L’utilizzo del vitigno autoctono da parte dei Sanniti, che qui avevano la loro capitale, e che conoscevano bene il processo della vinificazione, il sopralluogo tra ‘li Lipun’, una vecchia mulattiera comunale tra la cava di Civita e Rio Freddo. Vasche di 2m x 2m sottostanti ad una pressa, azionata da pali per pigiamento e torchio dei grappoli. Il mosto veniva filtrato con foglie di rovi o cladodi del pungitopo, per poi iniziare la fermentazione in particolari botti
La Tintilia nata a Bojano? Pare proprio di sì, a sentire i racconti tramandati nel capoluogo pentro, e a giudicare dalla organizzazione territoriale a terrazzamenti che nella stagione invernale appaiono evidenti a ridosso di Civita Superiore. La tesi è quella di un utilizzo di questo vitigno autoctono da parte dei Sanniti, che qui avevano la loro capitale, e che conoscevano bene il processo della vinificazione, riprodotto pressoché identico nei secoli fin quasi ai nostri giorni. E’ in quest’ottica che Un Mondo d’Italiani, Centro Studi Agorà, Molise Noblesse, Matese Mountain Bike, Matese Arcobaleno, Servizio Civile Nazionale, Ippocrates, Aitef, Casa Molise, Borghi d’Eccellenza con il patrocinio ad oltranza del Comune di Bojano hanno organizzato una passeggiata naturalistica, nell’ambito del progetto “Popoli Italici: la Tintilia di Civita Superiore“
Il 1 marzo il sopralluogo tra ‘li Lipun’, una vecchia mulattiera comunale tra la cava di Civita e Rio Freddo, frazioni rispettivamente di Bojano e San Polo Matese, da parte di Giulio De Camillis, Samuele Doganiero, Giuseppe Pallotta, Antonio Prioriello, Francesco. La mulattiera in oggetto è un sentiero in terra battuta, circondata da un bosco di 50 anni circa ed esposta a pieno Nord. E’ tuttora praticabile a piedi, in mountain bike e in un recente passato, con animali da soma. Essendo esposto a Nord, il terreno è molto ombreggiato, umido, per le sue numerose acque sorgive, e molto evoluto (essendo ombreggiato, l’acqua velocizza i processi pedogenetici, ovvero la macerazione umida). Il bosco giovane e le molte strutture in pietra, danno idea del fatto che era una zona vocata per altre attività. Il suggerimento era arrivato da alcuni bojanesi, tra i quali Perpaolo Monaco, Mario Lucarelli, lo stesso Giulio De Camillis, che hanno raccolto i racconti degli anziani.
I palemient
Le strutture in questione sono rappresentate da vecchi edifici quadrati, con muri a secco, denominati in dialetto locale ‘Palemiente’ e da terrazzamenti, costruiti sempre con muretti a secco, con la funzione di evitare l’attività erosiva dell’acqua. I 5 ‘palemiente’, situati su questa mulattiera, erano locali adibiti alla vinificazione della Tintilia, almeno così sentenziò il neo-popolo sannita. Erano infatti costituiti da vasche di 2m x 2m sottostanti ad una pressa, azionata da pali che attraversavano l’intera struttura, per l’azione contemporanea di pigiamento e torchio dei grappoli. Il mosto veniva poi filtrato con foglie di rovi o i cladodi del pungitopo, per poi iniziare la fermentazione in particolari botti. Ma il prodotto veniva consumato indifferentemente come succo d’uva e, in seguito alla fermentazione, come vino vero e proprio, con il caratteristico sapore pungente e un po’ selvaggio che oggi è il pregio universalmente riconosciuto della Tintilia DOC. Durante la passeggiata i giovani di Un Mondo d’Italiani, i ciclisti di Matese Mountain Bike hanno potuto osservare le prime fioriture dei bucaneve, delle primule, del corniolo e del nocciolo, per non parlare del rigonfiamento delle gemme apicali dei carpini, segno dell’imminente ripresa vegetativa del resto delle specie. Tutta la zona circostante la mulattiera è oramai sommersa da felci, licheni e muschi, indice di salubrità ambientale. La natura così manifestandosi ci invita a trascorrere del tempo su quelle antiche mulattiere all’insegna del benessere e alla riscoperta di un grande popolo oramai dimenticato.
La Tintilia inventata dai Sanniti
La passeggiata del 1 marzo, nata dalla joint venture tra il quotidiano nazionale Un Mondo d’Italiani e l’associazione Matese Mountain Bike, costituisce il primo step di un progetto articolato “Popoli Italici: la Tintilia di Civita Superiore”, inserito nel Molise Noblesse: Movimento per la Grande Bellezza candidato al bando Molise che Incanta del Patto per lo Sviluppo del Molise, suddiviso in tre eventi. Seguirà un outdoor in Primavera per la mappatura dei palemient e le misurazioni dei terrazzamenti. Inoltre saranno documentati fotograficamente i resti delle attività paleo-industriali che hanno sottolineato la nascita del vitigno e il suo utilizzo in maniera sistematica. L’idea è quella di recuperare la primogenitura del vino per eccellenza che identifica il Molise e l’antico Sannio. L’ultimo step consisterà in un convegno scientifico, da fare in collaborazione con l’Università degli Studi del Molise e con la Facoltà di Agraria per sistematizzare le ricerche effettuate, dando voce ad esperti di Agronomia, Arboricoltura, Antropologia, Storia.
di Samuele Doganiero
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