Concorsi pubblici preclusi alle donne. Il caso di Rosa Oliva e la sentenza che 60 anni fa cambiò la storia. Pari diritti, pari opportunità: lo sancisce la Costituzione
Concorsi pubblici preclusi alle donne, 60 anni fa la sentenza che cambiò la storia. A testimoniarlo è Rosa Oliva, la prima donna a fare ricorso contro i risultati del concorso per la carriera prefettizia. “Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge” art. 51 della Costituzione. Il 13 maggio 1960 la Corte Costituzionale ribadì la solennità di questo diritto, grazie ad una donna, Rosa Oliva, non disposta ad accettare ruoli minoritari per via del suo genere. Il sesso femminile è sempre stato relegato a ruoli secondari, marginali potremmo dire, nella vita privata e nel mondo del lavoro, oggi cos’è cambiato? Effettivamente molte cose, ma non ancora sufficienti.
Concorsi pubblici preclusi alle donne: il caso Oliva
Pari diritti, pari opportunità, questo quello che la Costituzione ha da sempre sancito. Non sempre però le pari opportunità sono state legalmente garantite. Rosa Oliva non c’è stata. Negli anni ’60, a soli 24 anni, la fondatrice de “la Rete per la Parità”, si presentò al concorso per la carriera prefettizia. Laureatasi a La Sapienza in Scienze Politiche e Sociali, non vinse il concorso, non perché non competente, perché donna. Vincendo il ricorso che ne seguì, ha eliminato la principale discriminazione tra uomo e donna per l’accesso agli uffici pubblici: il genere. Dirà in seguito Rosa: “Il mio obiettivo non era diventare prefetto, ma sollevare un caso e spazzar via discriminazioni inaccettabili”. Grazie al suo operato, la società ha fatto un passo avanti.
La sentenza che cambiò la storia
La Corte Costituzionale ha ribadito, con la sentenza n33 del maggio 1960, la parità dei diritti che hanno uomini e donne davanti alla legge. Fino ad allora troppe carriere erano precluse a quest’ultime per via del sesso. A detta di Oliva, ancora oggi il diritto di uguaglianza non è pienamente rispettato. Portando tra gli esempi la disparità di genere dei ruoli di prestigio, in un’intervista rilasciata a La Repubblica afferma: “Il problema è che, a distanza di sessant’anni, quella parità sancita dalla Carta non è ancora pienamente rispettata”.
Rete per la Parità
In una lunga e florida carriera, molto ha fatto una donna per le donne. Nel 2010 Rosa Oliva ha fondato la Rete per la Parità, descritta sul proprio sito web come “un’associazione di promozione sociale, che, avvalendosi anche di un Comitato scientifico, promuove iniziative per rendere effettiva la parità in Italia e attivare un ponte tra le generazioni, diffondendo nelle scuole e nelle università la consapevolezza sulla condizione delle donne in Italia e nel mondo”.