Parole dure dal presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, che in un evento in Germania ha collegato i rischi dell’Italia al tracollo della Grecia, ipotizzando «la fine dell’euro». «In Italia nessuno si beve le minacce di Juncker», ha replicato il vicepremier Salvini
(UMDI-UNMONDODITALIANI) Sotto tiro la decisione del governo M5S-Lega dai ministri finanziari dell’Eurogruppo e dalla Commissione europea a causa di un deficit al 2,4% del Pil per tre anni. In una riunione dell’Eurogruppo tenutasi a Lussemburgo, dove erano invitati anche i commissari Ue Valdis Dombrovskis e Pierre Moscovici, il ministro dell’Economia Giovanni Tria è stato attaccato per esortarlo al rispetto dei vincoli Ue di bilancio nella presentazione alla Commissione europea (entro il 15 ottobre) della bozza del progetto di bilancio dell’Italia per il 2019. Le parole più dure sono arrivate dal presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, che in un evento in Germania ha collegato i rischi dell’Italia al tracollo della Grecia e parlando addirittura «della fine dell’euro», se fosse concessa flessibilità di bilancio al governo M5S-Lega. «In Italia nessuno si beve le minacce di Juncker», ha replicato il vicepremier Salvini. «Non ci sarà alcuna fine dell’euro» ha sottolineato Tria, manifestando sicurezza sugli effetti positivi sulla crescita della manovra italiana. Il ministro ha ammesso che il deficit al 2,4% «non corrisponde esattamente ad alcune regole europee, ma fa parte della normale dinamica europea» perché «è sempre accaduto a molti Paesi nel corso degli ultimi decenni» e «se andiamo a vedere il numero di Paesi, che sono in regola con tutte le regole europee, sono pochissimi». Anche il presidente dell’Eurogruppo, il portoghese Mario Centeno ha espresso «preoccupazione» per il caso italiano lasciando aperta la possibilità di un accordo nella «lunga procedura» comunitaria con negoziato tra Bruxelles, Roma e le principali capitali. Tria ha ricordato i fallimenti delle politiche di bilancio dei precedenti governi italiani, con conseguente necessità di politiche economiche più espansive e la disponibilità a «cambiare» in caso di risultati insufficienti. Già Dombrovskis aveva detto che il deficit al 2,4% «non sembra compatibile con le regole del patto di stabilità». Moscovici aveva parlato di «deviazione molto, molto significativa». Il vicepremier Luigi Di Maio ha accusato la Commissione Ue di «terrorismo» per agitare i mercati finanziari.