Dati aggiornati, separati per cittadinanza, provincia e regione di insediamento, sesso, età e numerose altre variabili. La metodologia applicata dal Centro Studi e Ricerche IDOS alla realizzazione del Dossier Statistico Immigrazione si basa sullo studio, la comparazione e la reciproca integrazione delle fonti statistiche disponibili in Italia sul fenomeno migratorio e consiste nel reperire annualmente
(UMDI UNMONDODITALIANI) Il numero degli stranieri regolari in Italia resta sostanzialmente stabile a dispetto 40 anni di retorica sulla cosiddetta invasione. E’ la conclusione del Dossier Statistico Immigrazione 2018 del Centro Studi e Ricerche IDOS, pubblicato la versione in lingua inglese, in collaborazione e con il sostegno della Fondazione Friedrich Ebert. E’ possibile scaricare dal sito, sempre in lingua inglese (oltre che nella versione italiana), anche il video di presentazione del Dossier 2018 e la scheda di sintesi con i dati principali del rapporto. Questo rapporto rappresenta a tutti gli effetti una anticipazione, in lingua inglese, della presentazione del nuovo Dossier Statistico Immigrazione 2019, che avverrà il prossimo 24 ottobre, a Roma presso il Teatro Orione e in contemporanea in tutte le regioni e province autonome d’Italia. In particolare, il volume raccoglie i capitoli fondamentali della versione originale in lingua italiana, appositamente selezionati e revisionati per un pubblico internazionale che intenda documentarsi, attraverso informazioni dettagliate e dati aggiornati, sulla situazione dell’immigrazione in Italia. Con i suoi 5,2 milioni di stranieri residenti, pari all’8,7 per cento della popolazione complessiva, di cui 3,7 milioni costituiti da cittadini non-Ue regolarmente soggiornanti, l’Italia resta uno dei principali paesi Ue di immigrazione (dopo Germania e Regno Unito e in linea con Francia e Spagna).
A dispetto di una quarantennale retorica dell’invasione, il numero degli stranieri regolari resta sostanzialmente stabile nel Paese: sia per il blocco – dal 2011 – dei canali di ingresso regolari per lavoratori non comunitari che intendano inserirsi stabilmente in Italia (nonostante il lavoro resti il principale motivo delle migrazioni economiche a livello globale); sia per i discutibili e onerosi accordi con la Libia siglati nel 2017 non solo con entrambi i governi in conflitto, ma anche direttamente con i clan che controllano il traffico e la tratta dei migranti. L’esito è stato, nel 2018, il crollo a poco più di 26.000 delle persone sbarcate in Italia (-80,4 per cento rispetto alle oltre 119.000 del 2017), poi ridottesi ulteriormente ad appena 6.700 nei primi 9 mesi del 2019; una riduzione ottenuta al costo salatissimo di centinaia di morti e dispersi in mare (nel Mediterraneo centrale l’Oim ne stima oltre 2.800 nel 2017, per un rapporto di 1 morto/disperso ogni 50 che hanno tentato la traversata, e oltre 1.300 nel 2018, quando il medesimo rapporto è salito a 1 ogni 35) e migliaia intercettati e riportati dalla Guardia costiera libica nei campi di detenzione da cui erano fuggiti, per subirvi ancora violenze, stupri e torture tra le più feroci, come ormai documentato da numerosi organismi internazionali e dalla stesse Nazioni Unite; sia per il trasferimento all’estero di un numero sempre più cospicuo di stranieri già regolarmente presenti (40.000 cancellazioni anagrafiche nel 2018, ma il numero effettivo è senz’altro più elevato), soprattutto giovani e altamente qualificati, i quali, al pari di tanti italiani (116.000 cancellati, ma Idos ne stima circa 290.000 effettivi), non trovano più nel paese condizioni (e ambiente) di inserimento favorevoli per una loro permanenza e si spostano in altri paesi, lasciando un’Italia sempre più anziana e meno produttiva e competitiva sul piano internazionale.
“In un mondo in cui le sperequazioni tra ricchi e poveri, i conflitti, le dittature, le carestie e i mutamenti climatici spingono sempre più persone a migrare, al punto che attualmente sono arrivati a 272 milioni i migranti nel mondo, di cui 24 milioni rifugiati e richiedenti asilo, è sempre più fondamentale – afferma Luca Di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche Idos – che le dinamiche migratorie che interessano i contesti nazionali, come quello italiano, vengano inquadrate e lette, nelle loro caratteristiche strutturali, alla luce del più ampio contesto europeo e globale, all’interno del quale vanno elaborate e discusse anche tutte le possibili soluzioni”.