Covid gruppo sanguigno zero: le persone del gruppo sanguigno A sarebbero più a rischio di contagio coronavirus, seguite da quelle del gruppo AB, che sembrerebbero ammalarsi più gravemente. Mentre i soggetti del gruppo 0 sarebbero meno vulnerabili al Covid-19
Covid gruppo sanguigno zero: sulla rivista Blood Advances sono stati pubblicati i risultati delle analisi condotte da diversi team di scienziati, e si visto analizzando diverse popolazioni come il gruppo sanguigno di appartenenza incide moltissimo sulla possibilità di contrarre il Covid-19. Da quanto emerso dagli studi le persone del gruppo sanguigno A sarebbero più a rischio di contagio coronavirus, seguite da quelle del gruppo AB, che sembrerebbero ammalarsi più gravemente. Mentre i soggetti del gruppo 0 sarebbero meno vulnerabili al Covid-19.
Covid gruppo sanguigno zero: A, AB o 0?
Da alcuni mesi, sulla base di vari studi, questa teoria pare così rafforzarsi. Il ceppo sanguigno influenzerebbe quindi, non solo il livello di rischio di contrarre il Covid, ma anche le probabilità di sviluppare l’infezione in maniera più o meno grave. Il primo studio, è stato realizzato in Danimarca su 7.422 cittadini positivi al coronavirus, ha osservato meno contagiati tra le persone del tipo 0 e più tra quelle appartenenti alla categoria sanguigna A. In particolare, solo il trentotto per cento dei malati era del gruppo sanguigno 0. Il quarantaquattro per cento degli infetti è risultato del gruppo A, che a livello di popolazione globale rappresenta quarantadue per cento.
I soggetti appartenenti al gruppo A o AB, hanno avuto bisogno di respiratori artificiali. I tipi A o AB sono inoltre stati più a lungo nei reparti di cure intensive – una media di 13.5 giorni – rispetto ai pazienti dei ceppi 0 o B, che ci sono stati circa 9 giorni.
I dati secondo Mypinder Sekhon
“Il legame tra gruppi sanguigni di appartenenza e i rischi portati dall’ infezione da Sars-Cov-2 – sostiene l’autore dell’indagine canadese, Mypinder Sekhon - non ha comunque la stessa importanza di quello esercitato dalla presenza di malattie preesistenti”. “Come medico tuttavia – ha osservato Sekhon – tengo comunque a mente i ceppi sanguigni dei miei malati”. Risultati simili erano emersi da una ricerca pubblicata a giugno sul New England journal of medicine, che aveva osservato un rischio più alto del quarantacinque percento di ammalarsi di Covid tra chi era del gruppo A. Lo studio aveva analizzato anche 1.900 pazienti gravi in Italia e Spagna.
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