Reportage esclusivo di Claudio Beccalossi *
Conflitto Russia Ucraina. Cronache silenziate dal martoriato Donbass. Prima parte. Milano-Zcarthnots, il complesso archeologico di Vagharshapat Patrimonio Unesco, gli anni ’60, Aeroport Moskva-Vnukovo, Andrei, Matrioske e bazooka tra i souvenir, Vittorio, italiano di Donetsk. 1^ puntata di un racconto alternativo
Conflitto Russia Ucraina. Il viaggio da Milano-Malpensa (Italia) ad Erevan (Armenia) – Il ritorno. Nelle tormentate terre del Donbass (in russo, Donbas in ucraino) dapprima secessioniste dalla matrigna Ucraina ed in antagonismo armato dal 2014 con Kiev (in russo, Kyïv in ucraino) e la sua cricca post Yevromajdan (Euromaidan). Oblasti autoproclamatesi Repubbliche Popolari di Donetsk (Doneckaja Narodnaja Respublika, DNR, Donetsk People’s Republic, DPR) e Lugansk (Luganskaja Narodnaja Respublika, LNR, Lugansk People’s Republic, LPR) e, dopo referendum bocciati dalla comunità internazionale, poi annesse formalmente alla Federazione Russa il 30 settembre 2022, assieme a quelle di Zaporizhzhia e Cherson, durante una solenne cerimonia nel Salone di Sala San Giorgio del Gran Palazzo del Cremlino, a Mosca, residenza ufficiale del presidente russo.
Milano-Zvarthnots-Erevan in Armenia
Come nel mio precedente viaggio-reportage (dal 27 agosto al 4 settembre 2022), sempre propiziato da incaricati dei ministeri degli Affari esteri e della Difesa russi, per raggiungere Mosca, punto di partenza verso le zone in guerra russo-ucraina, sono state “aggirate” le sanzioni che impediscono voli aerei diretti dall’Italia alla Russia. Se l’altra volta avevo raggiunto la capitale sulla Moscòva via Dubai (Emirati Arabi Uniti), stavolta il transito è avvenuto ad Erevan, in Armenia. Partito da Milano-Malpensa alle ore 16:10 del 19 gennaio, sono sbarcato all’aeroporto internazionale “Zvartnots” alle 23:00 (ora locale, 3 ore in più rispetto all’Italia).
Vagharshapat, patrimonio Unesco
Lo scalo è ubicato alla periferia di Parakar, una decina di chilometri ad ovest di Erevan. Il termine Zvartnots (Angeli del cielo) si riferisce ad una vicina località storico-archeologica nei pressi di Vagharshapat (od Echmiadzin), nella provincia di Armavir, decretata Patrimonio dell’umanità dall’Unesco (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura).
Conflitto Russia Ucraina. gli anni ’60 e lo sviluppo dei traffici
Inaugurato nel 1961, l’aeroporto venne ristrutturato tra gli anni Settanta ed Ottanta del secolo scorso per adempiere allo sviluppo crescente del traffico domestico nell’ambito dell’Unione Sovietica. In seguito all’indipendenza acquisita tra il 1990 ed il 1991, ai due terminals esistenti ne fu costruito un terzo merci nel 1998 per fronteggiare l’impennata di movimentazioni.
Aeroport Moskva-Vnukovo
Nel quartiere Izmajlovo di Mosca – Alle ore 3:55 del 20 gennaio l’aereo ha decollato dallo “Zvartnots” verso l’aeroporto “Vnukovo” di Mosca atterrandovi alle 6:45 (ora locale, 2 ore in più che in Italia). L’Aeroport Moskva-Vnukovo è il primo a livello internazionale approvato dal governo sovietico nel 1937 ed aperto nel 1941. Si trova, appunto, a Vnukovo, ex comune autonomo nell’Oblast’ di Mosca e dal 1950 exclave appartenente al municipio della capitale.
Andrei, l’hotel Vega, il quartiere Izmajlovo e le Olimpiadi boicottate
Andrei, conosciuto nella precedente occasione ed a cui sono stati affidati i miei spostamenti “ufficiali” a Mosca, s’è trovato puntuale in attesa, al termine della procedura di controllo passaporto con visto d’invito. M’ha fatto salire su un taxi ed accompagnato all’Hotel “Vega”, uno del gruppo di mega-alberghi “gemelli diversi” (“Beta”, “Alfa”, “Gamma”, “Nika”, “Delta”) a circa tre quarti d’ora dall’aeroporto, sorti nel quartiere Izmajlovo del distretto orientale della città ed edificati in occasione delle XXII Olimpiadi (Mosca 1980) svoltesi dal 19 luglio al 3 agosto 1980, aperte dal segretario generale del Partito Comunista e Capo dell’Urss Leoníd Il’íč Bréžnev e boicottate da 65 rappresentative atletiche nazionali quale protesta nei confronti dell’Unione Sovietica per l’invasione dell’Afghanistan.
Matrioske e bazooka tra i souvenir
Dopo l’obbligatorio riposo dall’insonne tragitto aereo con sosta ad Erevan, mi sono concesso un giro “esplorativo” attorno all’hotel, scoprendovi il complesso architettonico, culturale e popolare Izmajlovo Kremlin (Cremlino di Izmajlovo) ancora in pieno clima natalizio, fulcro delle tradizioni russe che ospita laboratori artistici e vari musei, tra cui quelli della Storia della vodka e della Guerra, un animato bazar (dove si può trovare di tutto – anche un’intera pelle d’orso – , non solo una vasta scelta di matrioske, icone ed opere d’artigianato ma pure vecchie armi, caricatori, pallottole, bazooka compresi) e la chiesa ortodossa di San Nicola dal suggestivo interno. L’Izmajlovo Kremlin è stato realizzato secondo la tipologia stilistica russa del XVII secolo tra il 1998 ed il 2007.
Vittorio, italiano di Donetsk
L’incontro col reporter Vittorio Nicola Rangeloni – In hotel, Andrei m’ha presentato tre giornalisti miei colleghi verso il Donbass (Nataša Jovanović di Belgrado e Darinka Petrović di Banja Luka, giornaliste televisive e Mihailo Medenica, blogger della capitale serba). Ed in un vicino ristorante, per la cena con relativo briefing, ho ritrovato il gioviale amico Artyom, referente del ministero della Difesa russo, incontrato nella mia scorsa permanenza e, dopo scambi di comunicazioni via Telegram, mi sono finalmente visto faccia a faccia con il giovane Vittorio Nicola Rangeloni, l’“italiano di Donetsk”. Noto reporter indipendente che non vuole saperne di Ordine dei giornalisti, tramite il suo canale RangeloniNewssu Telegram, diffonde “notizie, storie e verità che nessuno racconta” con rigorosa obiettività e documentazione “dal vivo”, rischiando spesso in prima persona.
Donbass, cronache di guerra
Nato il 4 dicembre 1991 da madre russa e padre italiano a Bellano (Lecco) per poi spostarsi a Barzio, sempre in provincia di Lecco, fin da piccolo ha parlato anche la lingua materna, acquisendone una fluente e sofisticata padronanza. Dal 2015 è nel Donbass, con rari ritorni in Italia. Vive a Donetsk con la moglie del posto ed il figlio di 4 anni. E, dopo quella della Repubblica Popolare di Donetsk, ha ora acquisito la cittadinanza russa con relativo passaporto. M’hanno subito convinto la sua indole idealista e la sua puntigliosa ricerca il più possibile super partes che ha provocato “autopsie” polemiche e letture pregiudiziali dei media italiani filoucraini a prescindere, risoluti nel non accettare versioni difformi dal coro occidentale.
Oltre ad annotare, fotografare, realizzare video, tradurre in italiano e pubblicare fatti esclusivi avallati da fonti inoppugnabili, s’occupa di progetti umanitari per la popolazione delle aree non strategiche o militari sottoposte da anni a sistematici bombardamenti ucraini apparentemente a casaccio, su indifesi bersagli civili. Questo suo continuo lavorio per la verità informativa è stato condensato nel libro “Donbass. Le mie cronache di guerra” (Idrovolante Edizioni, Alatri, Frosinone, 2021).
Vittorio, la guida
Vittorio è stato incaricato da Artyom a farci da guida (e “protettore”) durante la nostra permanenza nelle repubbliche popolari. Per questo ha voluto sapere da ciascuno di noi a cosa eravamo specificatamente interessati, gli oggetti auspicati della nostra raccolta di materiale giornalistico, per programmarne e favorirne la realizzazione. Senza alcun diniego, ostracismo o censura…
1200 km in pullman
A causa della chiusura per motivi di sicurezza dell’aeroporto russo più vicino a Donetsk (quello di Rostov sul Don) la distanza di circa 1.200 km da Mosca sarebbe stata percorsa in più di 17 ore e mezza di viaggio su un pullman: partenza alle ore 20:00 del 22 gennaio con arrivo alle alle 13:30 del 23.
Vino bollente sotto le mura del Cremlino
Al termine della cena, Artyom ha voluto servirsi della metropolitana-galleria d’arte moscovita per condurci in Piazza Rossa, in atmosfera technicolor per il Natale ortodosso (celebrato il 7 gennaio), davanti al Mausoleo di Lenin (il monumento funerario che conserva le spoglie imbalsamate di Vladimir Il’ič Ul’janov, leader della Rivoluzione russa e fondatore dell’Unione Sovietica), con bevuta di vino bollente, sotto le mura del Cremlino, per meglio sopportare la temperatura sottozero.
Nota del direttore
Siamo solo alla 1^ puntata del racconto in 10 puntate fatto da un testimone oculare di quella che è la situazione della guerra Russia Ucraina. Abbiamo assistito, durante la cosiddetta pandemia, alla uniformizzazione della informazione che, di fatto, è divenuta strumento in mano al potere che ha messo a punto una strategia di controllo che oggi sta venendo fuori, poco a poco, grazie al quotidiano La Verità diretto da Maurizio Belpietro e alle battaglie composte e rilassanti di Francesco Borgonovo, alle inchieste e le interviste di Fabio Duranti su Radio Radio, a Diego Fusaro, BioBlu a pochi altri media non allineati insieme a filosofi senza paraocchi come Giorgio Agamben e Massimo Cacciari. Giusto dubitare, dunque, su quello che ci arriva su giornali e Tv come verità sacrosanta. E’ una versione. Ai nostri lettori piace fornire più versoni, più punti di vista, letture e interpretazioni divergenti e diversificate affinchè possano farsi un’idea propria e personale dei fatti. E’ questo il ruolo dell’Informazione. Un Mondo d’Italiani lo sa.
Quid est Veritas?
Quid est veritas? Ponzio Pilato durante l’interrogatorio a Gesù. «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte». Vangelo secondo Giovanni (18:38).
(1 – continua)
* Claudio Beccalossi,
veronese, iscritto all’Ordine dei giornalisti dal 1984, anno d’inizio della sua lunga collaborazione con il quotidiano “L’Arena”. Ha scritto per una ventina di testate ed è autore di 16 pubblicazioni e cd (poesia, storia, reportage). Attualmente è direttore responsabile de “L’Altra Cronaca” e de “Il Giornale dei Veronesi” online.
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