Contro Covid finestre aperte anche d’ inverno. E’ questa la soluzione per evitare il contagio da Coronavirus, che avviene principalmente tramite piccole goccioline presenti in starnuti o colpi di tosse. “Tra Covid o freddo – evidenziava Giannelli – meglio il male minore, stare cioè in classe col cappotto”
Contro Covid finestre aperte anche d’inferno. Il ricambio dell’area è infatti molto importante per evitare che il Coronavirus dilaghi nell’ambiente e in cui ci trova. “Laddove c’è ricambio d’aria – afferma l’epidemiologo Gianni Rezza alla conferenza stampa sull’analisi della situazione epidemiologica – c’è minore probabilità di diffusione dell’infezione da SarsCov2. E’ assolutamente importante non fare ristagnare l’aria”. Specialmente nelle case provate. “Negli ambienti domestici abbiamo una scarsa attenzione ai ricambi dell’aria – interviene Gaetano Settimo, del Dipartimento Ambiente e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità – e questo può rappresentare un elemento di criticità per le particelle virali di sars-Cov-2”.
Contro Covid finestre aperte: il ricambio dell’aria è fondamentale
Sono molti gli studi che affermano infatti che le minuscole goccioline attraverso starnuti o colpi di tosse possono essere la causa principale di contagio da Covid-19. “I luoghi più critici – sostiene Giorgio Buonanno il professore ordinario di Fisica tecnica ambientale all’Università degli Studi di Cassino e alla alla Queensland University of Technology di Brisbane, Australia – sono gli ambienti chiusi di dimensioni ridotte e con limitata ventilazione, soprattutto con un tempo di permanenza elevato”. Anche le aule scolastiche sono dei luoghi chiusi a rischio elevato di trasmissione della malattia infettiva.
Il problema dell’areazione
“L’installazione di impianti di areazione in grado di garantire il ricambio dell’aria e controllare il livello di umidità avrebbe potuto permettere la riapertura delle scuole in sicurezza – evidenzia il coordinatore Giuseppe Valditara – ma è spiacevole constatare che a nove mesi dalla prima ondata del Covid-19, il governo si accinga a riaprire le scuole il 7 di gennaio con le lezioni in presenza senza che sia stato fatto nulla sull’areazione”. Il problema dell’areazione degli edifici scolastici è stato posto più volte e da più parti. “Siamo – sostiene l’Anp – alle libere interpretazioni”.
Contro Covid finestre aperte, cappotti in classe
“Tra Covid o freddo – evidenziava Giannelli – meglio il male minore, stare cioè in classe col cappotto”. A questo proposito è intervenuto il Ministero dell’Istruzione con una Faq, fornendo indicazioni specifiche per il settore scolastico. Tra cui rientrano sanificazione periodica delle suppellettili e degli arredi, uso della mascherina, costante areazione dei locali e igiene delle mani degli alunni e del personale nel corso della giornata di attività, e appunto la possibilità di portare i cappotti in classe.
Ma le finestre aperte, si sa, con le temperature rigide dell’inverno possono portare spesso a raffreddori e influenze. Condizioni queste che impediscono a docenti, Ata e alunni di recarsi a scuola perché sintomi compatibili con il Covid. “Tutti gli inverni l’influenza affolla gli ospedali – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, in un’intervista a La Stampa – c’è rischio strage con la terza ondata Covid“. “Una terza ondata è una certezza in questa situazione, non c’è bisogno di previsioni – sostiene dall’altra parte il virologo Andrea Crisanti – non c’è bisogno di previsioni”. “Natale – aggiunge infine Crisanti – con le scuole chiuse e fabbriche con ritmo ridotto, va utilizzato per ridurre i contagi”.
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