Il ruolo della fortuna e dell’abilità nel poker

Il ruolo della fortuna e dell’abilità nel poker

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Il ruolo della fortuna e dell’abilità: lungo periodo o partita singola

La prima cosa che dobbiamo prendere in considerazione se vogliamo valutare l’influenza della Dea Bendata sui risultati di gioco è l’orizzonte temporale. Lungo periodo e breve periodo? Per lungo periodo intendiamo un lasso temporale ampio – solitamente anni – nel quale viene giocato un numero imponente di mani, cioè nell’ordine delle migliaia. Per breve periodo intendiamo, invece, una partita singola o qualche partita giocata in un arco di tempo limitato.

Due tipi di giocatori

All’orizzonte temporale non corrispondono solo due probabilità diverse, ma anche due tipi di giocatore diverso. Se nella partita singola possiamo trovare sia il professionista sia il giocatore occasionale, nel lungo periodo possiamo trovare esclusivamente il giocatore di poker professionista. Solo quest’ultimo, infatti, ha la possibilità di dedicare tempo ed energia a giocare un numero elevato di mani nel corso degli anni.

Giocatore occasionale o professionista?

Il giocatore occasionale usa il poker prevalentemente come svago e per questo è maggiormente focalizzato sulla partita singola. Per lui vincere a poker significa giocare una mano e terminarla con una vincita. Il tipo di atteggiamento che lo guida è legato all’emozione e non alla razionalità: prende delle decisioni basate sull’istinto o sul “sentirsi fortunato”.

Il gioco come svago

Questa tipologia di giocatore non dedica del tempo allo studio delle mosse di poker e della strategia, di cui ha probabilmente sentito parlare ma a cui non è interessato. Lo studio, come per qualsiasi disciplina, richiede impegno e tempo da dedicare anche per il poker e questo va in contrasto con il modo di intendere il gioco come uno svago.

Scelgo la somma e vado

Questa tipologia di giocatore spesso sceglie un’ottima piattaforma di online poker per giocare e si connette con finalità prevalentemente ricreativa. Definisce una quantità di denaro da poter spendere per la possibilità di guadagnarne una quantità maggiore, ma è disposto anche a perderla, perché lo considera il prezzo dello svago.

Il professionista: un vero e proprio lavoro

Molto diversa è la mentalità del giocatore di poker professionista. In questo caso il poker non è uno svago, per quanto ovviamente sia sempre una passione, ma rappresenta un vero e proprio lavoro. La visione è molto simile a quella di uno sportivo professionista, come può essere un tennista professionista.

Studio e allenamento quotidiano

Il giocatore “pro” non è guidato dalle sue emozioni, ma ha un approccio fortemente razionale. Non fa una mossa di poker perché “sente” che andrà bene, ma perché rientra in una strategia ben definita. Dal momento che dedica ore tutti i giorni allo studio e all’allenamento, è in grado di utilizzare delle avanzate conoscenze psicologiche e matematiche, dalla conoscenza delle principali probabilità di realizzazione in base a determinate carte in suo possesso fino alla corretta interpretazione dei cosiddetti ‘tell’, cioè i gesti involontari che “tradiscono” le intenzioni degli avversari.

Ma, soprattutto, il professionista non è interessato alla singola partita. Per lui il poker è si misura nell’ordine delle migliaia di mani, che ovviamente vengono giocate nel corso di anni, se non di decenni.

La varianza nel poker

Ma perché è così importante quante mani si giocano? Per capirlo introduciamo il concetto di varianza matematica che, semplificando, indica di quanto un risultato si allontana dalla media. La parte interessante è che questo scostamento non si mantiene costante ma, all’aumentare delle mani giocate, tende a diminuire: per questo si parla di “abbattere la varianza”.

In un tempo limitato, una settimana o un mese, la probabilità di perdere più soldi di quanti se ne sono investiti è ancora piuttosto elevata, ma allungano l’orizzonte temporale ad un anno di gioco costante questo dato si abbassa. E più si gioca, più tende ad abbassarsi. Ovviamente non basta giocare “a caso”, ma bisogna avere una strategia e, soprattutto, bisogna gestire il bankroll in modo corretto.

Fortuna o abilità?

Per rispondere alla domanda iniziale adesso abbiamo degli elementi in più. Se si considera una partita singola, la fortuna è una variabile determinante perché le carte che si hanno in mano fanno la differenza e dipendono dal caso.

Davide che sfidò Golia per 2.5 milioni di dollari

È per questo che spesso dei giocatori occasionali hanno battuto dei campioni di poker di fama internazionale. Basti pensare al caso di Chris Moneymaker, che nel 2003 riuscì a vincere il primo premio di 2,5 milioni di dollari alle World Series of Poker, anche se quello era il suo primo torneo dal vivo a cui partecipava.

Se consideriamo il lungo periodo, allora il poker diventa un gioco di abilità. Perché in quel caso le capacità sviluppate dal giocatore, ma anche il tempo e le energie da dedicate, permettono di portare quasi a zero l’influsso del Dea Bendata.

Tutto dipende da…

In altre parole, il poker può essere sia un gioco in cui conta la fortuna sia uno in cui contano le capacità del giocatore. Tutto dipende da come si intende il gioco al tavolo verde e per quanto a lungo. La matematica e la statistica, altri elementi importanti nel poker, mostrano come la semplice fortuna perde di valore per i pokeristi di professione.

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Mina Cappussi

Sono nata il 14 luglio, che è tutto dire! Docente a contratto per l’UNIVERSITA’ ROMA TRE, Facoltà di Lettere, dipartimento di Linguistica, Corso di “Metacomunicazione sul Web e New Media” Laureata con Lode in Scienze Politiche, Master in Management Sanitario Professionale di II livello Master in Diritto del Minore Roma Sapienza, Master in Didattica professione Docente, Perfezionamento in Mediazione Familiare e consulente di coppia Università Suor Orsola Benincasa Napoli, Diploma di Counselor, Master sull’Immigrazione e le Migrazioni Italiane Università Venezia, Master in studi su Emigrazione Forzata e dei Rifugiati - University of Oxford, Master Class in Giornalismo Musicale, Diploma DSA, Diploma Tecnologo per l'Archeologia Sperimentale. Scrittrice, saggista, giornalista, artista, iscritta all’Ordine dei Giornalisti, International Press Card Federation of Journalists, Direttore e Publisher dal 2008 del quotidiano internazionale UN MONDO D’ITALIANI