Draghi infonde speranza: «Un’impresa che certamente riaprirà dopo la pandemia è il turismo. Quindi investire nel turismo non significa buttar via i soldi, quei soldi torneranno indietro». Nell’Aula del Senato il nuovo presidente del Consiglio Mario Draghi ha parlato chiaro.
Draghi infonde speranza e lo ha fatto in modo diretto, lucido e senza fronzoli. E’ andato subito al sodo: «Vanno messe in campo misure che permettano alle imprese del turismo di non fallire. Bisogna impedire che in questo periodo queste imprese falliscano perché poi si perde un capitale che, spesso, è capitale umano. Per un Paese ad alta vocazione turistica come il nostro si tratta di una questione essenziale. Vanno messe in campo misure che permettano alle imprese del turismo di non fallire e ai lavoratori di tutelare i livelli di reddito».
Il disastro della pandemia
Il cambio di passo è evidente, ascoltare le sue parole ha dato fiducia e speranza agli operatori di un settore non solo strategico, ma vitale per il Belpaese, come ha sottolineato il nuovo premier il turismo è infatti un comparto che «prima della pandemia rappresentava il 14 per cento del totale delle nostre attività economiche. Imprese e lavoratori in quel settore vanno aiutati ad uscire dal disastro creato dalla pandemia».
Il Presidente di Confimprese
Come sin dall’inizio della pandemia aveva sottolineato anche nelle pagine di Un Mondo di Italiani il presidente di Confimprese Turismo Italia Giuseppe Sarnella «il Covid 19 sul turismo e per le circa 3,5 milioni di persone che ci lavorano ha avuto l’effetto di uno tsunami».
Il record del 2018
Non sarà per nulla facile tornare al record del 2018 quando gli esercizi ricettivi italiani hanno raggiunto il massimo storico di 428,8 milioni di presenze con oltre 128 milioni di arrivi. «Uscire dalla pandemia – ha aggiunto l’ex-presidente della BCE – non sarà come riaccendere la luce».
59 milioni di notti in Italia
Occorre quindi ragionare sin da subito per individuare le giuste strategie per la ripartenza. L’Europa resta centrale e non solo per aver finalmente invertito la rotta con il Recovery Plan, ma anche e soprattutto perché il principale paese di provenienza dei turisti stranieri è proprio la Germania. Sono infatti quasi 59 milioni le notti trascorse in Italia dai cittadini tedeschi, che segnano una quota sul totale delle presenze di turisti non residenti pari al 27,1%.
Con percentuali decisamente inferiori seguono i turisti provenienti Francia e Regno Unito, tutte intorno ai 6,5 punti percentuali, mentre quelli provenienti da Paesi Bassi, Svizzera, Liechtenstein e Austria sono circa al 5%, quota identica al turismo che arriva dagli Stati Uniti.
Siamo indietro
Occorre anche assumere iniziative per aumentare la spesa media per viaggio (365€) e per notte (85€), dove siamo rimasti in grande ritardo rispetto ai nostri competitor europei, in particolare rispetto a Spagna e Francia, che nel turismo continuano a superarci.
Prima di tornare ad alimentare il flusso turistico dai paesi con ampio margine di miglioramento, dalla Russia e dalle ex-repubbliche sovietiche come Bielorussia, Kazakistan e Azerbaijan, a dedicare grande attenzione alla Cina e all’India, che rappresentano mercati con un enorme potenziale di sviluppo, è quindi necessario puntare sui cugini più vicini, gli europei che proprio a causa della pandemia hanno finalmente iniziato a trattarsi come fratelli.
Draghi infonde speranza con cognizione di causa
Ma come ha giustamente rimarcato il presidente Draghi, dobbiamo riprendere l’iniziativa: «senza scordare che il nostro turismo avrà un futuro se non dimentichiamo che esso vive della nostra capacità di preservare, cioè almeno non sciupare, città d’arte, luoghi e tradizioni che successive generazioni attraverso molti secoli hanno saputo preservare e ci hanno tramandato».
Draghi infonde speranza anche al Sud
Per risollevare il Belpaese è di vitale importanza investire al Sud. La carenza di infrastrutture, gli scarsi collegamenti penalizzano fortemente le straordinarie meraviglie del Meridione. Sviluppare il turismo sostenibile, ideare itinerari alternativi di qualità tra natura, tradizioni, folklore, artigianato ed enogastronomia è l’unica strada percorribile.
Draghi infonde speranza: ritrovare l’unità!
Ma per seguire questo cammino è necessaria una forte discontinuità rispetto al passato. Combattere la burocrazia, facilitare l’accesso al credito in particolare all’imprenditoria giovanile e femminile, senza trascurare una inversione di rotta anche nella comunicazione. Suddividere in mille inutili rivoli tra regioni, provincie e comuni gli investimenti promozionali significa continuare a buttare i soldi. Come in Parlamento, questo è il momento di ritrovare unità, nel mercato globale del turismo dobbiamo tuffarci nella corrente del fiume ed investire su un unico brand, l’Italia.
Facciamolo. Tutti insieme.
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