DNA modificato dalle sigarette, lo studio triennale pubblicato sul Journal of Cardiovascular Genetic e presentato alla prima conferenza internazionale di medicina ambientale organizzata dalla Sima presso l’Università Gabriele D’Annunzio. Il fumo è in grado di alterare i marcatori epigenetici e aumentare malattie cardiovascolari. Interazioni tra i contaminati ambientali e il nostro patrimonio genetico già nel grembo materno
DNA modificato dalle sigarette anche dopo 30 anni dall’ultima sigaretta. A rivelarlo è stato lo studio triennale pubblicato sul Journal of Cardiovascular Genetics e presentato lo scorso 11 settembre dal preside della Harvard School of Public Health, Andrea Baccarelli, alla prima conferenza internazionale di medicina ambientale, sul tema “Minacce ambientali alla salute umana: dalla genetica all’epigenetica” e organizzata dalla Sima (Società italiana di medicina ambientale) presso l’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescara.
DNA modificato dalle sigarette, mai più come prima
Lo studio ha rivelato che il fumo è in grado di alterare i marcatori epigenetici, i quali non ritornano più alle condizioni precedenti, neppure a distanza di 30 anni dal fumo dell’ultima sigaretta. Il fumo, inoltre, è un fattore che contribuisce all’insorgenza di gravi patologie cardiovascolari, quali ictus e infarti, negli ex fumatori.
Alterazioni epigenetiche a seconda della tipologia di inquinanti
“Le ricerche sperimentali condotte su placente umane – afferma il rettore dell’Università di Chieti, Liborio Stuppia – sembrano riscontrare differenti alterazioni epigenetiche a seconda della tipologia di inquinanti più diffusi nelle diverse città, a seconda della predominanza di emissioni da traffico o di tipo industriale, come quello delle acciaierie.”
Inquinanti ambientali già nel grembo materno
“Sono proprio queste alterazioni epigenetiche – conclude il Magnifico rettore – ad essere responsabili dell’epidemia di obesità e del calo della fertilità che si diffondono rapidamente a livello mondiale, come risultato delle continue interazioni tra i contaminati ambientali (metalli pesanti, bisfenolo, microplastiche ecc.) e il nostro patrimonio genetico già nel grembo materno o presenti addirittura prima della nascita nelle cellule germinali dei futuri genitori”.
Quali sono i principali inquinanti?
“Tra i principali inquinanti responsabili di queste modifiche epigenetiche vi sono i metalli pesanti (come piombo, mercurio e cadmio), i composti organici (come i pesticidi) e le polveri sottili (PM2.5), emesse soprattutto dal traffico urbano e dall’industria. – chiosail presidente di Sima, Alessandro Miani – L’esposizione a questi agenti tossici è stata associata a un aumento del rischio di malattie croniche, quali il cancro, le malattie cardiovascolari e quelle neurodegenerative.”
Correlazione con il diabete
“Oggi le alterazioni degli ‘interruttori’ epigenetici dei nostri geni dovute al contatto con inquinanti ambientali ad azione interferente endocrina sono causa di ben 3,5 milioni di casi di asma nel mondo, oltre che dell’incremento del numero di diabetici, inclusi i bambini che sempre più soffrono di questa patologia. – afferma il vicepresidente di SIMA, Prisco Piscitelli – Si stima che il numero dei diabetici nel complesso passerà dagli attuali 463 milioni a 578 milioni nel 2030, per raggiungere quota 700 milioni di malati nel 2050, con un incremento del 51%”.
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