No soia sì fave ricche di proteine, salutari per il nostro organismo, ma soprattutto non inquinano il nostro ambiente. La maggior parte della popolazione sta abbandonando il consumo di carne e dei derivati animali per avvicinarsi a una dieta vegana. Le fave potrebbero essere la nuova soia, una vera e propria rivoluzione per il nostro futuro
No soia sì fave è l’alternativa perfetta formulata dall’università di Copenaghen. Per le persone che si stanno convertendo a una dieta vegana, la soia è ricca di proteine, facile da digerire, il sostituto ideale per chi ha scelto di dire no alla carne. In Danimarca, la percentuale della popolazione vegana è alta e un gruppo di studenti dell’università di Copenaghen ha testato alcune alternative alla soia.
No soia sì fave
Le possibili soluzioni per sostituire la soia sono l’amaranto, le lenticchie, la quinoia e le fave. Gli studenti di Copenaghen le hanno analizzate e hanno scoperto che le fave sono il candidato ideale. Il motivo principale è che questi legumi crescono non solo in Danimarca, ma in tutto il mondo. Inoltre, è possibile trasformarle in una polvere, con un alto contenuto proteico e di facile digeribilità. Quando vengono trasformate in polvere sono insapore, così da poterle preferire a polveri vegetali, come i piselli che contengono un retrogusto non sempre gradito.
Dipartimento di Scienze dell’alimentazione
“Molti consumatori chiedono alternative alla soia, una coltura che mette a dura prova l’ambiente – spiega Iben Lykke Petersen, professore associato presso il Dipartimento di Scienze dell’alimentazione dell’Università di Copenaghen e uno degli autori dello studio – Questo ci ha spinto a trovare un metodo di lavorazione delle fave che ci consentisse di produrre una polvere proteica concentrata. Uno dei vantaggi delle fave è che possono essere coltivate localmente, qui in Danimarca, senza doverle esportare. Questa è un’ottima notizia per il clima.”
La coltivazione di soia
La maggior parte della soia viene prodotta nel continente americano. La coltivazione di soia è uno dei primi colpevoli per le devastazioni ambientali di proporzioni immense. Infatti, molte foreste tropicali vengono rase al suolo per creare nuovi campi destinati a questo legume. La soia coltivata a scopi commerciali è geneticamente modificata per resistere a un erbicida a base di glifosato che si chiama Roundup. Iben Lykke Petersen spiega che: “ci sono molte preoccupazioni per l’impatto ambientale delle coltivazioni di soia.”
- Ecce Homo . Volti di persone anziane, eternate nel segno di Antonio Finelli
- Terapie domiciliari anti Covid in Senato
- 8 marzo: la Fidapa lancia il progetto Donne in Vie
- Vaccini non ci difendono e allora perchè il governo persevera? I dubbi legittimi diMarco Travaglio
- Tennis, Wimbledon: Fabbiano batte Karlovic e si qualifica per il terzo turno