Excalibur è in Molise in un luogo misterioso. Il passaparola sta portando turisti e curiosi tra le antiche pietre di un castello diruto che apparteneva niente poco di meno che a Federico II di Svevia, lo “stupor mundi” Imperatore del Sacro Romano Impero e re di Gerusalemme. Cai Ivl Caes ensis Calibvrnvs. La spada è divenuta meta di pellegrinaggio, soprattutto da parte dei giovani: sembra infatti che chi tocchi l’elsa pronunciando ad alta voce una frase troverà presto l’amore della sua vita o, se fidanzato/a o sposato, rafforzerà il legame con il proprio partner in maniera indissolubile
Excalibur è in Molise e sta facendo parlare di sé. Dove poteva mai finire la spada più cercata al mondo, l’oggetto più misterioso dopo il Santo Graal? Ma ovviamente in una regione che non esiste, non l’Isola che non c’è di Peter Pan, ma una vera e propria regione, l’unica delle 20 regioni italiane, che non esiste!
Excalibur è in Molise o all’Eremo di Montesiepi?
Abbiamo sempre pensato che la mitica spada Excalibur di Re Artù si trovasse in Inghilterra. In realtà la localizzazione storicamente più accreditata della spada nella roccia si troverebbe presso l’Eremo di Montesiepi, in Toscana e sarebbe appartenuta ad un santo!
L’abbazia cistercense di San Galgano, risale al 1218, abbandonata dai monaci dopo un periodo di grande prosperità economica. Poco distante da questa Abbazia sorge una piccola chiesetta, l’eremo di Montesiepi, che custodisce una spada di ferro incastrata nella roccia che oggi è protetta da una teca trasparente.
San Galgano era il cavaliere Galvano folgorato da San Michele?
Galgano Guidotti nacque a Chiusdino, in provincia di Siena, nel 1148. Le cronache ci dicono che condusse una vita dissoluta fino a quando a 32 anni, per due volte, gli apparve in sogno l’Arcangelo Michele, grazie alla cui intercessione si convertì al Cristianesimo costruendo la Rotonda nella zona di Montesiepi dove visse.
Excalibur è in Molise Il miracolo della Spada
Qui Galgano compie il miracolo che doveva segnare nettamente la sua nuova vita: conficca la sua spada nella roccia realizzando, con l’elsa, una croce. Conficcata la spada, il terreno si indurì attorno ad essa e da quel momento nessuno riuscì più ad estrarla.
Le braccia spezzate e conservate
Nella primavera del 1181 Galgano visitò il Papa Alessandro III. Durante la sua assenza tre monaci invidiosi, della vicina abbazia di Serena, compirono un attentato contro di lui, distruggendone la capanna e spezzandone la spada. Per intervento divino tutti e tre furono castigati: due di essi morirono, al terzo un lupo strappò a morsi le braccia, tuttora conservate nell’eremo di Montesiepi.
Federico II di Svevia
Fin qui le storie e le ricerche, oggi stravolte da un nuovo ritrovamento. La spada conficcata in una roccia di un castello diruto che apparteneva niente poco di meno che a Federico II di Svevia, lo “stupor mundi”, Imperatore del Sacro Romano Impero e re di Gerusalemme, il quale avrebbe salvato, nascondendolo, anche il Sacro Graal.
Caliburn, Gawain, Galvano
Originariamente si parla della spada Caliburn come un’ottima arma (senza l’attribuzione di elementi magici) forgiata nell’isola di Avalon nella Historia Regum Britanniae.
D’altronde uno dei Cavalieri della Tavola Rotonda si chiamava proprio Gawain, Galvano, nipote di re Artù. Nominato nel Gesta Rerum Anglorum di William di Malmesbury e nell’Historia Regum Britannie di Goffredo di Monmouth.
Re Artù e Galvano nel Duomo di Modena
Pensate, il bassorilievo che sormonta una delle porte del Duomo di Modena, risalente all’anno 1120, ci mostra Artù, raffigurato come un cavaliere barbuto, con una lunga asta, che cavalca verso un castello, dove è imprigionata una fanciulla. C’è il suo nome intagliato nella pietra, proprio sopra la sua testa. Insieme a lui è raffigurato anche Galvano, il migliore dei cavalieri, quello più temerario e leale.
Tocca la spada del castello in Molise e troverai l’amore
L’assonanza tra Galvano, il nipote di Artù, e Galgano, il Santo che conficcò la sua spada nella roccia, è davvero impressionante. Ma la spada fu conficcata, secondo la tradizione, nel cortile di un castello. Ed è proprio nel ricetto di un castello imperiale molisano, che troviamo la famosa spada. Scoperta di recente durante una operazione di pulizia dell’area archeologica da parte di Molise Noblesse, la spada è divenuta meta di pellegrinaggio, soprattutto da parte dei giovani: sembra infatti che chi tocchi l’elsa pronunciando ad alta voce la frase: “Excalibur, io mi consacro a te. Possa l’Amore cingere la mia vita per l’eternità” troverà presto l’amore della sua vita o, se fidanzato/a o sposato, rafforzerà il legame con il proprio partner in maniera indissolubile.
Cosa fare dinanzi alla spada
A seconda delle esigenze personali, altre 5 frasi possono essere pronunciate toccando la spada magica.
Per i poeti, i sognatori, i valorosi che si sentono estranei al mondo:
“Non ero destinato ad una vita umana, ma ad essere l’essenza di memorie future”
Per i fidanzati che si giurano eterno amore:
“Non sapevo quanto la mia anima fosse vuota finché non è stata riempita”.
Per gli amanti di tutti i tempi:
“Sposa il re, ama l’uomo”.
Per coloro che hanno paura di mostrare i propri sentimenti:
“Un uomo che non teme nulla è un uomo che non ama nulla”.
Per i futuri sposi nel giorno delle nozze:
“Farò costruire una tavola rotonda intorno a cui ci riuniremo. E una volta sopra la tavola. E un castello sopra la volta. E ci sposeremo, e la terra avrà un erede per brandire Excalibur”.
Re Artù
La storia e la leggenda di re Artù sono intimamente legate alla magica e misteriosa spada: come Mago Merlino aveva annunciato, solamente l’uomo in grado di estrarre la spada nella roccia sarebbe diventato re; Artù, inginocchiato, la estrasse facilmente, la portò fino alla Cattedrale e la depose sull’altare.
Excalibur, etimologia
La parola Excalibur ha origini controverse, che possono farsi risalire a due ceppi linguistici differenti: quello latino e quello sassone. Dal latino abbiamo diversi significati, ma quello più plausibile deriva dal nome dei Calibi, antico popolo dell’Anatolia inventore della siderurgia, da cui il termine latino chalybs [-bis], acciaio, per cui Excalibur si può scindere nelle parole ex con l’ablativo chalybe, che tradotto letteralmente significa ‘d’acciaio’.
Dal ramo celtico il nome deriverebbe da Caliburn, arcaico nome della leggendaria spada, che in antichità significava “acciaio lucente” o “acciaio indistruttibile” e potrebbe quindi così ricondursi allo stesso etimo latino.
Excalibur è in Molise: Gaio Giulio Cesare
Nel suo romanzo L’ultima legione, lo scrittore Valerio Massimo Manfredi ipotizza che Excalibur sia in realtà la leggendaria spada Calibica, forgiata dai Calibi per Gaio Giulio Cesare ed appartenuta di diritto all’Imperatore fino a Tiberio, che la nascose, e che fu portata in Britannia al seguito di Romolo Augusto. Sulla lama era incisa l’iscrizione Cai Ivl Caes Ensis Calibvrnvs, della quale la rovina del tempo avrebbe poi lasciato leggibile solo E S CALIBVR.
Se finalmente sembra trovata, una volta per tutte, la famosa Excalibur, resta intatto uno dei misteri più grandi della nostra storia.
Il Santo Graal
L’oggetto più ricercato al mondo è il calice da cui Cristo bevve durante l’ultima cena e da cui Giuseppe d’Arimatea raccolse il suo sangue quando fu crocifisso. La mitica coppa è stata avvistata in più parti nel mondo. Il Santo Graal fu cercato intensamente durante le Crociate in Terra Santa. La leggenda attribuisce a questa coppa la capacità di guarire le malattie, di avere infinite ricchezze e la vita eterna.
Glastonbury e Rennes le Chateau
Il Graal è stato identificato con molti luoghi dove sarebbe nascosto. Tra questi l’abbazia di Glastonbury, in Gran Bretagna, dove Giuseppe d’Arimatea lo avrebbe portato e seppellito presso una sorgente chiamata “Pozzo del Calice”. Altre leggende indicano Rennes le Château, in Francia, dove si trova una chiesa intitolata alla Maddalena.
Castel del Monte e Federico II
Potrebbe però nascondersi anche nel castello di Castel del Monte, in una stanza segreta del misterioso edificio ottagonale fatto costruire da Federico II di Svevia.
Già, proprio Federico II di Svevia che possedeva il nostro castello imperiale in Molise. E se Excalibur è qui, che non sia il segno della localizzazione del Santo Graal? Gli anziani, infatti, raccontano di un tesoro nascosto in un passaggio segreto, con una coppa rivestita d’oro, e tempestata di pietre preziose, perduta tra le antiche mura durante una razzia. I ladri, infatti, rimasero paralizzati per pochi secondi con il bottino in spalla. Per la gran paura abbandonarono il tesoro: una chioccia d’oro massiccio con i suo pulcini e una coppa dai misteriosi poteri taumaturgici, che aveva guarito la figlia di un ricco commerciante
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