Secondo molti virologi ed epidemiologi si è vicinissimi alla pandemia. Pechino, per paradosso, impone un periodo di auto-quarantena per tutti coloro che provengono dai Paesi infetti, compresa l’Italia. La ricerca dell’Università di Toronto pubblicata sul sito MedrXiv
I contagi registrati nel resto del mondo, secondo l’OMS, hanno superato per la prima volta quelli della Cina (427 contro 411). E nasce il paradosso. La nazione che ha confezionato il Covid-19 impone un periodo di 14 giorni di auto-quarantena a tutti coloro che arriveranno a Pechino da Paesi colpiti dall’infezione, quindi anche dall’Italia. 78.000 i casi in Cina, 2.178 morti con soli 10 nuovi casi fuori dalla provincia dell’Hubei, da dove era partito tutto. L’epidemia ha raggiunto il picco nel Paese del Dragone tra il 23 gennaio e il 2 febbraio, si sta allargando in altre parti del mondo. Fuori dai confini, sono stati segnalati 2800 casi e 44 decessi in 37 Paesi. «L’aumento del numero di casi ha spinto media e politici a chiedere la dichiarazione di pandemia. Non dovremmo avere troppa fretta nel farlo senza un’attenta analisi», ha avvertito il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, che non esiterebbe a usare la parola pandemia se la situazione lo degenerasse. Il mondo scientifico,è ormai certo che l’epidemia stia entrando in una nuova fase infatti secondo molti virologi ed epidemiologi, intervistati dalle riviste Science e Nature, si è vicinissimi alla pandemia, ma occorre comunque rispondere ad alcune domande importanti, e cioè se i bambini siano suscettibili all’infezione e se possano trasmetterla allo stesso modo degli adulti. «L’individualizzazione di casi non riconosciuti in Iran e Italia,ci mostra che è impossibile contenere il coronavirus», ha notato su Nature Ben Cowling, epidemiologo dell’Università di Hong Kong. Secondo un altro studioso, di Harvard, «qualsiasi cosa dica l’Oms, penso che le condizioni epidemiologiche di pandemia ci siano». La finestra di contenimento del virus è quasi ormai chiusa e si diffonderà ampiamente fuori dalla Cina. La rapidità di diffusione del Covid-19 riscontrabile anche nella Corea del Sud, desta molte preoccupazioni, segnalati infatti 284 casi in poco tempo, e aumentato a 1.261 (di cui 12 vittime). E’ l’Iran a destare i timori maggiori: i numeri ufficiali parlano di 139 infezioni e 19 morti, ma i casi potrebbero essere oltre 18.000, nelle stime di epidemiologi e matematici sull’andamento dei casi nel resto del mondo. Queste le conclusioni che emergono da una ricerca pubblicata sul sito MedrXiv, dell’Università di Toronto, raccolte di articoli che non hanno ancora superato l’esame della comunità scientifica.
Due sono gli scenari che ci accompagnano in questi giorni, da un lato la velocità di diffusione, dall’altra la pericolosità dei decessi: «Il tasso di mortalità per l’influenza normale è leggermente inferiore a quello del nuovo coronavirus, che ora è pari al due per cento» ha affermato il direttore dell’Oms Europa, Hans Kluge, il quale sostiene sia troppo presto, per ora, calcolare la mortalità in Italia. Il Direttore dell’ OMS Europa aggiunge inoltre: “Certamente muoiono persone sopra i 65 anni, con un sistema immunitario indebolito, e che sono soggetti vulnerabili a qualsiasi malattia infettiva». Ovvero come accade nell’influenza «normale».
di Ilaria Sabbatino
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