Voglio mettere a nudo la fragilità dell’amore. In fondo anche la nostra vita galleggia nell’aria come una farfalla disorientata. E’ proprio l’istinto candido adolescenziale a svolgere il ruolo salvifico del paracadute. Reciprocamente e contemporaneamente: la deità dell’amore sta in questo magico connubio. Le farfalle non sono consapevoli della loro fragilità, né della brevità del loro debole tragitto in questo mondo.
Nulla meglio della leggerezza può gestire una situazione amorosa intricata. Ciò che scrisse Marie-Henri Beyle, meglio conosciuto come Stendhal, corrisponde maledettamente al vero: “l’amore è come un fiore da cogliere sull’orlo del precipizio”.
Il suo è un aforisma che può far male, un dardo scagliato nel bel mezzo di un’infatuazione appassionata; un lampo fastidioso e accecante per chi sta per innamorarsi. Un precipizio, quello di Stendhal, in fondo al quale sono finiti milioni di cuori infranti.
Milioni di altri vi finiranno in futuro per secoli e secoli, finché l’umanità avrà vita. Vi finiranno tra infinite sofferenze indicibili e crudeli.
Sull’orlo di quel precipizio ci abbiamo camminato un po’ tutti, più o meno inconsapevolmente o ingenuamente o, ancor più spesso, imprevedibilmente e inaspettatamente.
Chi evita di precipitare in quell’inferno è il migliore degli equilibristi, colui che si salva, colui che conosce il pericolo più di ogni altro; colui che ha un’anima vissuta e non più acerba: il funambolo perfetto. Non per questo l’equilibrista è immune dalle sofferenze dell’amore. Sofferenze che non necessariamente colpiscono il suo cuore direttamente, ma di riflesso.
Uno dei due soffre sempre più dell’altro, è inevitabile. Anche quello fa male.
Rara e preziosa e splendida è una condizione di medesima intensità amorosa provata ed espressa da entrambi gli innamorati. Reciprocamente e contemporaneamente sono i due avverbi dolci come un’ambrosia divina, necessari per gioire, per toccare il cielo con un dito.
La deità dell’amore sta in questo magico connubio. La vera e unica eccezionalità di un amore è proprio questa: amare ed essere amati con la stessa intensità.
E’ il sogno di tutti gli esseri umani, così presuntuosi da accostare a questo desiderio un altro ancor più ambizioso: che quell’amore conquistato possa durare per sempre.
Cosa c’è di più fiabesco e dolce di una coppia di anziani che si tengono per mano?
Nella scala dei sogni, credo si possa mettere al primo posto. Già, l’amore può essere cupo come l’ignoto. Tuttavia è la spensieratezza che ci può salvare e soccorrerci nell’affrontare ogni situazione che sia simile ad una favola onirica e surreale. In fondo anche la nostra vita galleggia nell’aria come una farfalla disorientata.
Se è vero che tutto ha un inizio e una fine, allora è proprio l’istinto candido adolescenziale a svolgere il ruolo salvifico del paracadute.
Forse le farfalle non sono consapevoli della loro fragilità, né della brevità del loro debole tragitto in questo mondo. Chissà, magari potremmo prendere esempio da loro, per non soffrire, per non pensare. Tutte le emozioni molto forti hanno un lato contrario; anche correre veloci in auto provoca un’emozione, ma è altrettanto pericoloso, un po’ come la legge di Newton…la reazione uguale e contraria.
E’ questo che ci fa paura; l’ignoto, il precipizio, il buio, l’abisso che tante volte è conseguente ad un’intensa storia d’amore.
Se con il mio primo libro cercai di mettere a nudo la fragilità dell’uomo, oggi voglio mettere a nudo la fragilità dell’amore, come sentimento, come esperienza di vita, come avventura umana, come un temutissimo esame che il nostro cuore deve affrontare.
Viviamo quindi la nostra felicità con spensieratezza; senza tanti progetti, senza illusioni, senza pretese impossibili. Viviamo cercando di soffiare sulla nostra anima tutta la gioia che un amore ci regala, affinché possa danzare lieve nell’aria come una deliziosa e colorata farfalla.