Il Premier Contesi può disporre la disattivazione di Internet in presenza di un rischio grave ed imminente alla sicurezza nazionale causato dalla vulnerabilità di reti. l’Italia è in grado di affrontare con la massima efficacia e tempestività situazioni di rischio grave e imminente per la sicurezza nazionale in ambito cyber
(UMDI – UNMONDODITALIANI) Il Bel Paese ha a sua disposizione un’intera squadra nazionale di esperti informatici, chiamati più comunemente hacker. I futuri cyberdefender, selezionati da tutte le scuole e le università attraverso la Cyberchallenge. L’Italia ha la Golden Power, ovvero speciali poteri di opposizione nei confronti di produttori di tecnologie, come il 5G, che possono rappresentare un pericolo per la democrazia e l’economia della penisola. L’Italia si avvale inoltre anche di un Internet kill switch. Più nello specifico, in presenza di un rischio grave ed imminente alla sicurezza nazionale causato dalla vulnerabilità di reti, sistemi informativi e servizi informatici, il Presidente del Consiglio può disporre la disattivazione, totale o parziale, di Internet. Con le necessarie garanzie di legge. Una possibilità remota, ma prevista dalla legge sul Perimetro nazionale di sicurezza cibernetica a cui è dedicato gran parte dell’allegato alla – Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza – presentata. Un’ allegato, chiamato «Documento di sicurezza nazionale», che fa il punto sulla minaccia cyber e già dal nome chiarisce come la sicurezza cibernetica e la sicurezza nazionale siano indissolubilmente legate. Mentre il documento sottolinea la costante evoluzione delle minacce al nostro paese, chiarisce la costante e contemporanea evoluzione dell’assetto cibernetico italiano, la «postura», chiamata in gergo, e la mette in relazione con alcuni fattori di crescita e di innovazione che in una società aperta, digitale e super connessa, possono trasformarsi e diventare in vere e proprie minacce, ad esempio algoritmi di intelligenza artificiale, la crittografia e l’informatica quantistica. Settori su cui l’Italia dovrebbe investire di più. Tuttavia l’Italia è in grado di «affrontare con la massima efficacia e tempestività situazioni di rischio grave e imminente per la sicurezza nazionale in ambito cyber». Il documento invita inoltre a focalizzare l’attenzione sulle amministrazioni pubbliche, le meno attrezzate a rispondere agli attacchi informatici. Nella relazione dell’intelligence tuttavia sono indicati alcuni elementi di rischio riportati alla loro giusta dimensione: le cryptovalute non sarebbero un canale preferenziale per foraggiare il terrorismo; la galassia delle formazioni di estrema destra è molto frammentata e agisce prevalentemente sul web; la disinformazione, con campagne mirate contro la tenuta democratica del paese, è per lo più sotto controllo. Insomma, il quadro fornito sembra rassicurante, ma non permette di abbassare la guardia. E tuttavia è proprio grazie al lavoro svolto da Governo e agenzie di sicurezza che secondo l’organizzazione pro-consumatori Comparitech l’Italia si troverebbe oggi al trentesimo posto tra i settantasei paesi più sicuri dal punto di vista cibernetico. Con gli Usa al diciassettesimo e la Germania al terzo posto. La classifica, su dati Kaspersky e Itu relativi a telefoni e computer infetti, malware finanziari e cyberattacchi, vede il Bel Paese scalare 10 posizioni rispetto all’anno precedente anche grazie al buon punteggio ottenuto per aver legiferato in maniera efficace in materia di cybersecurity.
di Ilaria Sabbatino
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