San Giovanni, a Civita Superiore di Bojano, è la Chiesa nella quale alcuni antenati di Francesco Amatuzio ricevettero i sacramenti: i suoi genitori, Battista Libero Virgilio Amatuzio e Maria Filomena Gentile, in quella chiesa si sposarono il 16 febbraio 1865; e sempre nella chiesa di San Giovanni la stessa Gentile fu battezzata il 31 ottobre 1840. Ed anche a Civita c’è da aspettarsi che non mancheranno le sorprese e gli indizi per arrivare alla busta nera. Ed il mistero a Bojano aumenta.
Visita all’Archivio Parrocchiale della Chiesa di San Giovanni, a Civita di Bojano, grazie alla cortese disponibilità di Don Alessandro Iannetta, per il Corso di Genealogia Umdi organizzato dal Centro Studi Agorà con il quotidiano internazionale Un Mondo d’Italiani, Casa Molise, Ippocrates, Aitef, Servizio Civile Nazionale sotto l’egida di Molise Noblesse. Venerdì 15 giugno, con partenza alle ore 15.00, i corsisti faranno una uscita didattica nel borgo medievale che domina la città di Bojano, guidati dal docente, Domenico Carriero, grazie alla disponibilità di Don Alessandro, in compagnia della direttrice del corso, la giornalista Mina Cappussi. “Se vorrete arrivare a me dovrete anagrammar il nome e cognome della rossa discendente dell’antico sapor”. Con queste parole l’ultimo indizio del Genealogista Misterioso di Bojano ha spinto e appassionato tutti coloro che seguono il Corso di Genealogia UMDI a Bojano, che oggi saranno a Civita Superiore per “respirare l’odore degli antichi manoscritti” custoditi gelosamente da don Alessandro Iannetta, parroco del borgo normanno che si trova in posizione dominante rispetto all’abitato cittadino di Bojano, già Rocca Bojano. San Giovanni fu la Chiesa nella quale alcuni antenati dell’Amatuzio ricevettero i sacramenti: ad esempio i suoi genitori, Amatuzio Battista Libero Virgilio e Gentile Maria Filomena, in quella chiesa si sposarono il 16 febbraio 1865; e sempre nella chiesa di San Giovanni la stessa Gentile fu battezzata il 31 ottobre 1840. Ed anche a Civita c’è da aspettarsi che non mancheranno le sorprese e gli indizi per arrivare alla busta nera. Ed il mistero a Bojano aumenta.
Nell’ultima lezione, infatti, il tema era stato proprio quello della ricerca degli atti parrocchiali, spaziando dalla loro lettura alla loro contestualizzazione. E l’aula si era trasformata in uno spaccato d’altri tempi, con docente e discenti impegnati in una improbabile discussione in latino: una ventina di giovani affiatati, impegnati a discutere di Marcus, Donatus, Antoni et Mariae, come fossero amici di tutti i giorni, conoscenti di vecchia data. Ai corsisti sono stati esposti i rudimenti del latino, perché in quella lingua venivano vergati, ovviamente a mano, i primi atti parrocchiali post Concilio di Trento del 1563 (quello durato 18 anni e tre Papi!). Non contento, il dr. Carriero ha distribuito fotocopie di atti di battesimo del 1600, e ha “preteso” di leggerli con i corsisti. Quella che sembrava un’impresa impossibile, si è trasformato in un esercizio utile e diverte, che ha coinvolto tutti, ma proprio tutti, nella lettura dei documenti, e soprattutto nella interpretazione delle numerose abbreviazioni. La lezione si era chiusa con un indizio importante “SE VORRETE ARRIVARE A ME DOVRETE TROVAR, GUARDANDO IN ALTO, L’ANTICO SAPOR CHE, ALL’INCROCIO COL VIALE DEL TELEGRAFISTA, NEL VII EF EBBE LUCE“. Occorreva quindi cercare un luogo in Bojano, e questo luogo si sarebbe trovato quindi ad un incrocio di Via Marconi, sì ma con quale via? E come era legato questo indizio con Francesco Amatuzio? I corsisti si sono subito messi alla ricerca inviando al Docente i loro selfie davanti al luogo che ricordasse “l’antico sapor”, ossia la distilleria della famiglia Terriaca, produttrice dei liquori Biferno e Matese, presente proprio all’incrocio con Corso Francesco Amatuzio, di fronte alle scuole costruite nel 1927 grazie alle elargizioni dello stesso Amatuzio, e fondata nel 1929 (VII anno dell’Era Fascista, proprio in concomitanza con i patti lateranensi che venivano firmati a Roma). L’ impresa commerciale ha coinvolto quattro generazioni della famiglia Terriaca, nascendo intorno al 1848 a Cameli (dal 1896 rinominata Sant’Elena Sannita) da Raffaele Terriaca, distillatore attento e perito che impiegava le erbe del Matese e antiche ricette; l’azienda fu poi ampliata e notevolmente accresciuta dal giovane e intraprendente figlio Giuseppe. I corsisti Marco Marzilli, Santina Gioia, Martina Colacci sono stati i primi ad individuare il luogo e a farsi lì una foto ma Giuseppe Minotti e Andrea Girardi sono andati oltre facendosi immortalare assieme a Grazia De Gregorio, discendente diretta di Giuseppe Terriaca, suo bisnonno. Ora si scoprirà se i corsisti sono riusciti a rispondere all’ultimo indizio, legato proprio alla discendente dei Terriaca: “SE VORRETE ARRIVARE A ME DOVRETE ANAGRAMMAR IL NOME E COGNOME DELLA ROSSA DISCENDENTE DELL’ANTICO SAPOR.“ Saranno riusciti ad anagrammare il nome GRAZIA DE GREGORIO?
Delle 54 chiese e degli 11 monasteri catalogati per un periodo di circa mille anni in Bojano e nelle sue frazioni, oggi ne sono rimasti ben pochi a causa dei numerosi terremoti che si sono abbattuti sulla città. Il fatto di essere stata sede di una delle prime diocesi cristiane in Italia, forse addirittura risalente a tempi apostolici, è testimoniata proprio da questo incredibile numero di edifici religiosi. Ma, come ricorda Oreste Muccilli, i primi segni dell’organizzazione urbanistica, sulle cui basi si è successivamente sviluppata l’odierna città (dall’antica capitale dei Sanniti Bovaianom e municipio romano Bovianum, ndR) si riscontrano nelle conseguenze prodotte dal fenomeno dell’incastellamento susseguente alle scorrerie dei saraceni intensificatesi maggiormente nella seconda metà del secolo IX. Queste si concretizzarono nella necessità di dar vita ad un nuovo nucleo urbano posto sul monte che sovrasta la città, con specifiche funzioni di difesa e di controllo sul territorio circostante: Civita Superiore”.
“La marcata differenziazione tra i due nuclei urbani di Bojano e Civita Superiore – scrive Muccilli – pur facenti parte di un unico organismo territoriale, si accentuò in epoca normanna quando la Contea di Bojano fu assegnata alla famiglia de Moulins che la detenne dal 1053 al 1162. Ad essa si deve, tra l’altro, la denominazione attuale della regione Molise, termine derivato dalla italianizzazione di quella del casato.
Sotto il dominio dei de Moulins la località di Civita Superiore fu oggetto di notevoli opere di fortificazione consistenti in una cinta muraria che racchiudeva l’intero abitato, munita di torri sia cilindriche, che a pianta quadrata, maggiormente visibili ancora oggi sul lato sud ove sono riconoscibili le merlature inglobate in strutture murarie di epoche successive. Sviluppatasi in un’area urbana più ristretta rispetto a quella della città romana, fu successivamente munita di una cinta muraria conservando, però, al suo interno il tessuto urbanistico di epoca più antica, modificato solo in parte dalle nuove esigenze della popolazione. Nella zona alta dell’abitato fu edificata la grande torre civica di cui ancora oggi è possibile riconoscere la base.
Il sisma si verificò sui monti del Matese, proprio nei pressi del centro abitato. La devastazione fu grande, dato che la magnitudo in scala Richter fu valutata del grado 6.7. Crollarono case, le principali chiese, con gravi danni alla Cattedrale di San Bartolomeo. L’abitato medievale di Civita Superiore perse le mura, distrutte o riutilizzate per la costruzione delle nuove case, e anche il vecchio castello subì un ulteriore smacco. La ricostruzione dei principali monumenti avvenne in stile neoclassico, e la Cattedrale specialmente perse l’antico stile medievale.
Il borgo risale all’XI secolo, fondato dai Normanni. Il castello fu costruito sopra uno sperone roccioso in guardia verso il borgo e la città di Bojano sottostante, sulla precedente fortificazione dei Sanniti. Il castello fu poi fortificato da Pandone dopo il terremoto del 1456, e passò in mano agli aragonesi e ai Capua, assieme al piccolo borgo. Il devastante terremoto del 1805 ha fatto crollare definitivamente parte del castello, e distrutto le mura medievali di Civita Superiore.
di Sabina Iadarola e Fernanda Bruno
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