6 nuovi virus scoperti nel Myanmar potrebbero avere le stesse conseguenze del Covid. Gli scienziati dello Smithsonian’s Global Health li studiano giorno per giorno per evitare che ciò accada. Se l’uomo non cambia le proprie abitudini l’ipotesi di futuri spillover è quasi certa
(UMDI – UNMONDODITALIANI) Scoperti 6 coronavirus che appartengono alla stessa famiglia del SARS-CoV-2. Sempre di origine animale, ancora non è noto se i nuovi arrivati nella famiglia dei coronavirus siano o meno geneticamente correlati al Covid-19, fatto sta che appartengono tutti alla stessa categoria. Un nuovo studio è venuto alla luce, incentrato sull’esistenza di nuovi virus di origine animale che potrebbero avere gli stessi nefasti risvolti per la nostra salute dell’agente patogeno che ha causato l’attuale pandemia. Per questa scoperta si devono ringraziare alcuni scienziati dello Smithsonian’s Global Health Program che, tra il 2016 e il 2018, hanno raccolto 750 campioni biologici di 11 specie di pipistrelli nel Myanmar. I ricercatori hanno scoperto 6 nuovi ceppi di coronavirus, battezzati PREDICT CoV-47, PREDICT CoV-82, PREDICT CoV-90, PREDICT CoV-92, PREDICT CoV-93, PREDICT CoV-96, che potrebbero essere soggetti al così detto ‘salto di specie’ e passare all’uomo. Fa sapere Marc Valitutto, dottore che ha preso parte alla ricerca dello Smithsonian’s Global Health Program, che i nuovi ceppi sono stati individuati solo su tre specie di pipistrelli (lo Scotophilus heathii, il Chaerephon plicatus e l’Hipposideros larvatus) e solo “ulteriori studi ci consentiranno di capire se questi nuovi ceppi hanno o meno il potenziale di trasmissione tra le specie e i presumibili pericoli di questi virus”.
BENESSERE ANIMALE O SALUTE DELL’UOMO? SONO LA STESSA COSA!
La stretta vicinanza tra le persone e gli animali, soprattutto gli animali selvatici prelevati forzosamente dal proprio habitat, è la causa di numerosi spillover che, diventando zoonosi (malattie che si trasmettono tra l’animale e l’uomo), possono avere gravi conseguenze sulla salute degli uomini, non sempre conosciute. Tali fenomeni si verificano sempre più frequentemente. Ricordiamo la SARS (sindrome respiratoria acuta) trasmessa inizialmente dalla civetta delle palme; il MERS-CoV arrivato agli esseri umani dai cammelli; l’HIV proveniente dai primati; e poi ancora l’influenza aviaria, l’ebola e così via. “Le pandemie virali ci ricordano quanto la salute dell’essere umano sia strettamente collegata con il benessere ambientale e quello della fauna selvatica. – prosegue il dr.Valitutto – In tutto il mondo le interazioni con gli animali selvatici si verificano con frequenza crescente. Per questo, se comprendessimo meglio la diffusione di questi virus negli e tra gli animali, potremmo ridurre il loro potenziale pandemico”. Gli esperti del WWF segnalano che causa di tutto questo è proprio l’attività dell’uomo che, in seguito alla deforestazione ad opera sua, preleva dal loro habitat naturale specie selvatiche, portandole ad avere contatti ravvicinati con gli uomini. Così può avere origine un focolaio che, se gestito come a Wuhan (LEGGI QUI L’APPROFONDIMENTO SUL NEGAZIONISMO DELLA CINA) , causerebbe conseguenze disastrose, dando inizio a nuove pandemie.