Il Molise con Jovine e Rimanelli: un fantastico viaggio nel tempo nella regione dimenticata

Il Molise con Jovine e Rimanelli: un fantastico viaggio nel tempo nella regione dimenticata

Ambiente Cultura Storia

di Vincenzo di Sabato

Il Molise con Jovine e Rimanelli, un ritratto di Vincenzo di Sabato che racconta un Molise da favola, il Molise Noblesse dei nostri tempi, come lo avevano descritto, con somma poesia, i poeti Giose Rimanelli e Francesco Jovine. Di Sabato prende spunto, come solo lui sa fare, dal servizio sulla valorizzazione dei “Cammini Molisani“, riportando alcuni sguardi sbirciati su “questa nostra piccola cara patria comune” da Francesco Jovine e Giose Rimanelli durante il secolo scorso.

Il Molise con Jovine: un fazzoletto di terra ricamato di storia e geologia

La nostra terra, grande come un fazzoletto, nasce da una tasca dell’Appennino che si chiama Molise. Sul fazzoletto vi sono minuscoli ricami fatti a tombolo, che i geografi chiamano paesi” (G. Rimanelli).

Racchiuso fra il Trigno e il Fortore e con il Matese scrive Jovine – che la domina e genera il suo fiume più grande, c’è il Molise, terra senza riposo. È tutta una tortura geologica, raggelata in tempo immemorabile. Il paesaggio emerge dalla roccia ed è fatto di pietre. Dal lembo del mare pulito di Montenero, Petacciato, Termoli e Campomarino; dalle verdi pinete punteggiate da rosmarini, mirti e ginepri e popolate di campeggi, fino alla riposata gaiezza di Venafro, il panorama è aspro, con cime brulle, e burroni coperti da rovi, ciuffi di ginestre e macchie di quercioli. E, proprio qui, declinando da Roma, «incontreremo le prime ulivelle, magre, solitarie, in bilico sui dirupi, con i rami stenti, tormentati dal vento. Saremo qui, in contado di Molise»”.

L’amore di Francesco Jovine per il Molise

Francesco Jovine, introducendo il vol. n° 14 del Touring Club, manifesta ancora così, nel 1948, l’amore per la sua terra: “Da noi, il contadino – si legge nelle pagine del volume – è quasi sempre piccolo proprietario. La coltivazione è opera delle braccia. Questa ruralità, pressoché totale della gente, è l’origine dei suoi difetti e delle sue virtù. Anche le poche industrie (fornàci, molini e pastifici) hanno una produzione adeguata alle esigenze locali. Prodotti eccellenti offre l’artigianato: sarti, falegnami, fabbri – migrati anche nelle grandi città d’Italia o d’America – hanno dato prova mirabile della loro bravura. I fonditori di campane e i ramai di Agnone sono osannati nel mondo, come i coltellai di Frosolone e di Campobasso. Nell’antichità era diversa la distribuzione e l’importanza dei nuclei di vita associata.

Le tracce storiche del Molise: dai monumenti antichi alle civiltà perdute

“Lungo il fluire dei secoli e della storia, – prosegue lo scrittore, giornalista e saggista italiano nato a Guardialfierasi ebbero trasposizioni e decadimenti, tanto più notevoli quanto più la regione fu teatro di lotte e invasioni rovinose. Dai margini più remoti del tempo s’affacciano monumenti sparsi sulla terra molisana: le mura ciclopiche, o megalitiche, pelasgiche ancora visibili a Castel Romano, a Venafro, Isernia; nei dintorni di Carovilli, Sepino, Campochiaro; oppure testimonianze di civiltà frentane, sannitiche, raccolte nei musei di Campobasso, Venafro, di Isernia e di Baranello; mentre al British Museum di Londra è lì, svenduto, il preziosissimo “bronzo agnonese”, quella lastra con iscrizione osca che servì di chiave per la decifrazione delle scritte dall’italico popolo antico”.

Un viaggio fra storia e tradizioni secondo Francesco D’Episcopo

Il Prof. Francesco D’Episcopo, nel 2001, sintetizzando il pensiero vibrante di Jovine, scrive che la geografia è la struttura portante della storia molisana, che si rivela nelle caratteristiche economiche, psicologiche e sociali. “Fermissimi rimangono i vincoli familiari, le usanze, i rituali bucolici negli atti supremi della vita. Anche l’arte, qui, si offre all’ammirazione del turista: la pittura della scuola benedettina e l’architettura nell’Abbazia di S. Vincenzo al Volturno; la Badia di S. Maria della Strada; quella di Canneto sul greto silente del Trigno; la Cattedrale di Termoli, splendido esempio del romanico-pugliese del XII secolo; la chiesa di S. Nicola a Guglionesi. E Altilia, e il Teatro Sannita a Pietrabbondante; e i ruderi di Gerione. E la cripta di Trivento. Il Duomo superbo di Larino, il portale, il rosone inimitabile e la facciata romanica-ogivale. La Cattedrale pre-cristiana di Guardialfiera; il Castel Monforte e i molti Castelli signoreggianti sui botri e lo strapiombo di tanti luoghi del Molise. E la Fontana Fraterna trecentesca di Isernia”. 

Giose Rimanelli e Francesco Jovine: voci intime sul carattere e l’anima del Molise

Giose Rimanelli dice inoltre così del Molise: “È una molecola incandescente nell’universo che creò, noi uomini, forti e pensosi, indipendenti, buoni di cuore e saldi nella dignità”. E, a chi gli chiede della sua Casacalenda, continua a spiegare Rimanelli – “È un villaggio rurale, permanentemente arrotolato in una coperta di accidia. È un paese sarcastico, indocile disteso a croce a 600 metri sulla collina, laddove ritorno per rimescolarmi alla terra”. E, dal canto suo, F. Jovine svela che “quella di Guardialfiera e la gente, forse, più arguta e sottile del Contado. Ha un estro bizzarro, un senso del comico, raro tra tutta la gente di campagna”.

NOTA DEL DIRETTORE

Siamo particolarmente grati a Vincenzo Di Sabato per questa spennellata di poesia pura e archetipa che colora, inonda, descrive la seconda regione più piccola d’Italia. Gli siamo grati per averci fatto conoscere più da vicino due autori che hanno amato e odiato il Molise, che pure penetra e anima ogni fibra del loro essere, segnando come pietre miliari, base per base, il loro stesso Dna. Il Molise è così, se lo conosci lo ami, se ci nasci lo benedici e maledici ripetutamente nel corso degli anni, ma ci ritorni sempre, perchè il Molise è terra, acqua, sole, aria, ridondanze bucoliche di pascoli e stazzi, cascate fragorose, speroni di roccia, boschi selvaggi e visioni di blu. Il Molise è quella terra dalle 50 Sfumature di Verde che è l’emblema di Molise Noblesse, il Movimento per la Grande Bellezza di una Piccola Regione che, in risposta al doodle del molisenonesiste, è divenuto marchio, brand, carattere distintivo di un “fazzoletto di terra con minuscoli ricami fatti a tombolo, che i geografi chiamano paesi”. Grazie Giose, grazie Francesco, grazie Vincenzo…

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Valeria Scinocca

Ciao! Sono Valeria Scinocca, una ragazza di 21 anni che ha una grande passione per l'informatica, tanto che ho scelto di dedicare i miei studi a questo affascinante campo. Parallelamente, mi impegno nel Servizio Civile, presso l'OdV Ippocrates, dove ho l'opportunità di contribuire alla mia comunità e di crescere come persona. La mia vita è colorata da due grandi amori: il cibo e gli animali. Adoro esplorare nuovi sapori e sperimentare in cucina, trovando sempre nuove ricette da provare. Gli animali occupano un posto speciale nel mio cuore e mi piace passare il tempo con loro. Tra codice, impegni civici e passioni personali, cerco di vivere ogni giorno con entusiasmo e curiosità, sempre pronta ad apprendere e a scoprire nuove avventure.