Lezione speciale del corso, siglato Un Mondo d’Italiani, alla ricerca dei propri avi. Per disegnare l’albero genealogico occorre conoscere l’odore dei libri antichi. Sono registri del XVI secolo, vi si legge di nasi prominenti, di denti storti, di consigli di famiglia, di oboli da lasciare alla chiesa, di grandezza e tipologia della bara. Da visionare con cautela e riverenza
Archivi polverosi, che odorano di antico, di storie, di emozioni, da toccare, sentire, guardare con ossequiosa riverenza. A San Giuliano del Sannio, nella parrocchia dedicata al patrono, San Nicola, si terrà dunque la prima delle uscite programmate all’interno del corso di Genealogia organizzato a Bojano da Un Mondo d’Italiani, tra i pochissimi quotidiani al mondo dedicati agli Italiani sparsi per il pianeta. L’appuntamento è alle 10, presso la Chiesa Madre. Studiosi, ricercatori, appassionati saranno accolto da Don Nicola, che aprirà alla consultazione i registri di battesimo, matrimonio, comunione, sepoltura. Una nuova lezione speciale, l’ottavo incontro di un corso che sta suscitando tanto interesse, tra i media nazionali, che hanno dedicato servizi all’evento (VEDI SERVIZOI SU DONNA MODERNA XXX ANNO); ma anche nella vasta comunità degli italiani all’estero e soprattutto degli oriundi: figli, nipoti e pronipoti dei primi pionieri che lasciarono il Bel Paese alla ricerca di nuove opportunità. Dopo aver terminato l’Iter sullo Stato Civile comunale, i corsisti potranno “toccare” i registri del 1500, sfogliare pagine ingiallite, consunte, rovinate dall’inclemenza dei secoli, dall’umidità, dalle muffe, a volte dai topi e dagli insetti.
“Si tratta di una opportunità unica, un vero e proprio viaggio culturale, come quelli che si fanno a scuola – spiega la direttrice del corso, Mina CAPPUSSI – per avvicinarsi all’ “odore” dei manoscritti, per imparare a riconoscere la sensazione olfattiva di pagine vergate a mano, per lo più in latino, sulle quali venivano annotati i momenti salienti della vita degli individui di una collettività scanditi dalla vita religiosa. Brandelli di vita, connotati, difetti, tic, momenti intimi o pubblici, segreti violati, retroscena: su tutto l’alone della storia che incombe affascinante”.
“Per completare la formazione sugli Archivi parrocchiali – precisa il docente del corso, Domenico CARRIERO – la visita ai registri di qualche secolo fa. Ringraziamo il parroco, Don Nico DE CANDIA, per la disponibilità mostrata nell’aprire l’Archivio ai corsisti. Gli stessi avranno modo toccare con le proprie mani gli antichi registri, approcciandosi con cura e rispetto. Prima dell’appuntamento in Chiesa visiteremo il Museo sul culto di San Nicola di Bari, istituito grazie all’associazione “Insieme”, presieduta da Emanuele CAPPELLA. Ringraziamo in anticipo anche l’associazione e i suoi volontari per questa opportunità riservata ai corsisti”.
Gli archivi parrocchiali risalgono al Concilio di Trento (che durò dal 1545 al 1563) nel corso del quale fu stabilito che ogni parroco dovesse tenere un registro dei battesimi, delle cresime, dei matrimoni e delle sepolture, che i bambini dovevano essere battezzati con nomi dei santi, che i vescovi compissero la visita pastorale ogni anno e che i sacramenti somministrati fossero sette: il battesimo, la comunione, la cresima (iniziazione cristiana) il matrimonio, l’ordine sacro (edificazione della Chiesa) e la confessione e l’unzione degli infermi (guarigione). L’archivio parrocchiale contiene registri relativi alle fasi della vita cristiana di un individuo. Nell’archivio è riportato lo Status Animarum (stato delle anime): un censimento che si svolgeva in occasione delle benedizioni pasquali: venivano registrati dati anagrafici e religiosi dei parrocchiani, nonché l’attività professionale o gli immobili posseduti. Questi ultimi erano utili ai fini della determinazione della decima da versare alla parrocchia. Gli status animarum possono essere considerati una sorta di censimento organizzato dalla popolazione.
I registri parrocchiali divennero obbligatori nel 1563 per battesimi e nozze e nel 1614 per i decessi, scritti in latino fino al 1600. Negli atti di battesimo sono presenti i compadri e le commadri, che compaiono anche negli atti di comunione, nelle unzioni degli infermi e nei funerali e sono importanti per costruire i legami parentali. Interessanti le informazioni sulla tipologia e la grandezza della bara, sulla sepoltura, sull’offerta data alla Chiesa e sul mal’ablato, forse un obolo per espiare le pene. Per facilitare l’interpretazione delle tante abbreviazioni e sigle presenti negli atti degli Archivi Parrocchiali, ai corsisti sono stati consegnati dei glossari preparati dal Dott. Pierluca TURNONE, giovane ed eminente genealogista, esperto di scienze documentarie e ricerca genealogica.
Di Fernanda Bruno e Sabina Iadarola
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