Cavaliere dell’Umanità come figura rappresentativa del Risorgimento italiano, Garibaldi è stato messo sotto la lente di Edoardo Salmeri. Il Comune di Lendinara celebra il 140esimo della morte di Alberto Mario deponendo due corone di fiori sulle tombe del patriota e di sua moglie, Jessie White
Cavaliere dell’Umanità è il titolo di un poema epico- storico garibaldino scritto da Edoardo Salmeri, al centro delle celebrazioni del 2 giugno a Lendinara.
Cavaliere dell’Umanità l’eroe dei Due Mondi
Il 2 giugno, festa della Repubblica, si svolgerà a Lendinara (Rovigo) una cerimonia solenne promossa dal Comune di Lendinara, allo scopo di celebrare il 140esimo della morte di Alberto Mario e il 141esimo della morte di Giuseppe Garibaldi, due figure esemplari del nostro Risorgimento.
Sulle tombe di Alberto Mario e Jessie White
Nel primo pomeriggio si svolgerà una cerimonia nel cimitero di Lendinara dove verranno deposte due corone di fiori sulle tombe di Alberto Mario e di Jessie White, sua consorte che condivise gli ideali del marito e la sua passione per il Risorgimento italiano.
Associazioni combattentistiche e d’arma
Un lungo corteo si snoderà dal cimitero fino alla riviera, con accompagnamento del corpo bandistico e delle associazioni combattentistiche e d’ arma.
Lydia Salmeri presenterà il poema di Edoardo Salmeri
A seguire, avverrà la presentazione del poema epico- storico garibaldino “Il cavaliere dell’Umanità” di Edoardo Salmeri da parte della figlia, Lydia Salmeri. L’ evento si concluderà con un concerto che si ispira al tema della celebrazione.
Edoardo Salmeri, poeta e scrittore
Edoardo Salmeri, poeta e scrittore, nacque a Villabate, in provincia di Palermo, il 1° Febbraio 1925 da Giacomo, compositore e direttore d’orchestra, e da Maria Porcelli, maestra elementare. Compiuti gli studi medi e universitari nel capoluogo dell’isola, si laureò in lettere classiche nel 1947. Tenace assertore di nobili ideali, primo fra tutti la giustizia sociale, si dedicò con impegno non comune al perseguimento di essi, traducendoli nella pratica della vita quotidiana che visse sempre con coerenza secondo i dettami della sua coscienza, una coscienza altruistica, sociale, comunitaria.
Giovane laureato, convinto che solo l’emancipazione dall’ignoranza potesse garantire il riscatto sociale, ancor prima di entrare nei ruoli dello Stato, iniziò a insegnare privatamente nel suo paese natale, educando miriadi di giovani ad alti valori civili, etici e sociali. In seguito, continuò ad esercitare la sua attività didattica nella scuola pubblica, dal 1955, anno in cui gli fu conferita la prima cattedra, all’Istituto Magistrale di Petralia Sottana. La sua lunga esperienza d’insegnante, e soprattutto di educatore, si concluse all’Istituto Magistrale M. Serao di Pomigliano d’Arco.
Ispirato da Garibaldi
Il Salmeri vagheggiava un mondo socialista, cioè un sistema economico-politico basato non sulla lotta di classe, bensì sulla conciliazione delle classi sociali, una democrazia pluralistica non monopolio di questo o quel partito, ma risultato della convergenza di tutte le forze politiche che hanno come fine la realizzazione di una civile convivenza più giusta, più umana, più fraterna. Il suo sentimento politico si ispirava a Garibaldi, assertore del socialismo ideale, liberale e democratico, che, opponendosi a ogni forma di prevaricazione, aspirava alla fratellanza fra i popoli in un mondo libero non dominato da sentimenti nazionalistici. E al pari di Garibaldi gli ideali della sua vita furono sempre patria e socialismo. Per sentimento patriottico intendeva l’amore della terra in cui si è nati, il desiderio di vederla libera e rispettata, il benessere del suo popolo, tutto ciò nel rispetto dell’altrui libertà, dell’altrui indipendenza, nella mazziniana concezione di un mondo di popoli fratelli, legati dal vincolo della solidarietà, della collaborazione, dell’amicizia. Sorretto da questi nobili ideali, si dedicò anima e corpo alla vita politica, sebbene la mafia lo minacciasse apertamente e fosse osteggiato dalla sua stessa famiglia.
Carmi funebri
La poesia fu la sua grande passione, nella quale si cimentò fin dall’adolescenza. Tra gli scritti giovanili figurano due carmi funebri, l’uno per la morte del padre, l’altro per il fratello, il sacerdote Vittorio Salmeri morto prematuramente; entrambi i carmi fanno parte di una raccolta inedita intitolata Salici Piangenti. Ricordiamo inoltre, sempre del periodo giovanile, un canzoniere amoroso inedito, contenente un centinaio di sonetti, dal titolo “Rose del Parnaso”. Scrisse inoltre, negli ultimi anni della sua vita, un saggio di critica estetica dal titolo “Sulle orme di Croce”, e un trattato teologico-filosofico, “Luce sull’assoluto”.
Cavaliere dell’Umanità, il suo capolavoro
Ma il suo capolavoro è un poema che nell’edizione definitiva porta il titolo “Il Cavaliere dell’Umanità”, un’opera di altissimo valore artistico, pervasa dallo stesso profondo impegno umano, civile e sociale che contraddistinse il poeta nel perseguimento dei suoi nobili scopi.
L’approvazione di Benedetto Croce
Affascinato dalla figura di Garibaldi, fin dalla prima giovinezza si dedicò a cantare in versi le gesta dell’Eroe dei due mondi, prefiggendosi di comporre un’opera che, attraverso la celebrazione dell’epopea garibaldina, fosse la glorificazione dell’Italia e del suo risorgimento. Abbozzata l’opera, ancora studente universitario, pensò di sottoporla al giudizio di Benedetto Croce; così, nell’agosto del 1944, giovane di diciannove anni, mentre in Italia imperversava la guerra, attraverso un viaggio avventuroso, si recò a Sorrento, dove si trovava in quel momento il filosofo con la famiglia. Ricevuto con paterna benevolenza dall’illustre critico, rimase suo ospite a Villa del Tritone per più di una settimana e alla fine ottenne il responso: una lettera critica che approvava e lodava la giovanile composizione.
Il viaggio in Sudamerica nei luoghi di Garibaldi
Pensò di visitare i luoghi che erano stati teatro delle imprese del condottiero ligure. Così si recò nell’America del Sud, dove non solo trovò interessanti notizie sulla storia garibaldina, ma si aprì anche ad un’ispirazione poetica più profonda e più viva. A Montevideo, dove rimase tre mesi, il Salmeri iniziava la laboriosa ricomposizione, che doveva durare un trentennio. In tale lavoro lungo e impegnativo lo sorprendeva il centenario dell’epopea dei Mille. Non poteva lasciarsi sfuggire questa rara occasione storica e decideva di pubblicare le parti già pronte. Dovendo giustificare un’opera incompiuta, per consiglio del critico Luigi Russo, la presentava come un poema mutilo, d’autore ignoto, scoperto in Uruguay. Così nel 1960 a Palermo appariva “L’Eroe dei due mondi”, pubblicato dall’editore G. Priulla. Nel 1970 veniva ripubblicato col titolo “Il Poema d’Italia”. Il 22 aprile 1971, a chiusura delle celebrazioni commemorative per l’anniversario di Roma capitale, l’opera veniva presentata in Campidoglio in cerimonia solenne presieduta dal sindaco di Roma, Clelio Darida, presenti eminenti personalità del mondo della cultura.
Cavaliere dell’Umanità: 27mila versi
Nel 1982, nel centenario della morte di Garibaldi, è apparsa, in perfetto appuntamento con la storia, l’edizione definitiva dell’opera del Salmeri, in 27.000 versi, che porta il titolo “Il Cavaliere dell’umanità”, un titolo certamente più adeguato alla personalità di un eroe che non fu soltanto il campione dell’indipendenza d’Italia, ma il difensore di tutti, un eroe universale che sognava un mondo di popoli fratelli.
Edoardo Salmeri morì a Nola, il 6 dicembre 1992. Giace nel cimitero della sua amata Villabate.
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