Infrazione a Ungheria e Polonia per le politiche relative alle tematiche LGBTQUIA+: dalla legge ungherese anti LGBT alle zone franche polacche
Infrazione a Ungheria e Polonia: la procedura è stata avviata dalla Commissione Ue . Nel mirino l’uguaglianza e la tutela dei diritti fondamentali, in modo specifico per le comunità LGBTQUIA+
I due stati membri hanno due mesi per rispondere alle argomentazioni della Commissioni. In caso di mancata risposta si procederà ad inviare agli stati interessati un parere motivato ed in un secondo momento l’Ue potrà deferirli alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Infrazione a Ungheria e Polonia: quando la tutela del cittadino diventa selettiva
“L’uguaglianza e il rispetto della dignità e dei diritti umani sono valori fondamentali dell’Ue,- si legge nell’annuncio della Commissione sull’avvio dell’infrazione – sanciti dall’articolo 2 del trattato dell’Unione europea. La Commissione utilizzerà tutti gli strumenti a sua disposizione per difendere questi valori”
“La Commissione europea sta avviando oggi una serie di azioni legali – scrive in un tweet il commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders – per proteggere i diritti fondamentali delle persone Lgbtq in Ungheria e Polonia. Dobbiamo continuare ad agire per garantire che tutti i cittadini siano trattati allo stesso modo in tutta l’Ue“.
Il caso ungherese
La legge anti LGBT adottata recentemente dall’Ungheria vieta l’accesso ai minori di 18 anni a contenuti che promuovono o ritraggono “divergenza dall’identità personale corrispondente al sesso alla nascita, al cambiamento di sesso o all’omosessualità”.
Così la commissione europea cita lo stato ungherese: “l’Ungheria ha pubblicato una legge che prevede una serie di misure restrittive e discriminatorie; in particolare, vieta o limita l’accesso a contenuti che diffondano o ritraggano la cosiddetta “divergenza dall’identità personale corrispondente al sesso alla nascita, al cambio di sesso o all’omosessualità”. Continua poi: “La tutela del minore è un interesse pubblico legittimo che l’Ue condivide e persegue. Tuttavia, in questo caso l’Ungheria non ha spiegato perché l’esposizione dei bambini a contenuti Lgbtiq in quanto tale sarebbe dannosa per il loro benessere o non è in linea con l’interesse superiore del bambino”.
Il caso polacco
In Polonia diversi comuni e regioni hanno adottato le cosiddette “zone franche LGBT” ovvero delle zone “libere dall’ideologia gender”. La Commissione si è espressa a riguardo affermando di non aver ricevuto risposte complete dallo stato polacco sulla natura e l’Impatto di queste zone.
“A volte ci dicono che dovrebbero riaprire Auschwitz – afferma Aleksandra Głowacka, 27 anni, un’attivista polacca – così che Hitler possa prendersi cura di noi. Se pensiamo che il campo giace a 20 chilometri da qui, è nauseante solo il fatto di pensarci”. Insomma le zone franche sono il risultato violento del pensiero ultraconservatore ed ultracattolico polacco che oltre a crimini contro le comunità LGBTQUIA+ si macchia di colpe nei confronti delle donne e dei bambini. Verrebbe da dire che Auschwitz è già in riapertura.
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