Galline agonizzanti in gabbie da film horror, senza nemmeno lo spazio per muoversi, tra le compagne morte, animali con disturbi neurologici, incapaci di restare nemmeno in piedi
Galline agonizzanti in gabbie: sono queste alcune delle scene immortalate nelle nuove immagini dell’organizzazione Essere Animali, che sono state mostrate in anteprima su Rai 3 nel programma “Indovina chi viene a cena” di Sabrina Giannini, l’organizzazione ha da poco pubblicato il video intero di questa nuova indagine. Non sono immagini facili da guardare, ma servono per scuotere l’opinione pubblica e spingere un cambiamento urgente.
Galline agonizzanti in gabbie lesive per gli animali
Il video è stato realizzato da un investigatore sotto copertura all’interno di un’azienda in provincia di Venezia che alleva galline per la produzione di uova. Le immagini mostrano in particolare tutte le problematiche dell’allevamento in gabbia, che ad oggi riguarda ancora il 35% delle galline allevate in Italia.
All’interno delle gabbie, le galline soffrono di alcune criticità sistemiche, considerate non in linea con il rispetto della salute degli animali: nel 2023 l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha evidenziato come l’utilizzo delle gabbie sia altamente lesivo della salute di questi animali, in quanto non permette il rispetto dei loro comportamenti naturali e li sottopone a stress e sofferenze aggiuntive.
Scena dell’orrore
Le immagini mostrano diversi animali con scarso piumaggio a causa dello sfregamento sulle reti metalliche delle gabbie e del cosiddetto feather pecking, beccate aggressive dirette alle piume, particolarmente presenti negli allevamenti in gabbia per via delle condizioni di stress e sovraffollamento.
Galline agonizzanti vengono inoltre lasciate morire di stenti. E tra gli animali si vede anche il caso di una gallina con chiari segni di un disturbo neurologico denominato wry neck, “torcicollo”, a causa del quale l’animale mantiene una posizione innaturale del collo e della testa, rimanendo incastrata con il becco nella rete metallica.
Violenza e dolore durante il carico
Le irregolarità continuano anche durante il carico delle galline arrivate a “fine carriera”. Le operazioni vengono effettuate con violenza e senza alcuna cura, causando ulteriore dolore per via dell’estrema fragilità delle loro ossa ed esponendole quindi a un’altissima probabilità di fratture.
Osteoporosi
Larga parte delle galline allevate in gabbia per la produzione di uova soffre infatti di osteoporosi, che è la causa del 20-35% della mortalità in allevamento. Questo è dovuto alla selezione genetica finalizzata all’iper produttività, nonché alla modalità di allevamento, che per la scarsa mobilità non permette loro di rafforzare l’apparato muscolo scheletrico.
L’intervento del NIL
Inoltre, grazie alla segnalazione di Essere Animali, sono intervenuti anche i Carabinieri del NIL (Nucleo Ispettorato del Lavoro) di Venezia, i quali hanno emesso sanzioni dell’ordine di migliaia di euro nei confronti della cooperativa che prestava servizio per il carico, per la mancata registrazione degli operai (lavoro nero). L’azienda è stata invece sanzionata per il mancato rispetto delle norme di sicurezza nel lavoro. Problematiche che l’organizzazione ha riscontrato più volte durante le loro indagini.
40 milioni di animali
Ben 9 italiani su 10 sono a favore del divieto dell’allevamento in gabbia, eppure questa pratica crudele è ancora molto diffusa in Italia e riguarda non solo le galline per la produzione di uova, ma 40 milioni di animali tra scrofe, vitelli, conigli, quaglie e oche.
Divieto delle gabbie in Italia e in UE
Essere Animali, come membri attivi della campagna End the Cage Age, si è unita da tempo alla richiesta di vietare le gabbie in Italia e in UE: ci sono già esempi virtuosi di paesi che hanno preso questa decisione, come la vicina Slovenia, che ha appena annunciato di voler vietare le gabbie per le galline ovaiole entro il 2028.
Nuove proposte per la normativa UE sugli animali
Nel 2024 per la prima volta è stato nominato all’interno della nuova Commissione europea un Commissario alla Salute e al Benessere Animale, l’ungherese Olivér Várhelyi. Durante la sua prima audizione davanti al Parlamento europeo, il Commissario ha dichiarato che nel 2026 verranno pubblicate nuove proposte di revisione della normativa UE sugli animali, con particolare focus sul problema delle gabbie negli allevamenti.
Firma la petizione!
Questo sarebbe un passo davvero significativo, con impatto sui metodi di produzione a livello globale.
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