L’Isola delle Rose, la micronazione di Giorgio Rosa. Fuori dalle acque territoriali l’ingegnere fondò uno Stato indipendente, con stemma, bandiera, inno, moneta, finanche un governo. Dopo l’autonomia del 1968, la piattaforma fu smantellata nel 1969
L’Isola delle Rose vi dice qualcosa? Ebbene, era una piccola micronazione ideata dall’ingegnere bolognese Giorgio Rosa. La Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose (Esperanta Respubliko de la Insulo de la Rozoj, in esperanto, la lingua ufficiale) era una piattaforma artificiale di 400 m² che sorgeva nel mare Adriatico, a 11,612 km al largo della costa tra Rimini e Cesenatico e 500 m al di fuori delle acque territoriali italiane. L’ esperimento dell’ingegner Rosa fu visto come un tentativo di urbanizzare le acque territoriali, solo nel 2000 venne riconosciuto l’aspetto utopico della sua creazione.
L’Isola delle Rose, 1° maggio 1968
La costruzione dell’isola iniziò nel 1958. L’ ingegnere pensò di costruire un telaio di tubi in acciaio ben saldati a terra, da trasportare in galleggiamento fino al punto prescelto ed installarlo. Le operazioni iniziarono nell’estate dello stesso anno. A causa di problemi tecnici e finanziari l’impresa si bloccò nel 1962. Nello stesso anno, le autorità italiane intimarono l’ing. Rosa a rimuovere la costruzione per non ostacolare la navigazione.
Il 20 agosto 1967 l’isola venne aperta al pubblico, nonostante i comandi di cessare i lavori, giunti dalla capitaneria di porto di Rimini, perché privi di autorizzazione e perché la zona era stata data in concessione all’Ente Nazionale Idrocarburi. L’isola delle Rose dichiarò l’indipendenza il 1° maggio del 1968, con Giorgio Rosa come Presidente.
Ordinamento, lingue e moneta dell’Isola delle Rose
L’Isola delle Rose si era data un governo, formato da una Presidenza del Consiglio dei Dipartimenti e da cinque dipartimenti, suddivisi in divisioni e uffici. Dipartimento Presidenza, Dipartimento Finanze, Dipartimento Affari Interni, Dipartimento dell’Industria e del Commercio, Dipartimento delle Relazioni, Dipartimento degli Affari Esteri.
Lo stemma raffigurava tre rose rosse, con gambo verde fogliato, raccolte sul campo bianco di uno scudo sannitico. I colori dello stemma riprendevano quelli della bandiera italiana. La bandiera dell’isola, invece, presentava un fondo arancione con al centro lo stemma. L’inno scelto era Steuermann! Laß die Wacht!, tratto da L’olandese volante di Richard Wagner.
La lingua ufficiale era l’esperanto, la lingua artificiale ideata dall’oculista polacco Ludwik Lejzer Zamenhof, per far dialogare i diversi popoli tramite un linguaggio semplice, appartenente all’umanità.
L’Isola si dotò di una divisa monetaria, il Mill; ed emise anche un numero indefinito di francobolli.
Sebbene fosse costantemente visitata da turisti, l’unico abitante della piccolissima nazione è stato Pietro Bernardini, che finì sulla piattaforma dopo un naufragio e l’affittò per un anno.
L’Isola delle Rose, fine della micronazione
L’isola non fu mai riconosciuta formalmente come Stato indipendente dalle altre nazioni. Dopo 55 giorni dalla dichiarazione unilaterale di indipendenza, Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, presero possesso della piattaforma. Dopo giudizi, ricorsi e richieste, il 22 gennaio 1969 la Marina Militare Italiana salpò per la micronazione, al fine di posare l’esplosivo per la distruzione.
Giorgio Rosa, l’ideatore dell’Isola
Nato a Bologna nel 1925, Giorgio Rosa si laurea in ingegneria meccanica nel 1950, nella stessa città. Consulente e insegnante, ha sempre esercitato anche la professione di ingegnere. È diventato famoso per aver ideato e progettato l’Isola delle Rose. Sposò Gabriella Chierici, presidente della SPIC (Società Sperimentale per Iniezioni di Cemento), con la quale costruì la piattaforma. Ebbero un figlio, Lorenzo. L’ingegnere bolognese è scomparso il 2 marzo 2017. La sua Isola utopica non sarà mai dimenticata.
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