombie” di moglie e il figlio, immagini di un’alterigia antica, di stampo coloniale della peggior specie.

* Giulio Capone, medico di Medicina Generale, specialista in Dermatologia. E’ nipote del vero scopritore della Penicillina, Vincenzo Tiberio.

Leggi gli altri episodi dei Ricordi di Giulio Capone e gli altri suoi scritti

EPISODIO 1

EPISODIO 2

EPISODIO 3

Greta Panettieri a Sepino

Luca Battista a Sepino

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Giulio Capone

Medico di Medicina Generale, specialista in Dermatologia, vive a Roma, originario di Sepino, nipote di Vikncenzo Tiberio, il vero scopritore della Penicillina e mancato Premio Nobel italiano