Il prossimo 25 ottobre sarà presentato il “Rapporto Italiani nel mondo” della Fondazione Migrantes, rapporto interamente dedicato all’Italia e alla sua mobilità. Anche Papa Francesco ha esternato il suo pensiero sulla migrazione esprimendolo come un movimento di persone che genera la paura dell’estraneo ma che, con un atteggiamento positivo, genera la gioia di incontrare e conoscere nuove persone e nuovi paesi
Sarà presentato a Roma il prossimo 25 ottobre (ore 9,30, Auditorium “V. Bachelet” – The Church Palace, via Aurelia, 481) la XIV edizione del “Rapporto Italiani nel mondo” della Fondazione Migrantes. Il volume presenta anche quest’anno la realtà della mobilità italiana nel mondo con il contributo di circa 70 studiosi dall’Italia e dal mondo. Si tratta dell’unico rapporto interamente dedicato all’Italia e alla sua mobilità: dati quantitativi (socio-statistici) con focus regionali e provinciali si completano con informazioni qualitative che derivano da ricerche e indagini. Sono circa 400 i sacerdoti italiani al fianco dei nostri connazionali che vivono all’estero insieme alle religiose, ai religiosi e ai laici impegnati. Il “Rapporto Italiani nel mondo” è uno strumento culturale, un ulteriore segno dell’impegno della Chiesa italiana per l’emigrazione. Dopo il saluto introduttivo di Monsignor Guerino Di Tora, Presidente della Fondazione Migrantes, e il Video sul Rapporto curato presentato da Vincenzo Morgante, Direttore di Tv2000, toccherà come di consueto a Delfina Licata, Curatrice del Rapporto, illustrare i dati più aggiornati sull’emigrazione italiana. Seguiranno gli interventi di Roberto Rossini, Presidente ACLI, Monsignor Stefano Russo, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, e del Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale Giuseppe Provenzano. Le conclusioni saranno affidate al Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli. Una migrazione stabilmente in movimento «Le parole non sono neutre – scrive Papa Francesco – né lasciano mai le cose come stanno. La loro fecondità è legata a una condivisione della vita; è proporzionata alla disponibilità con cui accettiamo di lasciarci interrogare e coinvolgere dalla realtà, dalle situazioni e dalle storie delle persone». Si tratta di una riflessione che ben si adatta a due termini oggi usati e abusati: emigrazione e immigrazione ai quali, sempre più spesso, si sta unendo mobilità. Il Pontefice, infatti, sprona a “vivere le parole” per “superare le paure” e “assumere il coraggio liberante dell’incontro”; cosa è la migrazione se non il movimento di persone che genera la paura dell’estraneo ma che, con un atteggiamento positivo, genera la gioia di incontrare e conoscere? Le parole emigrazione e immigrazione sono, oggi, sempre più sostituite da migrare e mobilità per superare la loro intrinseca rigidità che comunica una specifica traiettoria, un tempo ben determinato e un progetto migratorio scritto a priori che prevede l’inserimento nella meta di destinazione prescelta. In questa descrizione si intravedono le traversate oltreoceano dei piroscafi stracarichi di italiani che, dopo giorni e giorni se non mesi di navigazione, arrivavano in America o in Australia; sono altresì riconoscibili i treni con i vagoni strapieni di connazionali e valigie che attraversavano le Alpi alla volta della Svizzera, della Germania o del Belgio. Vengono alla mente cartoline o fotografie in bianco e nero della fine dell’Ottocento e dell’inizio Novecento, ma anche degli anni Cinquanta e Sessanta. Se si scrive migranti e mobilità le immagini vengono ravvivate dai colori, ci si ritrova nella contemporaneità ed è immediato il legame con partenze continue e confuse, precarie scelte personali e professionali che portano a diversi luoghi in tempi ravvicinati, a continui pendolarismi, doppi altrove, contratti plurimi e flessibilità a tutti i costi. Mobilità, dunque, come complesso intreccio di percorsi e motivazioni che spingono oggi a muoversi nel mondo convinti che, comunque, la partenza porterà ad incontrare e, mai come nel caso del migrare, il coinvolgimento è di persone. Dalle persone si parte e alle persone si arriva quando si riflette sulla mobilità. Mobilità e migrare sono, quindi, parole che “vanno abitate” e dalle quali “bisogna farsi abitare” perché parlare o scrivere di migrazioni non significa solo comunicare concetti, ma trasmettere gioie e dolori, certezze e paure, guardare l’altro negli occhi e se stessi nello specchio, condividere e dialogare.
I CITTADINI ITALIANI RESIDENTI ALL’ESTERO SECONDO I DATI AIRE:
Dal 2006 al 2018 la mobilità italiana è aumentata del 64,7% passando, in valore assoluto, da poco più di 3,1 milioni di iscritti all’AIRE a più di 5,1 milioni. Al 1 gennaio 2018 gli iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) sono 5.114.469, l’8,5% dei quasi 60,5 milioni di residenti totali in Italia alla 4 Rapporto Italiani nel Mondo 2018 stessa data. In un anno la comunità italiana iscritta all’AIRE è aumentata di oltre 140 mila unità (variazione 2,7% rispetto al 2017). La crescita nell’ultimo anno corrisponde a +2,8%, a +6,3% nell’ultimo triennio e al 14,1% negli ultimi cinque anni. A livello continentale l’Europa accoglie il numero più alto di cittadini italiani (54,1%) e, in particolare, l’UE15 (40,3%) mentre in America si registra una presenza del 40,3% con una maggiore concentrazione nel Centro-Sud (32,4%). Le realtà nazionali più numerose sono l’Argentina (819.899), la Germania (743.799), la Svizzera (614.545). Nell’ultimo anno, il Brasile (415.933) ha superato numericamente la comunità italiana in Francia (412.263). Il 49,5% è di origine meridionale (Sud: 1.659.421 e Isole: 873.615); del Settentrione è il 34,9% (Nord-Ovest: 901.552 e Nord-Est: 881.940); del Centro il 15,6% (797.941). Le partenze oltreconfine, comunque, danno ai territori una dinamicità molto variegata e che contraddistingue soprattutto il Nord Italia e, più precisamente, la Lombardia (+23.519), il Veneto (17.415) e il Piemonte (11.227) anche se prima di quest’ultimo si colloca la Sicilia (11.912). Oltre 2,6 milioni (51,9%) degli iscritti lo ha fatto indicando come motivazione l’espatrio o residenza all’estero. Sono poco più di 2 milioni (39,5%), invece, gli iscritti per nascita. Le acquisizioni ci cittadinanza sono 171,838 (3,4%). A livello continentale l’Europa accoglie il numero più alto di cittadini italiani (54,1%) e, in particolare, l’UE15 (40,3%) mentre in America si registra una presenza del 40,3% con una maggiore concentrazione nel Centro-Sud (32,4%).