In Italia, sempre più ragazze considerano un disturbo alimentare uno stile di vita da seguire, una filosofia, quasi una religione. Il 3-5% delle donne e il 10% degli uomini soffrono di disturbi dell’alimentazione. Conversazioni di whatsapp dove per entrare nel gruppo bisogna superare un test con domande specifiche.
(UMDI – UNMONDODITALIANI) “Se non sei magra non sei attraente”. “Se ti ingozzi, ingrassi”. “Se tu mangi, ti devi punire”. “Se non mangi e non fai nient’altro sei debole”. Questi sono solo alcuni dei comandamenti svelati da un indagine del giornale Fan Page su Pro Ana. Le seguaci sono ragazze alla ricerca del corpo perfetto. Ana, che non è altro che un diminutivo di anoressia, diventa così una musa ispiratrice. La sua antagonista è Mia, ovvero la bulimia nervosa. In Italia, ma anche nel resto del mondo, sempre più ragazze considerano un disturbo alimentare uno stile di vita da seguire, una filosofia, quasi una religione. L’anoressia nervosa, come gli altri disturbi alimentari, non può essere ridotta al rifiuto o all’ossessione per il cibo, ma presenta alla base un disagio psicologico difficile da sciogliere. “La mia vita – dichiara una ragazza che aveva aderito ad Ana – era tutta controllata, tutta organizzata, schematizzata e non avevo altri pensieri oltre quello del controllo e del cibo”. “Quando pesavo 35 chili – racconta un’altra ragazza – già ero abbastanza consapevole però era come se sentissi di non poter fare più nulla. Ero arrivata in un punto in cui dici “Basta, mi arrendo””. In Italia sono circa il 3-5% le donne, che soffrono di DCA. Da non dimenticare, che anche il 10% degli uomini sono malati di disturbi dell’alimentazione. “Ogni tot perso – ha dichiarato un ragazzo che era affetto da anoressia – ogni kg perso, anche ogni etto perso per me era una vittoria”. Basta fare una semplice ricerca su Internet per trovare tantissimi blog Pro Ana, con all’interno i consigli su come contare le calorie, i trucchi per resistere ai morsi della fame, così da perdere sempre più peso, seguendo diete sempre più drastiche e pericolose.
Una setta, quasi una religione
“Esistono dei siti cosiddetti “Pro Ana” e “Pro Mia” – ha dichiarato il medico psichiatria e responsabile dell’AIDAP, la dott.ssa Maria Grazia Rubeo – dove persone che hanno perso il senso della vita hanno scritto una sorta di decalogo su come sviluppare un perfetto disturbo dell’alimentazione”. “Ho conosciuto ragazze che tenevano dei diari “Pro Ana” con scritte sopra tutte le regole – ha dichiarato una testimone – per essere brave anoressiche e li leggevano e li tenevano come se fossero delle Bibbie”. Ma le ragazze Pro Ana oggi non si limitano a scambiarsi i consigli sui blog, ma creano delle chat su Whatsapp per tenersi in contatto. Basta scrivere su alcuni blog Pro Ana, lasciando un numero di telefono, per essere aggiunti in diverse chat su Whatsapp. “Magre.. sexy… forti.. sicure.. ecco cosa vuole Ana”. “Non dobbiamo svenire… Ana non vuole che sveniamo ci vuole forti e con il controllo del nostro corpo”. “Ma ragazze ormai io sono rimasta fissata… non riesco a smettere di contare le calorie… di fare esercizio… di punirmi se mangio troppo.. non so perché ma non riesco a smettere”. “Se tu mangi o ti fai tre ore di cyclette di seguito, che ti fa male il c..o, oppure devi ricorrere al vomito, infilarti un’intera mano in gola, premere, graffiarti con i denti e graffiarti le nocche e perdere sangue, avere una mano orribile e denti marci. Se tu mangi devi ricorrere per forza a queste cose, quindi decidi”. Questo l’estratto di una delle numerose conversazioni di Whatsapp. “Se una persona – continua la dott.ssa Maria Grazia Rubeo – sceglie di entrare e mantenere il contatto all’interno di un gruppo simile, vuol dire che non sta cercando una via d’uscita, perché continua a perseverare nel proprio sintomo, nel proprio modo di pensare. Di conseguenza, diciamo, è più difficile uscirne”. Per poter entrare nei gruppi Ana bisogna superare un test con domande tipo: “Conti le calorie? Quante ore di esercizio fai al giorno?”. Una volta entrate bisogna rispettare certe regole. “Diventa una setta – ha dichiarato un altro ragazzo affetto da anoressia – e tu ti rendi conto, che per entrare a far parte di quella setta devi rispondere a determinati canoni, altrimenti non sei accettata, non sei vista alla pari delle altre e praticamente più pesi, più guadagni punti. E’ brutto, è proprio una cosa distorta assolutamente sbagliata”.