Reportage Russia Donbass 2 Il 18 settembre due colleghi ed io abbiamo lasciato in treno San Pietroburgo per Mosca. Una breve sosta nella capitale prima del “salto”, verso la Repubblica Popolare di Donetsk, nel viaggio di ben 15 ore a bordo d’un minivan. I cupi boati di esplosioni fanno pensare ad un continuo peggio. Un senso di fatalismo avvolge bambini, adolescenti, donne, anziani. A Tatiana, Sergej, Maxim, Zoia, Aleksej, titolari d’un paradossale “alien’s passport” in quanto apolidi di ceppo russo in Estonia
Reportage Russia Donbass 2 puntata da San Pietroburgo a Mosca. Accantono, per riprenderli in un secondo momento, i dettagli giornalistici su quanto riferito nelle mie prime interviste a San Pietroburgo. (LEGGI LA 1 PUNTATA).
Reportage Russia Donbass 2, una premessa
Riprenderò, dunque, nelle prossime puntate, le interviste a Tatiana, Sergej, Maxim, Zoia, Aleksej, titolari d’un paradossale (anche come termine) “alien’s passport” in quanto apolidi di ceppo russo in Estonia e da lì espulsi per “ragioni” pseudo ideologiche nei mesi scorsi in quattro e quattr’otto, talvolta senza nemmeno potersi cambiare i vestiti da lavoro (gli ebrei della Shoah ne sanno qualcosa). Ed a Husler e Svyatoy del Gruppo Wagner, già combattenti in varie prime linee ed ora occupati nell’addestramento dei mobilitati dal ministero della Difesa russo.
Si parte
Il 18 settembre due colleghi ed io abbiamo lasciato in treno San Pietroburgo per Mosca.
Una breve sosta nella capitale prima del “salto“, il 19, verso la Repubblica Popolare di Donetsk, nel viaggio di ben 15 ore a bordo d’un minivan in 9 passeggeri, autista compreso (l’aeroporto più vicino a Donetsk, quello di Rostov-na-Donu, è chiuso per motivi di sicurezza).
Partiti alle ore 15.00 siamo arrivati alle 6 del giorno dopo, alquanto rattrappiti per il poco spazio dove rigirarsi
Hotel Central obiettivo delle artiglierie ucraine
Mi ritrovo ancora alloggiato all’hotel “Central”, frequentato da giornalisti e militari russi in riposo e per questo già colpito dalle artiglierie ucraine dalla linea di fuoco poco lontana.
Il fatalismo del terrore diventa abitudine
Qualche ora di dormiveglia e poi, guidati dal nostro fixer (il ritrovato reporter Vittorio Nicola Rangeloni), abbiamo documentato gli effetti degli attacchi ucraini degli ultimi mesi con razzi e missili a palazzi, hotel, mercati, strutture amministrative della Repubblica Popolare. E fotografato il razzo inesploso reso inerte conficcatosi nella pavimentazione pedonale adiacente lo stadio di Donetsk. I cupi boati di esplosioni provenienti dal fronte minacciano e fanno pensare ad un continuo peggio. Un senso di fatalismo, quasi abitudinario, avvolge bambini, adolescenti, donne, anziani: un incubo della cattiva coscienza anche occidentale che dura, purtroppo, dal 2014
Claudio Beccalossi Backstage
[23:02, 20/9/2023] Claudio Beccalossi:
Lo stadio di calcio ospitava la squadra Shalkhtar Donetsk. Ora l’attività sportiva, lì come altrove nel Donbass, è in un tempo sospeso, senza sentore d’una fine.
[23:38, 20/9/2023] Claudio Beccalossi:
Altra nota aggiuntiva: durante il check in all’Hotel “Central” di Donetsk (dove, non so per quale motivo, hanno scansionato ogni facciata del passaporto, comprese quelle senza alcun timbro) ci hanno subito informati delle procedure da seguire in caso di bombardamento. Niente uso dell’ascensore, utilizzo delle scale e rifugio nel parcheggio interrato.
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