Illegittimo cognome del padre attribuito per legge ai figli con cancellazione, di fatto, di quello della madre. Finisce un retaggio patriarcale vergognoso, di una discriminazione assurda, che per secoli ha reso invisibili le donne nella determinazione della discendenza. La sentenza della Corte Costituzionale
Illegittimo cognome del padre secondo la Corte Costituzionale italiana, chiamata ad esprimersi su un argomento delicato che di fatto pesava in maniera ignobile sulle donne, alle quali era negato, fino ad oggi, il diritto a trasmettere il proprio cognome al nascituro, dopo averlo portato in grembo per nove mesi. Finisce così, nel 2022, un retaggio patriarcale vergognoso, una discriminazione assurda, che per secoli ha reso invisibili le donne nella determinazione della discendenza.
Illegittimo cognome del padre: Il figlio assume il cognome di entrambi i genitori
La Corte Costituzionale ha esaminato la legittimità sulle norme che stabiliscono l’attribuzione del cognome ai figli stabilendo finalmente, sia pure con decenni di ritardo che è “Illegittimo l’automatismo del cognome paterno” e che “il figlio assume il cognome di entrambi i genitori“.
A stabilirlo è stata la, che oggi ha esaminato la questione della legittimità costituzionale sulle norme che regolano l’attribuzione del cognome ai figli, che assumono di regola quello del padre.
La Corte Costituzionale ha ritenuto la norma discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio e non corrispondente al principio di uguaglianza, ma di fatto la norma era maggiormente discriminatoria e lesiva dell’identità e dignità delle donne. Ora, in base alla sentenza, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta del cognome da attribuire al proprio figlio, perché costituisce un elemento fondamentale dell’identità della persona. Secondo la Corte, quindi, la norma che non consente ai genitori, di comune accordo, di attribuire al figlio il solo cognome della madre e quella che, in mancanza di accordo, impone il solo cognome del padre, sono illegittime. Al contrario, la regola prevede ora che il figlio erediti il cognome di entrambi i genitori, nell’ordine concordato dagli stessi, a meno che essi decidano di comune accordo di dare al figlio solamente il cognome di uno dei due genitori. Nel caso in cui si decida per l’attribuzione di entrambi i nomi, saranno gli stessi genitori a stabilirne l’ordine. Ma, in mancanza di un accordo, la parola passerà al giudice.
La Corte ha quindi stabilito l’illegittimità costituzionale di tutte le norme che prevedono l’attribuzione automatica del cognome del padre. La pronuncia si riferisce ai figli nati nel matrimonio, fuori dal matrimonio e ai figli adottivi. Nelle prossime settimane verrà depositata la sentenza, ma sarà compito del legislatore “regolare tutti gli aspetti connessi alla presente decisione”.
Le norme che attribuiscono automaticamente il cognome del padre sono state definite illegittime. La nuova regola prevede che vengano assunti quelli di entrambi i genitori tranne nel caso in cui si decida di sceglierne solo uno, di comune accordo. Alcuni aspetti restano però da chiarire, motivo per cui si chiede di arrivare in fretta anche ad una legge sul tema
Mercoledì 27 aprile la Corte Costituzionale ha definito illegittime le norme che attribuiscono al figlio di una coppia il cognome del padre in modo automatico, con quella che è stata definita un’altra sentenza “storica”, nonché una “svolta di civiltà”. In un comunicato si legge che i giudici hanno ritenuto “discriminatoria” e “lesiva dell’identità del figlio” la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre e che, “nel solco del principio di eguaglianza e nell’interesse del figlio, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale”.
Gruppo facebook dal 2012
Intanto come spesso accade, la norma arriva sempre in ritardo rispetto alla società civile. Tra le tantissime iniziative private, la pagina facebook nata il 1 ottobre 2012, dal titolo: “Cognome della mamma ai figli“.
Illegittimo cognome del padre: il caso
In effetti la Corte si era già espressa sull’automatismo riguardante il cognome e lo scorso gennaio lo aveva definito “retaggio di una condizione patriarcale della famiglia“. Ma è stata necessaria una sentenza per statuire l’illegittimità della norma. E per arrivare alla sentenza occorreva “il caso”. Che è quello di un procedimento avviato nel 2020 a Lagonegro, in Basilicata. Una coppia si era rivolta al tribunale perché voleva dare al figlio solo il cognome della madre, così che questi potesse condividere lo stesso cognome dei fratelli, ma la legge non lo consentiva. Gli altri ragazzi lo avevano infatti acquisito solo perché erano stati riconosciuti successivamente dal padre, mentre l’ultimo arrivato era nato nel matrimonio. Come ha ricostruito il loro legale, i primi tentativi della coppia sono stati vani, ma i coniugi non si sono arresti e hanno fatto appello contro la decisione di primo grado. Proprio durante il nuovo processo, la questione è stata rimessa alla Corte costituzionale. “È inutile nascondere la soddisfazione per questo risultato, è stato un percorso lungo e faticoso ma alla fine la nostra tesi è stata riconosciuta come valida”, ha detto il legale, commentando la sentenza. “La coppia ci ha sempre creduto”.
La legge italiana vieta il riconoscimento materno in costanza di matrimonio. Una madre porta per nove mesi in grembo la sua creatura, ma quando la dà alla luce, prende il cognome del padre, mentre la madre sparisce completamente. Solo una mente malata poteva pensare una norma del genere. Passi il fatto che la mente malata fosse espressione di un periodo storico di privazione dei diritti fondamentali e di sostanziali, concrete, forti differenze tra i due generi, con penalizzazioni umilianti per le donne. Ma che ad oggi, 630 deputati e 315 senatori non si siano rimboccati le maniche per eliminare questo ignominioso retaggio patriarcale maschilista, la dice lunga sull’impegno di coloro che sarebbero chiamati a rappresentarci.
Illegittimo cognome del padre: cosa succede ora
La Corte ha stabilito anche cosa cambierà in pratica. “La regola – si legge nel comunicato – diventa che il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine dai medesimi concordato, salvo che essi decidano, di comune accordo, di attribuire soltanto il cognome di uno dei due. In mancanza di accordo sull’ordine di attribuzione del cognome di entrambi i genitori, resta salvo l’intervento del giudice in conformità con quanto dispone l’ordinamento giuridico”. Ovviamente i cambiamenti statuiti dalla Corte Costituzionale riguarderanno i figli nati nel matrimonio, i figli nati fuori dal matrimonio e anche a quelli adottati. Ora sarà compito del legislatore (quindi del Parlamento) regolamentare l’iter. Tra le altre cose, bisognerà decidere come procedere se uno dei due genitori ha già il doppio cognome. Al momento, chi si trova in questa situazione può trasmetterne solo uno, a scelta.
Illegittimo cognome del padre. La Politica finge di esultare
La pronuncia della Corte è stata definita “decisione storica”, qualcuno dei nostri “rappresentanti ricorda che la decisione attua il principio di eguaglianza e che è stata eliminata una discriminazione insopportabile, che rendeva invisibili soprattutto le donne nella determinazione della discendenza.
Quante belle parole!
Che belle parole, quanta enfasi! Deputati e senatori sono maestri nell’arte della mimetizzazione con assalto finale al carro dei vincitori. Nessuno di loro (con poche eccezioni) si è curato di darsi da fare per eliminare quel retaggio assurdo e vessatorio, adesso gioiscono tutti quanti, ma è stato necessario che una coppia di semplici cittadini adisse le vie legali, pagando di tasca propria legali e spese processuali, per vedere finalmente riconosciuto un diritto che dovrebbe essere ovvio e inalienabile.
Tutti soddisfatti senza aver fatto nulla
“Grande soddisfazione per la pronuncia della Corte Costituzionale” da parte delle forze politiche che, in nome di una ipocrisia che regna sovrana a Montecitorio, chiedono ora al presidente della commissione Giustizia, Ostellari di adoperarsi affinchè il provvedimento venga approvato rapidamente e in piena aderenza a quanto stabilito dalla Corte”.
Esulta pure la ministra
La ministra della Giustizia, Marta Cartabia ha detto che grazie a questa sentenza, è stato fatto “un altro passo in avanti verso l’effettiva uguaglianza di genere nell’ambito della famiglia“. Sempre la ministra Cartabia non ci risulta che si sia troppo consumata in questa “battaglia” di giustizia.
Ci resta la scheda elettorale
Parole simili sono state espresse da altri politici, mentre altri si sono soffermati sulla necessità di intervenire sul tema con uno specifico provvedimento legislativo. Tra questi, la ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti che pure non si è distinta per il valore sul campo. Ce ne ricorderemo, assieme a tutti i provvedimenti senza senso assunti durante la pandemia, al momento di inserire la scheda elettorale nell’urna.