Cancellare tassa di soggiorno, citytax e tari, estendere la cassa integrazione straordinaria alle imprese con meno di 15 dipendenti, puntare su tedeschi, francesi, svizzeri, olandesi, britannici, austriaci. Calo dei turisti cinesi, che lo scorso anno avevano segnato un bel + 9,2 per cento e per la prima volta Roma era entrata nella top ten delle città preferite dai turisti cinesi. Le immagini che hanno fatto il giro mondo, intere città messe in quarantena, La Scala e il Duomo di Milano chiusi, partite della Serie A giocate a spalti vuoti, l’assalto ai supermercati e le metropolitane vuote, italiani untori!
“Già a gennaio, quando il Coronavirus era ancora confinato in Cina, eravamo più che preoccupati – ci racconta Massimo Gazzè, direttore del Centro Studi di Confimprese Turismo Italia – Eravamo impegnati nello studio di soluzioni utili per sopperire al prevedibile calo dei turisti cinesi, che lo scorso anno avevano segnato un bel +9,2 per cento e per la prima volta Roma era entrata nella top ten delle città preferite dai turisti cinesi. “All’improvviso ci siamo svegliati per vivere un incubo ad occhi aperti. Uno tsunami che ha sommerso l’intero comparto turistico italiano”. Le immagini che hanno fatto il giro mondo, intere città messe in quarantena, La Scala e il Duomo di Milano chiusi, partite della Serie A giocate a spalti vuoti, l’assalto ai supermercati e le metropolitane vuote, non potevano che allarmare chi si accingeva a partire per l’Italia. Quando poi le compagnie aeree hanno iniziato a chiudere le rotte, quando gli Stati Uniti decretano l’allerta 4 per il Nord Italia che significa: “non viaggiate!” e portano l’allerta a livello 3 per il resto del Belpaese che significa: “viaggiate solo se strettamente necessario”, quando a non rilasciare visti agli italiani hanno iniziato anche Stati non proprio irrilevanti come India e Israele, quando siamo apparsi come gli untori, che portavano il contagio in giro per il mondo, ogni perplessità è diventata certezza: in massa sono arrivate le cancellazioni e le richieste di rimborso. E se molti ancora tentennano prima di cancellare, il target luxury non si preoccupa delle penali, sceglie subito un’altra meta. Magari proprio una di quelle isole da sogno come le Mauritius e le Seychelles, che hanno chiuso in faccia le frontiere agli italiani.
Il Centro Studi di Confimprese Turismo Italia ha stimato in oltre 200 milioni di euro la perdita netta subita dal settore in una sola settimana. E se questa stima è ancora prudente, la previsione sulle perdite del comparto oscilla già tra i 5 e gli 8 miliardi di euro. “Errori che hanno inciso sulla comunicazione ci sono stati, eccome, ma ormai il danno è fatto. Non è il momento di sterili e inutili polemiche su questo, lo faremo più avanti. Ora è il momento di remare tutti insieme nella stessa direzione” è questo l’appello di Giuseppe Sarnella, presidente di Confimprese Turismo Italia. Il turismo è un comparto vitale e strategico per l’Italia, genera direttamente il 6,5 per cento, ma con l’indotto rappresenta il 13 per cento circa del PIL del nostro Paese. “Il Turismo ha bisogno di ossigeno. Subito! – tuona il presidente Sarnella – Non basta un’aspirina, serve una terapia intensiva altrimenti molte imprese, soprattutto le micro, piccole e medie, non riusciranno a superare questa incredibile crisi”.
UN BOLLINO VIRUS FREE PER ESPORTARE IL MADE IN ITALY
E questo tsunami, purtroppo, non ha colpito solo alberghi, compagnie aeree, agenzie di viaggio e tour operator. Ha paralizzato anche le attività dei bar e dei ristoranti, dei musei e delle guide turistiche, dei taxi e dei noleggi con conducente, finendo per mettere in crisi anche lo shopping nei negozi e nelle attività commerciali. Made in Italy? Allora serve il bollino virus-free. Lo si apprende dalla viva voce del Ministro degli Affari esteri Luigi Di Maio, alcuni Paesi ora chiedono il certificato sanitario per permettere l’import di prodotti italiani. La Pasqua è già compromessa e se questa situazione andrà avanti almeno fino alla fine della primavera, come prevede Walter Ricciardi, il nuovo consigliere del Ministro della Salute e membro autorevole del board dell’Organizzazione Mondiale della sanità, rischia di saltare anche l’intera stagione estiva.
CANCELLARE LA TASSA DI SOGGIORNO! CITY TAX E TARI ADDIO
Roberto Gualtieri non è rimasto con le mani in mano, il Ministro dell’Economia è intervenuto, ma Confimprese Turismo condivide l’opinione dell’economista Fabio Fortuna, magnifico rettore dell’Università Niccolò Cusano: “Sono pochi 3,6 miliardi per il rilancio dell’economia“. Confimprese Turismo resta in attesa di valutare le ulteriori misure annunciate dal Governo per questo fine settimana. Ma le misure devono essere prese ad ogni livello, devono intervenire anche Regioni e Comuni. A Roma si parla di una possibile dilazione della prossima scadenza del 16 aprile per il versamento della tassa di soggiorno: “A nostro avviso la Tassa di Soggiorno va invece cancellata – interviene il presidente Sarnella – Oggi il più gravoso ostacolo che devono affrontare gli operatori del settore è proprio quello del problema di cassa. La liquidità è in siccità, andava subito varato un fondo speciale per sostenere gli operatori che dovevano restituire caparre e anticipi, che invece sono stati lasciati soli”. Il Comune di Roma dovrebbe cancellare la City Tax, mentre la Regione Lazio dovrebbe cancellare la TARI, che per altro proprio a Roma è tra le più care d’Italia. Anche se la raccolta dei rifiuti non è proprio un vanto per la Città eterna. Per sopperire al calo di attività, servizi e prenotazioni che si è abbattuto con inaudita forza sul mercato turistico servono misure straordinarie ed eccezionali. E mentre le grandi catene, oltre alle spalle grosse, hanno anche la possibilità di contenere le perdite chiudendo alcune strutture per convogliare i pochi ospiti in un unico albergo, le attività piccole e medie non riescono a tenere aperte le loro strutture avendo occupate solo due o tre stanze.
CASSA INTEGRAZIONE STRAORDINARIA ANCHE PER LE IMPRESE PIU’ PICCOLE
“Il sistema rischia il collasso!” Sarnella lancia l’allarme: “Occorre subito ampliare la Cassa Integrazione Straordinaria rendendola disponibile anche alle aziende che hanno meno di 15 dipendenti. Un saggio intervento che è già in corso nel Trentino Alto Adige e che auspichiamo venga immediatamente esteso in tutta Italia”. Per affrontare questa straordinaria ed eccezionale crisi, senza dubbio la più grave della nostra storia servono misure adeguate, rapide, concrete ed efficaci. “E dopo aver dato immediato sostegno al comparto, sospendendo il versamento di tasse e contributi, eliminando ogni burocrazia e permettendo agli operatori di accedere agli aiuti economici in maniera estremamente semplificata – aggiungono da Confimprese Turismo – bisogna iniziare a lavorare ad un piano straordinario di comunicazione per poter riemergere il più rapidamente possibile, non appena gli effetti di questa emergenza saranno superati”.
INDIETRO NON SI TORNA. PUNTIAMO SU TEDESCHI, BRITANNICI, FRANCESI, SVIZZERI, AUSTRIACI, OLANDESI
Non sarà per nulla facile. Anzi sarà molto difficile tornare ai 128 milioni di arrivi e alle oltre 400 milioni di presenze del recente passato. E sarà difficile anche per il mercato interno e per l’indotto. Come abbiamo visto per l’Egizio di Torino, quando un museo viene chiuso, alla riapertura dei battenti segna un calo anche del 75per cento degli ingressi. Purtroppo saremo costretti a trascurare gli sviluppi dei mercati emergenti come la Cina e l’India. Dovremo concentrarci sui turisti occidentali. Servirà una massiccia campagna mediatica sui tedeschi, che rappresentavano una quota del 27,1 per cento. Dobbiamo rassicurare gli american, che, come i britannici e i francesi, segnavano ciascuno intorno al 6,5 per cento. Dobbiamo stimolare ancor di più gli svizzeri, gli austriaci e gli olandesi che insieme rappresentavano il 15 per cento delle presenze turistiche in Italia.
DISPERATA RICHIESTA DI AIUTO
“Non lancio un grido di allarme, ma una disperata richiesta di aiuto – conclude Sarnella – Se non si interviene subito su entrambi i fronti, sostenendo economicamente gli operatori e investendo pesantemente in un grande piano di comunicazione, le conseguenze di questa emergenza sanitaria rischiamo di doverle subire a lungo. Il rischio è di continuare a pagarle per anni e anni, anche quando il Coronavirus sarà ormai diventato solo un brutto ricordo”.
di Mina Cappussi
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