Sono 15 milioni gli italiani che ne soffrono, con conseguenze significative sulla qualità della loro vita. Tuttavia la maggior parte, ricorre ai farmaci anti reflusso senza il controllo del medico, senza sottoporsi ad esami che tengano sotto controllo l’evoluzione della malattia. Un modo per curarsi arriva direttamente dalla microchirurgia
(UMDI-UNMONDODITALIANI) – Ieri 30 Novembre 2017, si è aperto, presso l’Aula Magna del Policlinico San Donato, l’International Meeting on Gastro-Esophageal Reflux Disease, organizzato dal professor Luigi Bonavina, Responsabile dell’U.O. di Chirurgia Generale II dell’IRCCS Policlinico San Donato e Professore Ordinario dell’Università degli Studi di Milano. I relatori, provenienti da Italia, Stati Uniti, Australia, Israele, Svizzera, Germania, Austria, Serbia, Grecia, Spagna e Regno Unito faranno il punto della questione sia sugli aspetti diagnostici che sulle terapie più moderne, disponibili per la cura del reflusso gastroesofageo. La malattia da reflusso gastroesofageo è una patologia in continua crescita. Sono 15 milioni gli italiani che ne soffrono, con conseguenze significative sulla qualità della loro vita. Tuttavia la maggior parte, ricorre ai farmaci anti reflusso senza il controllo del medico, senza sottoporsi ad esami che tengano sotto controllo l’evoluzione della malattia. Un modo per curarsi arriva direttamente dalla microchirurgia, attraverso la correzione del difetto meccanico del cardias, con la plicatura dello stomaco o l’impianto di un piccolo ‘collarino’ magnetico (Linx) in grado di aprirsi quando passa il bolo alimentare, mantenendo poi il canale chiuso per impedire la risalita dei succhi gastrici. Esistono anche tecniche molto promettenti e ancora meno invasive, come ENDOSTIM una sorta di ‘pacemaker’ per il cardias, due piccoli elettrodi vengono collegati, grazie a una minima incisione, a un generatore di impulsi, del tutto simile a un pacemaker, collocato in una tasca sottocutanea nell’addome. Gli elettrodi conducono impulsi a bassa energia, con una frequenza programmata che stimola il tono del muscolo che, contraendosi, contrasta il reflusso proveniente dallo stomaco.
Inadeguatezza dei farmaci
Il professor Bonavina spiega che oggi abbiamo numerose alternative ai farmaci inibitori, che possono dare effetti collaterali e non agiscono sulle cause ‘meccaniche’ della patologia. La grandissima disponibilità di questi medicinali portano moltissimi pazienti a sottovalutare i rischi legati al protrarsi negli anni della malattia da reflusso e al suo peggioramento. Infine, continua promuovendo il convegno internazionale proprio per creare un consenso sulla gestione della malattia da reflusso in stadio precoce e condividere i dati sulla adeguatezza e sostenibilità delle nuove tecnologie biomediche.