Crisanti non si vaccinerebbe senza dati a disposizione. Il vaccino che arriverà a gennaio non può avere le caratteristiche di sicurezza dai protocolli che prevedono dai 5 agli 8 anni per produrre un vaccino.
Crisanti non si vaccinerebbe perchè il vaccino che sarà proposto ai cittadini potrebbe non essere sicuro. Solitamente ci vogliono dai 5 agli 8 anni per produrre un vaccino. Il virologo, direttore del centro di Genomica funzionale dell’università di Perugia, vorrebbe essere sicuro che questo vaccino sia stato opportunamente testato e che soddisfi tutti i criteri di sicurezza ed efficacia. “Ne ho diritto come cittadino e non sono disposto ad accettare scorciatoie”. Sono le parole di Crisanti ospite nello studio di Focus Live, il festival della divulgazione scientifica di Focus, al Museo Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano dal 19 al 22 novembre.
“Sono favorevole ai vaccini – le dichiarazioni del parassitologo molecolare dell’Imperial Collage di Londra- ma questi vaccini di cui si parla sono stati sviluppati saltando la normale sequenza Fase 1, Fase 2 e Fase 3. “Questo è successo perché hanno avuto fondi statali e quindi si sono potuti permettere di fare insieme le tre fasi perché i rischi erano a carico di chi aveva dato i soldi.”
Crisanti non si vaccinerebbe, processo di revisione non facile da fare
“Facendo le tre fasi in parallelo – ha concluso – uno si porta appresso tutti i problemi delle varie fasi. Quindi è vero che si arriva prima, ma poi c’è tutto un processo di revisione che non è facile da fare. In questo momento non si ha una vera arma a disposizione. Si deve creare un sistema di sorveglianza nazionale che superi le differenze regionali. Questo per equiparare le differenze tra le varie regioni. Ad esempio la Calabria, una regione lasciata a sé stessa che chiaramente non può uscire da sola da questa emergenza”.
Big data integrata
Crisanti ha affermato poi che se lui fosse Presidente del Consiglio creerebbe una rete di laboratori in Italia capaci di fare centinaia di migliaia di test, una struttura informatica di big data integrata con l’app Immuni, una rete capillare per portare i tamponi là dove effettivamente servono e cambierei rapporti tra Regioni e Governo per quanto riguarda la governance della sanità pubblica: al posto delle aziende ospedaliere governate dalle Regioni. E infine direbbe al privato che se volesse aprirlo ci debba mettere il pronto soccorso e il reparto di rianimazione