E’ importantissimo controllare periodicamente le funzioni uditive, al fine di avere una vita sociale attiva. E’ cio che emerge da un recente studio italiano pubblicato su una rivista medica.
(UMDI-UNMONDODITALIANI) Comunicare con gli altri per chi ha un disturbo uditivo è come leggere senza occhiali per un miope: praticamente impossibile. Il «World Hearing Day 2019 pone l’accento sullo stretto intreccio tra udito e relazioni sociali e sottolinea la necessità di controllare periodicamente le proprie funzioni uditive per mantenere una vita sociale attiva. Un tema di forte attualità considerando che, entro il 2050, le persone con un calo dell’udito raddoppieranno. Dai 466 milioni di oggi, si potrebbe arrivare a 900 milioni.
Lo studio
La centralità dell’udito nella comunicazione interpersonale è confermata anche da un recente studio italiano pubblicato sulla rivista «Human Brain Mapping» . Il deficit uditivo, anche non grave, si associa a una riduzione del metabolismo cerebrale proprio dove si origina la percezione uditiva. Ciò significa che un disturbo dell’udito non solo rende difficile «afferrare» le parole dette dagli altri, ma anche comprenderne il significato con un impatto pesante a livello sociale ed emotivo. Quando comunichiamo con gli altri, l’udito e cervello collaborano attivamente tra di loro: il suono delle parole viene rilevato nella corteccia uditiva e «compreso» da un punto di vista semantico e cognitivo in altre aree del cervello. Attraverso tecniche di imaging cerebrale, i ricercatori hanno dimostrato come i problemi uditivi creino dei danni metabolici alle vie uditive centrali situate nel cervello, a causa di un minore afflusso di sangue. Ciò si traduce in alterazioni del network neurologico, che a loro volta possono portare a difficoltà di comprensione del significato delle parole.
Dichiarazione di Ettore Cassandro
«Gli studi scientifici non lasciano molti dubbi: non sentiamo solo con le orecchie, ma anche con il cervello, attraverso le vie uditive centrali situate nel lobo temporale – afferma Ettore Cassandro, direttore del dipartimento testa-collo dell’ospedale Ruggi D’aragona di Salerno e ordinario di otorinolaringoiatria dell’ateneo campano -. Si tratta di aree cerebrali che hanno un impatto sia sugli aspetti quantitativi dell’udito, sia su quelli qualitativi ossia di comprensione del discorso». Se la scienza conferma l’importanza di prendersi cura del proprio udito per comunicare efficacemente con gli altri, mantenersi attivi e prevenire alcune malattie, i numeri mostrano come ci sia ancora molto da fare per mettere un freno ai disturbi uditivi. Si stima infatti che nel 2050 le persone con un calo dell’udito toccheranno quota 900 milioni contro i 466 milioni attuali. «Per prevenire la comparsa di un problema è bene seguire piccoli accorgimenti: come usare gli auricolari solo per periodi di tempo limitati, tenere una distanza di sicurezza da fonti di rumore come altoparlanti e controllare periodicamente il proprio udito – prosegue l’esperto -. In caso di un calo uditivo, comprovato da un test dell’udito professionale, è fondamentale intraprendere un percorso clinico di riabilitazione guidato dall’otorinolaringoiatra o dall’audiologo, in sinergia con l’audioprotesista, personalizzato in base alle cause e alla possibile evoluzione del disturbo. Quando necessario, si può ricorrere alle potenzialità dei device acustici di ultima generazione. Oltre a essere praticamente invisibili, questi dispositivi consentono un recupero dell’udito sia quantitativo sia qualitativo, garantendo inoltre alte performance».
La prevenzione
Per prendersi cura del proprio udito e per avere una vita sociale attiva, in occasione della giornata mondiale gli esperti raccomandano di: effettuare controlli periodici dell’udito dopo i trent’anni, specie in presenza di familiarità per disturbi uditivi o di otiti ricorrenti; tenere il volume di mp3 e smartphone a un livello sonoro adeguato, in modo da sentire i suoni circostante; utilizzare le cuffie e gli auricolari solo per periodi di tempo limitati; controllare i foglietti illustrativi dei medicinali per verificare che il farmaco non abbia effetti ototossici; mantenere una distanza di sicurezza da fonti di rumore come casse e altoparlanti; indossare protezioni uditive in contesti particolarmente rumorosi come stadi e concerti; controllare l’udito anche in presenza di acufeni (fischi nell’orecchio) o di vertigini.