Era arrivato in l’Italia nel 2012, dal 2015, in Germania, è ricercato in tutta Europa. Aveva partecipato all’incendio del centro immigrati di Lampedusa, 4 anni in carcere a Catania e a Palermo.Doveva essere espulso la scorsa estate. La domanda di asilo gli era stata respinta, era sospettato di legami col terrorismo. Si era stabilito a Friburgo, Berlino, al Nord-Reno-Vestfalia e di nuovo a Berlino. Aveva cambiato diverse identità (almeno 12 nomi falsi), spacciandosi una volta per Ahmad Z. o Mohamed H. di volta in volta egiziano o libanese. Lo sbarco a Lampedusa del tunisino apre interrogativi importanti. L’Italia è terra di mezzo e l’Europa non può ignorarlo.
(UMDI-UNMONDODITALIANI) Taglia di 100.000 euro dalla Procura Generale a chi fornirà informazioni utili alla cattura di Anis Amri, il tunisino killer ricercato dalle autorità tedesche dopo la strage causata in Germania. Un sospetto terrorista arrestato e poi rilasciato perché estraneo, un altro ricercato con mandato di cattura internazionale: le autorità tedesche indagano incessantemente a pochi giorni di distanza dall’attentato al mercatino di Natale a Berlino, ancora nessun risultato. Una sola pista concreta da seguire, un tunisino di 24 anni Anis Amri nato a Tataouine che potrebbe essere il killer alla guida del tir che lunedì sera si è lanciato a tutta velocità nel mercatino di Breitscheidstrasse, a Berlino ovest, uccidendo 12 persone e ferendone un’altra cinquantina. La polizia lo cerca per interrogarlo ma non è detto che sia effettivamente l’autore. Operazioni di polizia sono state condotte ieri in tutto il Nord-Reno-Vestfalia. In Tunisia sono stati interrogati i suoi genitori. Il killer, che era arrivato in l’Italia nel 2012 e da luglio 2015, in Germania, è ricercato in tutta Europa. Dopo aver partecipato all’incendio del centro immigrati di Lampedusa, Anis è stato 4 anni in carcere prima a Catania e poi a Palermo, dopo aver scontato la pena ha ricevuto un provvedimento di espulsione. Provvedimento che, però, non è andato a buon fine perché le autorità tunisine non hanno effettuato la procedura di riconoscimento nei tempi previsti dalla legge.
Ad agosto era stato fermato con un documento d’identità italiano falso a Friedrichshafen, sul lago di Costanza, vicino alla Svizzera. Era registrato al centro profughi di Emmerich am Niederrhein (Nord-Reno-Vestfalia) nel comune di Kleve, vicino all’Olanda. La domanda di asilo gli era stata respinta a giugno 2016, era sospettato di legami col terrorismo. Doveva essere espulso la scorsa estate. Però non lo fu perché mancavano dei documenti validi di espulsione dalla Tunisia. Documenti arrivati soltanto ieri. Quello ritrovato nel tir indica che era tollerato nel Paese, ovvero un stato intermedio fra il no all’asilo e l’espulsione. Il tunisino si sarebbe stabilito a Friburgo, poi Berlino, quindi il Nord-Reno-Vestfalia e di nuovo a Berlino. Avrebbe anche cambiato diverse identità (almeno 12 nomi falsi), spacciandosi una volta per Ahmad Z. o Mohamed H. originario dell’Egitto e un’altra come cittadino del Libano. Secondo il ministro degli interni del Land, Ralf Jäger, era da mesi sulla lista dei potenziali terroristi e le autorità regionali e federali si erano scambiate i dati, ma senza carte valide non poteva essere rimpatriato. Sarebbe stato in contatto con ambienti islamici radicali, in particolare il predicatore salafista Abu Walaa, di recente arrestato, anello principale dell’Isis in Germania. Circa 24 ore dopo l’attentato l’Isis lo ha rivendicato nel suo canale internet Amak. Alla polizia sono giunte intanto oltre 500 segnalazioni sull’attentato.