Danni da e-commerce per l’Europa e in particolare l’Italia. Il boom delle vendite online durante questo anno di pandemia ha abituato le famiglie a comprare quasi tutto online. Ciò rappresenta per i venditori un margine di guadagno molto più basso, spiega lo studio di Alvarez&Marsal realizzato in collaborazione con Retail Economics.
Danni da e-commerce secondo l’indagine condotta su 6 paesi europei: Gran Bretagna, Italia, Spagna, Francia, Germania e Svizzera. Lo studio prende in esame un panel di 3000 famiglie, analizzando oltre 250 retailer europei che rappresentano oltre 2000 miliardi di euro di spesa nel 2020. Ha lo scopo di mostrare in che modo i costi connessi al passaggio da un business pensato per i canali fisici a uno online impatteranno sul profitto dei rivenditori.
Danni da e-commerce: si riduce il margine di profitto
Il primo dato a emergere nello studio è che i rivenditori digital only hanno un margine di guadagno su ogni vendita molto minore rispetto ai rivenditori con sede fisica. L’analisi della società di consulenza, infatti, mostra che i margini per i retailer europei online puri si aggirano in media intorno all’1,4%, valore di 4 punti percentuale sotto a quello dei rivenditori misti che tocca il 5,2%.
Il caso Italiano
L’Italia non solo sarà il Paese con il settore più colpito da un punto di vista di perdita secca di mercato. I consumatori nostrani sono i primi in Europa a credere che la rivoluzione digitale e l’aumento delle vendite online non sia un fatto dipeso esclusivamente dalla pandemia. Un elemento ormai caratterizzante della vita di ognuno. Il 38,4% dei nostri connazionali, infatti, ha affermato di non voler tornare a un modello di acquisto pre-pandemia, contro il 33% degli spagnoli e 29,6% degli inglesi.
Come possono reagire i negozianti?
“A fare la differenza sarà la tempestività con cui si predisporranno forti investimenti per riuscire a spostare un business model da un canale fisico verso uno pensato per rendere più efficienti le vendite online.” Rivela lo studio. “La sfida che oggi si presenta ai brand è sfruttare al meglio la disintermediazione che il passaggio dal fisico all’online porta con sé, migliorando l’analisi degli insight per investire sulla formula direct to consumer”.