Sono giorni decisivi, siamo solo all’inizio dell’epidemia ma siamo in possesso di sole due armi: la diagnosi che ci permette di distinguere Covid-19 da un’influenza “normale” e, ancora più importante, l’isolamento: è un virus che si trasmette attraverso i contatti sociali e non abbiamo altre alternative se non ridurli il più possibile
Il virologo Roberto Burioni sostiene che siamo solo all’inizio dell’epidemia, non si può ancora parlare di decelerata dell’epidemia in questo momento. Se le misure restrittive andranno a buon fine, sarà quello il momento di non mollare, aggiunge poi – “Non mi sorprenderei se la chiusura delle scuole venisse prolungata”. In questi giorni in cui una parte dell’Italia sta facendo i conti con strutture pubbliche quali scuole, piscine palestre chiuse e tante altre limitazioni che hanno stravolto la quotidianità, sono in molte le persone che si chiedono quando tornerà tutto come prima. Quali sono i segnali che virologi e infettivologi stanno attendendo per darci il via libera a riprendere la vita di tutti i giorni e poter riaccompagnare i bambini a scuola, andare a trovare gli anziani in casa di riposo, o più banalmente concederci un aperitivo senza l’ansia di mantenere le giuste distanze? Il medico Burioni, dell’ospedale San Raffaele di Milano, precisa che in questo momento siamo solo all’inizio dell’epidemia, e sono giorni decisivi nei quali si potrà stabilire se si è stati capaci di contenere l’epidemia o comunque di rallentarla. Non abbiamo farmaci e nemmeno vaccini, ma siamo in possesso di sole due armi: la diagnosi che ci permette di distinguere Covid-19 da un’influenza “normale” e, ancora più importante, l’isolamento: è un virus, questo, che si trasmette attraverso i contatti sociali e non abbiamo altre alternative se non ridurli il più possibile. Fino a quando il contagio non rallenterà. Il trend dei contagi a livello nazionale, dopo una brusca accelerazione il primo di marzo, ha registrato una decisa frenata il 2 marzo. Per sapere se i contagi sono in calo non bastano i dati di un giorno, serve che l’evoluzione si mantenga in discesa per giorni e giorni. I numeri che vediamo oggi sono circa i contagi di 10 giorni fa, quando erroneamente pensavamo che il coronavirus non ci fosse anche perché ancora nessuno lo aveva cercato, nessuno immaginava che fosse già arrivato nel nostro Paese e nessuna restrizione era stata messa in atto. La verità è che l’andamento è ancora in crescita. Non sappiamo che cosa succederà nei prossimi giorni. Guardando l’esperienza di Wuhan i primi dati sull’efficacia delle misure adottate sono arrivati 16-18 giorni dopo dell’implementazione di misure severissime, molto più severe di quelle che stiamo vivendo noi. Burioni sostiene – “Non c’è un dato assoluto a cui dobbiamo puntare che ci dirà che siamo fuori pericolo, ma dobbiamo osservare una curva discendente di contagi che si prolunga nel tempo. Se tra qualche giorno vedremo che il trend è in discesa vorrà dire che le misure adottate hanno funzionato. Ma se in quel momento molliamo, riaprendo scuole, stadi, palestre, il rischio è che i casi riesplodano e i sacrifici fatti non saranno serviti. Se il trend invece continuerà a salire vuol dire che le misure adottate non sono state sufficienti e dovranno essere riviste per renderle più stringenti. Qualunque sacrificio in più oggi non è nulla in confronto a quello che potrebbe accadere se il virus partisse libero perché il nostro sistema sanitario andrebbe in tilt. Il paziente uno, quel ragazzo di 38 anni che non è un anziano ma uno sportivo è ancora in vita perché è curato in modo adeguato e ha trovato un posto in terapia intensiva. Se ci ammalassimo tutti insieme gli ospedali andrebbero al collasso. Anche le persone più giovani possono sviluppare sintomi gravi”. L’obiettivo, è schiacciare il più possibile in avanti l’epidemia. Il virologo sostiene infine che ci sono buone speranze che il coronavirus diventi più “buono”, ma quando e se succederà non lo possiamo ancora sapere. Inoltre il fattore meteo potrebbe essere rilevante: altri coronavirus in generale circolano in primavera, ma quando arriva l’estate tutti i virus respiratori si trasmettono meno.
di Sabbatino Ilaria