Ragazzo suicida a Roma al Liceo Via delle Sette Chiese. La Procura indaga su un professore per istigazione al suicidio e maltrattamento. Dopo quasi due anni emerge la verità grazie alle testimonianze dei compagni di classe che spiegano le umiliazioni subite dal giovane di 17 anni
Ragazzo suicida a Roma per le continue umiliazioni del professore di matematica. Si tratta di uno studente di 17 anni di un liceo dell’Eur di Roma. Si è tolto la vita l’11 luglio 2019, e a distanza di quasi due anni, emergono dei dettagli sconvolgenti. Il giovane ha scelto di compiere il gesto estremo probabilmente a causa delle continue offese che subiva davanti a tutta la classe. Insulti da parte di un insegnate che, invece di tutelare il suo studente, lo aveva preso di mira fino a portarlo all’esasperazione.
Ragazzo suicida a Roma dopo la nota disciplinare
Il professore del liceo romano è stato iscritto nel registro degli indagati nel procedimento avviato dalla Procura di Roma per istigazione al suicidio. Terribili i dettagli emersi dalle indagini, confermati dai compagni di classe, che hanno raccontato ciò che il ragazzo subiva a scuola. L’ultima umiliazione è stata una durissima nota scritta sul registro elettronico che affermava frasi come: “Vali meno di un bambino, il compito che hai sbagliato sarebbe stato una passeggiata anche per uno studente di seconda elementare”. Dopo tre giorni dalla nota il ragazzo si è tolto la vita con una corda nel garage di casa. Il professore ha cancellato quanto scritto in seguito alla tragedia. Ma il Pubblico ministero ora indaga sulla posizione dell’insegnante.
Le difficoltà nell’apprendimento e le umiliazioni
Il ragazzo aveva una diagnosi certificata di Dsa, Disturbi specifici dell’apprendimento, ed era su una sedia a rotelle a causa di un incidente. Per le sue difficoltà era affiancato da un’insegnante di sostegno e insieme preparavano dei fogli che lo aiutavano a sostenere le prove. Il professore di matematica lo insultava anche per questo, ridicolizzandolo davanti a tutti e definendo “inutili” quei lavori. Ad alcuni amici aveva confidato il suo malessere a riguardo, ma nessuno aveva immaginato che sarebbe arrivato a togliersi la vita. Dopo la disgrazia i compagni di scuola, ora maggiorenni, hanno iniziato a raccontare ai genitori e agli inquirenti dell’accanimento del professore e che quest’ultimo sottolineava spesso le fragilità caratteriali dello studente.
La negligenza della scuola
All’epoca i genitori del ragazzo avevano raccontato che scelsero l’Istituto Superiore Via delle Sette Chiese proprio perché vantava l’attestato di “Dislessia amica”. Si tratta di una certificazione rilasciata dal Miur nelle scuole in cui i docenti hanno seguito corsi specifici dell’Associazione italiana Dislessia. I genitori avevano percepito il malessere del figlio, che aveva dunque raccontato loro i maltrattamenti subiti. Hanno proceduto con lo scrivere più volte e-mail alla preside dell’istituto, senza mai ricevere risposta. Sono quindi indagati anche i ruoli della dirigente e degli altri insegnanti, che pare avessero ignorato la questione nonostante ne fosso a conoscenza.
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