E' già Natale: la suprema ipocrisia

E’ già Natale: la suprema ipocrisia

Attualità Auguri

– di Vincenzo di Sabato con nota del Direttore

E’ già Natale e gli uomini stanno per compiere la suprema ipocrisia. Il mondo non è mai stato così poco cristiano  come in questi anni”. Era l’irrisione alla nostra sonnolenta cristianità, sferzata nel 1954 da Curzio Malaparte (giornalista e scrittore) che sarebbe poi morto nel ’57 a 59 anni, con il sereno ritorno alla fede.

E’ già Natale lungo la strada per Betlemme

Da allora le strade verso Betlemme, verso la verità rivelata e verso i presepi e i luoghi di Dio, son sempre stati e son tuttora  interdette da detriti di orgoglio, di presunzione, di gelosie, di tirannide, di odio, di violenze, di guerre. Ma con forza uguale e contraria emerge sempre il desiderio di andare in questi templi a rifornirci di speranza e di pace, di amore.

Galimberti e Caprotti sull’Amore

L’’AMORE vero dunque – profondo e sincero che esiste anche attraverso il Presepe. E lo  respiriamo, lo percepiamo sotto tanti misteri e in tante piccole cose della vita. “A volte l’amore  ci passa accanto – scrive Alberto Caprotti – in situazioni o in taluni intrecci o in qualche individuo che neppure non riusciamo a identificare”.  Egli chiese ad Umberto Galiberti (filosofo e psicanalista) cosa fosse, secondo lui l’AMORE. Rispose che l’Amore è tutto ciò che  aumenta, che allarga e arricchisce la nostra vita, verso tutte le altezze e le profondità.

Innamoriamoci dell’Amore

Occorre innamorarci di Amore, sempre e di continuo. Perlomeno a Natale. Sottraendoci ad aspre lotte, a pretestuose arzigogole, e facendo risuonare con nuova forza nel cuore, un detto tanto caro a Madre Maria Caterina Procaccitto: “Se cerchi la salvezza, la serenità e la pace, prega! Perché chi prega si salva, chi non prega si danna”. Questa forza forte e dolce e limpida della nostra concittadina di Guardialfiera (candidata alla canonizzazione) sembra particolarmente risuonare qui. nel Presepio di Piedicastello, a Guardialfiera, al suo 36° allestimento,  fra visi e barbe dure di figuranti, attorno a fiamme di fuochi magri cha sanno di un oro antico. Qui, tra folle desiderose di cielo. Qui, fra scenari sempre più suggestivi e sorprendenti.

Gesù attende di essere incontrato

E nella Grotta,  fra gli ingredienti  d’una scena  ridotta all’essenziale, nella immagine della incarnazione, c’è, dunque, il Dio dei cieli aperti; c’è un Bimbo povero e umile: Gesù che attende di essere incontrato. E ritengo che anche il più piccolo pensiero di pace, pensato qui dentro, non resta senza effetto
La storia dell’umanità si aggrappa sempre agli uomini buoni del presepe per non cadere nel buio della violenza, delle potenze e delle prepotenze.

Il Presepe è l’entusiasmo di Dio

“Non devastate la terra finché ci sono dei buoni” grida la Voce di Giovanni (Ap., 7-3). “Non distruggerò  Sodoma per riguardo di dieci giusti (Gen. 18,32). I Giusti sono la salvaguardia nella storia della creazione, i somiglianti di Dio. Sono essi   a garantire il futuro di tutti. Il Presepe resta dunque,  ancora l’entusiasmo di Dio.

Aristotele: la Vita sta nel movimento

“E allora, avanti, perché la vita sta nel movimento, la morte nell’immobilità”, afferma Aristotele. Continuiamo tutti a camminare, pur senza aver chiara la strada, ma tenacemente. Perseveriamo, addirittura in volo, come  angeli claudicanti i quali non possono cadere, ma seppur dovessero cedere, non restano mai a terra sconfitti.

Nota del Direttore

Ringrazio Vincenzo Di Sabato per questa bella riflessione sul Natale. Mi ha stimolato, soprattutto, quel suo attacco: “E’ già Natale e gli uomini stanno per compiere la suprema ipocrisia“. Ha ragione, Di Sabato: compiamo, come umanità, ogni anno la suprema ipocrisia del Natale. Mentre invochiamo pace e amore assistiamo inermi a guerre che si combattono accanto a noi, cerchiamo di non “disturbare” regimi che negano i diritti umani alle donne, che decidono la vita delle persone; mandiamo al macello milioni di esseri senzienti. Prima li imprigioniamo, violentiamo le femmine, le obblighiamo a partorire e dopo pochi giorni togliamo loro il cucciolo partorito per ammazzarlo. E ricomincia il ciclo con le stesse femmine trattate come macchine per produrre bebè da mangiare, mentre rubiamo loro il latte che, ricordiamolo, è secreto dalle femmine di qualsiasi specie, sulla faccia della terra, esclusivamente per nutrire i piccoli

Nel piatto, pezzi di cadavere e lo chiamiamo Natale di amore

Per Natale è tradizione imbandire la tavola con piatti succulenti secondo il modello di Pace e Bene legato alla ricorrenza. Ma quale bene? Quale pace?  Nel piatto abbiamo pezzi di animali, uccisi crudelmente, che hanno sofferto terribilmente in  prigioni (leggi allevamenti intensivi), trasportarli in lunghi viaggi da incubo, ammazzati nei macelli, dove vengono sgozzati, fatti dissanguare, tagliati a pezzi, con l’odore del sangue di chi muore per prima, respirato nell’orrore degli altri che seguiranno la stessa fine. Animali, proprio come i cani e i gatti che abbiamo nelle nostre case: il pensiero di uccidere e portare in tavola loro, per Natale, ci farebbe inorridire. Eppure, gli animali “d’allevamento” non hanno niente di diverso da cani e gatti: possono amare, soffrire, provare paura, dolore, gioia, amicizia. Proprio come gli animali domestici che conosciamo meglio. Ma questi animali vengono invece uccisi a migliaia ogni giorno, e nel periodo di Natale questa strage diventa ancora più atroce, animali di ogni specie, per la maggior parte cuccioli, vengono ammazzati per finire sulla nostra “tavola della festa”.

Basterebbe smettere di nutrirsi di cadaveri

Gridiamo ai quattro venti che dobbiamo rispettare il pianeta: riduzione della plastica, fabbriche meno inquinanti, auto elettriche: verrebbe da ridere se non ci fosse da piangere! Basterebbe smettere di mangiare cadaveri di altri esseri senzienti, che provano, esattamente come noi, gioia, dolore, tristezza, allegria, paura, terrore. Eh sì, perchè di quello vi nutrite: cadaveri in decomposizione che provocano cancro e morte. Andiamo avanti con la pantomima del Natale, la suprema ipocrisia. Ma il tempo è vicino in cui, come avvertiva Leonardo Da Vinci, il più grande genio di tutti i tempi e di tutte le epoche: “uccidere un animale sarà considerato alla stregua di un omicidio”. Ci stiamo arrivando, la consapevolezza si sta facendo strada, i giovani cominciano a ribellarsi a questa ecatombe, al furto continuo e massiccio del loro futuro. Ci siamo arrivando. Intanto Buon Natale a chi si è svincolato dalla suprema ipocrisia e a chi ci arriverà. 

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E ancora

Mina Cappussi

Sono nata il 14 luglio, che è tutto dire! Docente a contratto per l’UNIVERSITA’ ROMA TRE, Facoltà di Lettere, dipartimento di Linguistica, Corso di “Metacomunicazione sul Web e New Media” Laureata con Lode in Scienze Politiche, Master in Management Sanitario Professionale di II livello Master in Diritto del Minore Roma Sapienza, Master in Didattica professione Docente, Perfezionamento in Mediazione Familiare e consulente di coppia Università Suor Orsola Benincasa Napoli, Diploma di Counselor, Master sull’Immigrazione e le Migrazioni Italiane Università Venezia, Master in studi su Emigrazione Forzata e dei Rifugiati - University of Oxford, Master Class in Giornalismo Musicale, Diploma DSA, Diploma Tecnologo per l'Archeologia Sperimentale. Scrittrice, saggista, giornalista, artista, iscritta all’Ordine dei Giornalisti, International Press Card Federation of Journalists, Direttore e Publisher dal 2008 del quotidiano internazionale UN MONDO D’ITALIANI