Il surriscaldamento globale è l’emergenza principale che riguarda il nostro secolo, conferma il rapporto della World Meteorological Organization. Il Covid-19 ne è uno dei suoi effetti principali. Il cambiamento può avvenire solo con la collaborazione di cittadini e politici. Che sia un’occasione per migliorare
Il Coronavirus è solo la punta dell’iceberg di un problema molto più complesso. Clima, epidemie e biodiversità viaggiano sullo stesso binario. La diffusione del Covid-19 a livello mondiale (i casi in Italia sono attualmente 12.462, con 827 morti e 1.045 guariti), è colpa dell’uomo. C’erano dubbi? Non molti, visto gli allarmanti segnali che ci ha da sempre inviato l’ambiente, aumentati nell’ultimo decennio. La giornalista Simona Re, sulla rivista Micron, ecologia, scienza e conoscenza, scrive che la diffusione di epidemie è alimentata da una serie di altri fattori come “i cambiamenti climatici che modificano l’habitat dei vettori animali di questo virus, l’intrusione umana in un numero di ecosistemi vergini sempre maggiore, la sovrappopolazione, la frequenza e rapidità di spostamenti delle persone”, tesi avvalorata da Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di Genetica molecolare del CNR-IGM di Pavia, in una nota dell’ Agi. “Gli episodi degli ultimi anni come la diffusione di SARS, MERS e influenza aviaria – continua la giornalista – ci insegnano ancora qualcosa di nuovo, mostrandoci che la sovrappopolazione e la crescente frequenza e rapidità dei nostri spostamenti sono fattori di rischio per lo scatenarsi dell’epidemia”. L’origine del Covid-19, causato dal virus SARS-CoV-2, è solo il più recente agente patogeno generato da un animale selvatico (il primo focolaio è stato individuato in un mercato alimentare di Wuhan, in cui si vendevano animali di allevamento e selvatici), nel passato ce ne sono stati molteplici, per citarne alcuni: la SARS, l’ebola, l’aviaria e l’HIV. La diffusione, poi, è avvenuta interamente per l’agire degli uomini. Perché ciò avviene? Per cause artificiali solitamente e, se avviene per motivi naturali, sono comunque indirettamente causati dagli individui.
Il motivo principale è il riscaldamento globale, dovuto al vertiginoso aumento di gas serra per via dell’estensione degli allevamenti intensivi, del disboscamento e del rapido consumo di combustibili fossili. Dall’ultimo rapporto della World Meteorological Organization (WMO), l’organizzazione meteorologica mondiale, emerge che il decennio 2010-2019 sia stato il più caldo mai registrato, concludendosi con una temperatura di 1,1°C al di sopra dei livelli preindustriali stimati. Gravi sono e saranno le ripercussioni sulla popolazione mondiale: pericolosi eventi si sono registrati nell’anno appena trascorso (si pensi agli incendi australiani e dell’Amazzonia, al tifone Hagibis a Tokyo ecc.) ed ora stiamo vivendo un’emergenza sanitaria come non si era mai vista prima. Il riscaldamento globale sta creando danni irreparabili agli Oceani (si pensi alle barriere coralline che dal 10-30 per cento arriveranno presto all’un per cento), sta producendo numerosi avvenimenti di grande impatto (inondazioni, siccità, ondate di calore etc.) e, soprattutto, ha generato importanti mutazioni degli ecosistemi. Ogni grande evento ha delle ripercussioni, dirette ed indirette, sulla salute dell’uomo rendendolo più vulnerabile all’attacco di nuovi agenti patogeni.
COVID-19 NELL’ EMERGENZA CLIMATICA
Il cambiamento degli ecosistemi causa una vera e propria invasione biologica ad opera di animali esotici. Tutte le specie viventi che, a causa dell’azione dell’uomo, si trovano ad abitare e colonizzare un territorio diverso dal proprio areale storico, autosostenendosi riproduttivamente nell’areale dell’uomo (definite specie Alloctone), “sono considerate invasive quando alterano la composizione e il funzionamento degli habitat e degli ecosistemi. […] Quando funge da serbatoio o vettore di agenti patogeni o parassiti, cambiando le dinamiche di malattia e minacciando con l’estinzione le specie indigene”, sostengono Daniele Marini, medico veterinario esperto in IAS (Invasive Alien Species) e Oliviero Olivieri dell’Università degli Studi di Perugia. Questo è ciò che è avvenuto nel caso del Coronavirus. L’agente patogeno si trovava in un animale, il pipistrello, portato dall’uomo a condividere i suoi stessi spazi (in questo caso il mercato cinese di Wuhan) e si è verificato il così detto spillover, termine tecnico che sta ad indicare il passaggio di patogeni o parassiti dall’animale all’uomo che portano conseguentemente all’instaurarsi di eventuali nuove malattie. Si è poi diffuso in modo quasi pandemico per opera dell’individuo, per via dei suoi intensi spostamenti in un mondo quasi interamente globalizzato.
“Le emissioni di gas serra e la presenza di virus, entro limiti fisiologici, sono entrambi fondamentali per preservare i complessi equilibri della nostra biosfera […]. L’aumento delle epidemie è solo uno degli effetti indiretti delle massicce emissioni e del nostro impatto sulla biodiversità” – sostiene la Re. Le soluzioni a questi problemi possono essere però le stesse: ridurre le emissioni, investire nel riciclo, preservare ciò che resta del nostro Pianeta. “Se vogliamo sconfiggere la paura delle epidemie iniziamo a mangiare meno carne (perché gli allevamenti intensivi sono una delle cause principali del surriscaldamento globale), ricicliamo i nostri abiti, usiamo meno l’auto, chiediamo ai nostri politici di iniziare a parlare seriamente di mitigazione e adattamento. E laviamoci le mani. Ma ricordiamo. Non bastano le azioni individuali per contrastare il cambiamento climatico, senza un’efficace inversione di rotta di politici e aziende. Non basta un sistema sanitario “fiore all’occhiello”, se questo non dispone delle risorse necessarie per sopravvivere a un’emergenza – termina – che sia, ci auguriamo, un’occasione per tutti per migliorare”. Buonsenso e collaborazione sono i pilastri su cui si deve fondare la reazione per combattere questo nuovo virus e cercare di evitare, se possibile, o, almeno non facilitare futuri spillover.
di Pamela Cioffi
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