Gli italiani sul balcone e in terrazza c’è voglia di musica per il Paese silenzioso. Musica che è utilizzata come terapia contro la paura. Era dai Mondiali di calcio che non si vedeva tanto orgoglio patriottico. C’è un’Italia rintanata che ha voglia e tempo di stare a sentire
Nell’ ultimo periodo il nostro Bel Paese è stato sconvolto dal virus nato in Cina a fine Dicembre del 2019, denominato Covid-19, che ha costretto un’Italia intera a stravolgere le proprie abitudini e a rimanere a casa in quarantena per mesi. “Se continueremo a rimanere a casa – espone il premier Giuseppe Conte – evitando contatti a rischio, saremo più efficaci nel contenere il virus” e sta volta sembra funzionare, gli Italaini si chiudono in casa e cercano dei modi originali per intrattenersi.Da Nord a Sud tutti alla finestra per cantare. Non solo lenzuoli e bandiere: in tempi di #iorestoacasa gli italiani intonano la ricetta per reagire all’emergenza che li ha messi in quarantena. Tutti assieme, ma ciascuno a casa propria. La musica è utilizzata come terapia contro la paura. L’Italia reagisce cantando all’emergenza coronavirus, che si è abbattuto come uno tsunami sul nostro Paese e che blinda tutti in casa. L’appuntamento, a una ventina di giorni dai blocchi che hanno fatto del Paese una zona rossa unica, o quasi, non è più nei locali o nei parchi, ma sul balcone. Tutti affacciati dunque per intonare una canzone, ognuno per sé ma tutti assieme. E il risultato è una melodia, diversa per ogni quartiere e città, che attraversa le regioni da Nord a Sud, ora seguendo le note dell’Inno di Mameli, ora canticchiando “Napul’ è” di Pino Daniele. Tra i tetti della capitale vibrano le parole di “Roma Capoccia” di Antonello Venditti, a Cagliari le strofe in sardo con la fisarmonica e “Ovunque tu sia”. Ma non sono solo canzonette: a Milano spunta un’arpa dietro la balaustra in marmo. Le note di una viola si propagano da un altro balconcino, finito su Facebook: è quella di Danilo Rossi, prima viola della Scala. “Non molliamo, ce la faremo”, è scrtto sullo striscione che gli fa da palcoscenico. E con lui sono in tanti a sperarlo. “Ed il giorno verrà – le parole di Jimmy Fontana utilizzate dagli inquilini della casa di ringhiera di via Canonica e che risuonano per tutto il palazzo – La notte insegue sempre il giorno… Ed il giorno verrà”. No, non è una telenovela. E’ la voglia di andare avanti, riempiendo gli spazi di questa attesa per stare meglio, tutti: sani e malati. Per questo i balconi d’Italia, oltre che rumorosi, ora sono anche più colorati: ai lenzuoli arcobaleno che già ieri si auguravano “andrà tutto bene”, oggi si aggiungono le bandiere del tricolore esposte su finestre e ringhiere. Era dai Mondiali di calcio che non si vedeva tanto orgoglio patriottico che, vuoi o non vuoi, la paura dell’epidemia ha fatto rispuntare fuori insieme a un tripudio di cori e serenate. Anche se i concerti sono vietati l’Italia canterina non si arresta. A Tusa, un piccolo comune della città metropolitana di Messina in Sicilia, la street band Fanfaroma ha lanciato l’idea suonando i brani affacciandosi alle finestre e ai balconi, suonando per un pubblico che ha ascoltato allungando la testa dietro la finestra. Ma c’è anche chi si è aggiunto suonando quel che trovava in casa, una jam session con pentole e cucchiai. Ad Agropoli, in provincia di Salerno, su proposta del sindaco un’auto della municipale ha girato per le strade diffondendo al megafono le note dell’inno italiano. Taranto già si è data appuntamento per domani, dopo le 18 sarà la volta di “Azzurro” e domenica si canterà affacciati “Il cielo è sempre più blu”. Sax, clarinetto e tromba: qualsiasi strumento o brano musicale può aiutare a sentirsi meno isolati, non ancora soli. Dietro le inferriate milanesi da una tromba esce “O mia bela Madunina” e la città deserta ascolta in silenzio. Poi, uno scroscio di applausi: nascosti ma sentiti. C’è un’Italia rintanata che ha voglia e tempo di stare a sentire.
di Ilaria Sabbatino
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