Mezzo grado all’equatore nell’orbita geostazionaria del missile. Le due piattaforme in mezzo all’Oceano Indiano, la “Santa Rita” e la “San Marco”, distanti 3 miglia dalla costa. Nei primi giorni, ancora stordito dai colori, dai profumi intensi dell’Africa, dalla potenza dell’Oceano, vivevo un turbinio di emozioni che mi pervadevano felicemente. Ed ecco la “Clean Room”, il cervello pensante delle operazioni di lancio, la “stanza dei bottoni”. La piccolissima sala di controllo italiana in cui è stata scritta una pagina di storia della conquista dello Spazio.
Mezzo grado all’equatore nel mio libriccino dei ricordi. Nel 1981 ero in Aeronautica e andai in Africa, a Malindi, per prestare servizio come medico presso la base del Progetto San Marco. Il Professor Broglio aveva realizzato una piccola base spaziale che si componeva di due piattaforme in mezzo all’Oceano Indiano e, sulla terraferma, di una struttura come supporto logistico. La mattina mi imbarcavo su un battello con il resto del personale qualificato e raggiungevamo la “Santa Rita” e la “San Marco“, distanti 3 miglia dalla costa. Una volta sotto le due piattaforme, mediante una gruetta collegata ad un piano di appoggio, delimitato da una robusta rete (il cosiddetto ” cestone”), venivamo issati su quelle strutture.
Mezzo grado all’equatore per l’orbita geostazionaria del missile
Era un mondo nuovo per me. I primi giorni, ancora stordito dai colori, dai profumi intensi dell’Africa, dalla potenza dell’Oceano, vivevo un turbinio di emozioni che mi pervadevano felicemente. Un giorno, un maresciallo mi condusse a visitare la struttura della “Santa Rita“. Questa rappresentava “la mente” dell’intero Progetto. Da qui venivano inviati i comandi per il lancio del missile che avrebbe messo il satellite in un’orbita geostazionaria, mezzo grado sotto l’Equatore. In quel periodo non erano previsti lanci. Si svolgeva prevalentemente un lavoro di manutenzione.
La clean room
Quella mattina il tecnico mi invitò ad entrare nella “Clean Room“, il cervello pensante delle operazioni di lancio. Ero emozionato. Stavo per entrare nella “stanza dei bottoni“. Mi vennero in mente le immagini di Cape Canaveral, in Florida, col suo Centro di Controllo, con i suoi innumerevoli computer e con i suoi operatori in camicia bianca, con le maniche rimboccate, con gli occhi fissi sugli schermi, immersi in un’atmosfera di tensione palpabile.
Tutto qui? Pensai
Chissà che mi aspettavo. Rimasi deluso. Ci saranno stati una decina di pc, con altrettante scrivanie, un pannello molto grande su una parete, degli scaffali in fondo alla saletta. Tutto qui. “Tutto qui?!”, pensai. Eravamo la terza nazione al mondo che metteva in orbita dei satelliti, dopo l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti. Lì era venuto in visita Wernher von Braun, padre dell’Astronautica, che rimase colpito ed ammirato per come il grande Professor Broglio fosse stato capace di realizzare, seppur in scala ridotta, una base spaziale in mezzo all’Oceano Indiano.
Mezzo grado all’equatore: countdown finale
Mi ripresi subito. Immaginai che quella saletta si riempisse di tecnici, di operatori, di ordini concitati, di visi contratti, di tensioni spasmodiche in attesa del countdown finale. Ero lì e rivivevo in prima persona quegli attimi. Il martellare dei motori diesel dei generatori di corrente, disposti sulle due piattaforme, cadenzavano, attutiti, i gesti frenetici ma sicuri dei tecnici. Immaginai che dai finestroni si vedesse la San Marco, distante mezzo chilometro con il missile Scout avvolto dai vapori pre lancio.
GO
E poi, il fatidico GOOO!!”. Riscrivendo quei momenti, quelle emozioni, vissute in una cornice meravigliosa che è l’Africa, ma anche in quella piccola, piccolissima sala di controllo in cui è stata scritta una pagina di storia della conquista dello Spazio, mi fa venire ancora i brividi.
Emozioni sconosciute, che sanno di umido e salmastro
Uscii da lì, da quel piccolo ambiente che sapeva di umido, di salmastro, ancora in preda ad emozioni finora sconosciute, felice inalando profondamente il profumo dell’Oceano e della brezza profumata proveniente in lontananza dalla costa africana.
Il progetto San Marco
Il Progetto San Marco fu il programma di collaborazione bilaterale che vide impegnati Italia e Stati Uniti nella ricerca scientifica e nella sperimentazione nello spazio tra il 1962 ed il 1980. Il progetto segnò l’inizio dell’era spaziale italiana che, con il lancio del San Marco 1 il 15 dicembre 1964, portò l’Italia ad essere la terza nazione ad effettuare il lancio in orbita di un satellite artificiale dopo Unione Sovietica e Stati Uniti, utilizzando un vettore fornito dagli Stati Uniti, ma operato da personale italiano.
Gli enti partner del programma furono la NASA per gli Stati Uniti e il Centro di Ricerche Aerospaziali (CRA), oggi noto come Centro di Ricerca Progetto San Marco, della Sapienza Università di Roma.
Ideatore e padre del progetto fu il Prof. Luigi Broglio il quale riuscì a coinvolgere il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e l’Aeronautica Militare Italiana.
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